Piati, guerra tra il paese e l' Antisequestri
Piati, guerra tra il paese e l' Antisequestri Il sindaco: ennesima intimidazione. La polizia: siamo stati aggrediti, due agenti feriti a coltellate Piati, guerra tra il paese e l' Antisequestri Sparatoria tra la gente durante Vinseguimento di un sospetto REGGIO CALABRIA. Un pugno di poliziotti in mimetica che ferma un uomo per un controllo; quello che approfitta delle strette viuzze del paese e scappa, gli agenti che si trovano davanti ad una marea di persone e sparano in aria a scopo intimidatorio, e poi ripiegano nella vicina caserma dei carabinieri, per evitare il peggio. A Piati, terra di 'ndrangheta e sequestri eh persona, è successo anche questo. Dice la polizia: nove uomini del reparto antisequestri, impegnati in un normale controllo, sono stati aggrediti e hanno dovuto trovare rifugio nella caserma dei carabinieri. «Macché, quali aggressioni... Quello che sta succedendo qui, giorno e notte, è vergognoso. Qui si sta cercando, in tutti i sensi, di intimidire l'intera popolazione», si arrabbia il sindaco di Piatì, Antonio Aurelio. Due interpretazioni per uno stesso episodio. Per una vicenda accaduta nel cuore del centro abitato di Piatì, e che farà discutere. A partire da stamattina, quando se ne occuperà il comitato provinciale di Reggio Calabria per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto, Nunzio Rapisarda. Interpretazioni a parte, resta la tensione che comunque ha seguito il tentativo dei poliziotti dì controllare Domenico Barbaro, di 41 anni, del posto. L'uomo, secondo la versione degli investigatori, è fuggito e la circostanza ha fatto pensare che potesse trattarsi di un latitante. Cosa che invece non era. E nella fuga sarebbe stato agevolato dalla reazione di più di cento persone... Con gli agenti è nata una colluttazione, tanto che gli uomini del reparto antisequestri (impegnati in numerosi servizi, soprattutto nell'ambito delle indagini sul sequestro di Alessandra Sgarella, liberata nella stessa zona) hanno dovuto ricorrere alle armi per farsi largo tra la folla. Una volta nella caserma dei carabinieri sono stati chiamati i rinforzi e la situazione, lentamente, è tornata alla «normalità». Un giovane, peraltro, è finito in manette per resistenza, minacce, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale: aveva addosso un coltello con il quale, secondo l'accusa, ha ferito seppure in modo lieve due agenti. Solo provocazioni, taglia corto il sindaco di Piatì: «A questo punto è meglio che ci chiudano in una riserva, com'è stato fatto con gli indiani: sarà così più facile controllarci tutti senza attuare azioni di pura guerriglia». La versione data da Aurelio è ben diversa da quella fornita dalla polizia: «Alcuni poliziotti in mimetica, per intimorire una persona che stava fuggendo, per evitare forse un controllo, hanno esploso diversi colpi di pistola in aria proprio mentre dalla chiesa madre uscivano centinaia di persone, anche donne e bambini. I colpi di pistola hanno creato un panico incredibile e indotto diverse persone a inveire contro i poliziotti, i quali si sono rifugiati nella caserma dei carabinieri». Quelle persone, sostiene il sindaco, avevano appena preso parte alla novena di San Rocco, in vista della festa del paese di domenica prossima. [r. v.] 11 primo cittadino: «A questo punto è meglio che ci chiudano in una riserva come gli indiani»
Persone citate: Alessandra Sgarella, Antonio Aurelio, Domenico Barbaro, Nunzio Rapisarda
Luoghi citati: Piati, Reggio Calabria
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