«lo, Silvio e Tonino: che strano triangolo»

«lo, Silvio e Tonino: che strano triangolo» Brescia, tra le carte depositate per l'udienza preliminare anche nuovi verbali del costruttore «lo, Silvio e Tonino: che strano triangolo» La verità di D'Adamo. Spunta un testamento misterioso MILANO. «Le affido il mio testamento olografo con preghiera di voler informare della sua esistenza, nel caso di mio decesso, oltre i miei famigliari anche il mio amico dot lor Berlusconi che spero vorrà assisterli in un momento per loro particolarmente difficile». In fede: Antonio D'Adamo. Nelle centinaia di carte depositate a Brescia in vista dell'udienza preliminare che vede come principale imputato Di Pietro, accusate dal suo ex amico costruttore di essere stato destinatario di una somma di 4 miliardi e mezzo (mai versatal risultata da un'operazione condotta dal banchiere Pacini Battaglia, emergono i retroscena di un ambiguo triangolo, dalla rottura del quale scaturiranno le accuse dell'inchiesta bresciana. Quello tra lo stesso D'Adamo, Di Pietro e Berlusconi. Un rapporto a tre dove D'Adamo, ansioso di sistemare i suoi problemi finanziari e giudiziari, svolgeva il ruolo di duplice confidente, di «passaparola», tra il pm e il leader di Forza Italia e che lo porterà col tempo a collocarsi nella scomoda posizione di vaso di coccio tra due vasi di ferro. Al punto che, racconta D'Adamo, il 20 novembre del 1994, due giorni prima dell'invito a comparire recapitato dalla procura di Milano a Berlusconi, all'epoca premier, sentirà la necessità di scrivere uno strano testamento, depositato nelle mani di un notaio milanese ed esibito tra le carte dell'inchiesta bresciana. Poche frasi scritte a mano e piene di allusioni, come questa: «Vi invito inoltre a voler definire con la massima amicizia i rapporti con il dottor Di Pietro che mi ha dimostrato in maniera tangibile la sua amicizia aiutandomi nelle mie vicende giudiziarie; gli ho già mostrato in concreto la mia gratitudine aiutandolo nell'acquisto della casa di Curno adiacente a quella posseduta con la signora Mazzoleni, con versamenti in contanti in rate mensili che parzialmente mi sono state restituite». Anche il gip e i pm, durante l'incidente probatorio della primavera scorsa, sono rimasti perplessi di¬ nanzi a questo documento, soprattutto per la letterina d'accompagnamento con cui D'Adamo chiedeva che del testamento fosse portato a conoscenza anche Berlusconi. Perché? D'Adamo si giustifica genericamente: «Volevo semplicemente metterlo al corrente». A quella data, sostiene D'Adamo, il Cavaliere ancora non sapeva dei «prestiti» erogati a Di Pietro e men che meno del presunto finanziamento che D'Adamo avrebbe voluto accantonare per Di Pietro. In compenso, racconta D'Adamo, i Berlusconi avevano iniziato ad aiutare il costruttore a ripianare i dissesti delle sue società, sia con interventi sulle banche (Banca di Roma) che con la definizione di alcune compravendite di terreni (a Pioltello), per un totale di oltre 20 miliardi. Sapeva però il Cavaliere che tra D'Adamo e Di Pietro c'era una grande confidenza, la stessa che passava tra D'Adamo e Berlusconi. Al punto che, sostiene D'Adamo, per un certo periodo si trovò a fare da staffetta tra i due. Finché i rapporti con Di Pietro si guastarono e proprio a causa di Berlusconi. Il quale dopo aver incontrato il pm di persona ad Arcore, «mi disse che il dottor Di Pietro gli aveva detto che io non ero più il suo portavoce». Di Pietro negò davanti a D'Adamo di aver mai detto una cosa del genere, ma i rapporti tra i due iniziarono a raffreddarsi. E si ruppero del tutto, racconta sempre D'Adamo, quando l'ex pm, che in privato con il costruttore manifestava simpatie per Berlusconi, scrisse un articolo in cui lo accusava di raccontare «frottole». Fu allora, spiega D'Adamo, che il costruttore si decise a rivelare a Berlusconi «cose» su Di Pietro. Anzi, fece di più: sollecitato da Previti compilò degli appunti che consegnò al Cavaliere, con la promessa di non usarli mai, previo consenso. Promessa che Berlusconi non avrebbe rispettato. [p. col.] Il costruttore Antonio D'Adamo ex amico e ora grande accusatore del senatore Antonio Di Pietro

Luoghi citati: Arcore, Brescia, Curno, Milano, Pioltello