Montalbano di G. Mir.

Montalbano Montalbano Un poliziotto da romanzi PALERMO. Dopo avere conquistato le classifiche dei libri il commissario Montalbano esce dalla letteratura e diventa un personaggio in carne e ossa. Bravo come il suo omonimo, con l'arresto di Mariano Tullio Troia ha guidato una di quelle operazioni che si suole definire brillanti. Ma, fedele al suo stile, si schermisce dietro un muro di modestia e di timidezza. «Tra me e lui ci sono molte differenze», dice. La prima è nel nome: il protagonista dei romanzi gialli di Andrea Camilleri si chiama Salvo, quello vero Saverio. Quello poi è scapolo, questo è sposato e padre di due figli di 10 e 14 anni. Tutto qui? Saverio Montalbano sorride: «Magari. La vera differenza sta nel fatto che a lui va tutto bene mentre la mia vita professionale è stata in qualche momento travagliata». E' vero. Negli Anni 80, quando dirigeva la sezione investigativa della squadra mobile, fu accusato di avere sorvolato su un particolare nel rapporto sull'uccisione di un suo collega, l'agente Natale Mondo. Processato con un suo collaboratore, Nicola Galioto, gli fu poi riconosciuta la massima correttezza e quindi assolto. Piccolo incidente di percorso in una carriera che si è svolta sempre in prima linea. Tra il 1980 e il 1986, giovane capo della squadra mobile di Trapani, si è occupato dei più gravi fatti di mafia. _ w E' stato lui a incastrare gli autori dell'attentato di Pizzolungo contro il giudice Carlo Palermo, culminato con la morte di una donna e dei suoi due gemellini. E' stato lui a individuare gli assassini del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, a denunciare il giudice Antonio Costa coinvolto in un caso di corruzione a palazzo di giustizia, a svelare i misteri della loggia coperta Iside 2 e a smantellare la più grande raffineria di eroina mai scoperta. Alla squadra mobile di Palermo sostituì Ninni Cassare negli anni delle grandi stragi mafiose, poi nel 1988 gli venne affidato il commissariato di San Lorenzo, vero avamposto nel territorio della componente dominante di Cosa nostra. Un lavoro di grande impegno che non gli impedisce di coltivare il suo amore per lo sport (gioca spesso a calcetto con i colleghi) sbocciato ai tempi in cui nacque un tifo mai appannato per l'Inter di Mazzola e di Corso. Con questo cursus honorum, che non fa certo invidia all'acuto commissario di Camilleri, a 47 anni Saverio Montalbano è ora vicequestore. Nel momento in cui metteva le manette ai polsi di Troia doveva presentarsi al corso di «qualificazione». Ma sarà, dice con un filo di ironia, un'assenza «giustificata». [g. mir.]

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