Ora Celli chiede di trattare di Cesare Martinetti
Ora Celli chiede di trattare Ancora polemiche sulla cattura in Francia. Il Venerabile insiste: sono solo un perseguitato politico Ora Celli chiede di trattare La polizia italiana: c'eravamo anche noi NIZZA DAL NOSTRO INVIATO C'eravamo anche noi, dice la Polizia italiana, seguivamo le tracce di Gelli da maggio, tutto faceva pensare che si trovasse in Costa Azzurra. Da Roma arriva la precisazione ufficiale dopo che il procuratore di Grasse Jean-Michel Durane! aveva lanciato dal suo ufficio una ricostruzione dell'arresto che escludeva la presenza di poliziotti italiani nella cattura del capo della P2. La polemica è ora tutta italiana. Il deputato di An Berselli ha chiesto in un'interrogazione al ministro dell'Interno di sapere chi «ha indotto il commissario Cavacece a mentire». La risposta arriverà. Cavacece, l'uomo della Criminalpol in Francia, nel suo ufficio presso la Police judiciaire di Nizza, ieri appariva soddisfatto e per nulla scalfito dalle polemiche: «Abbiamo fatto il nostro dovere». Nient'altro. Eppure qualche ferita deve averla lasciata questa storia. La polizia francese si ostina a non dare la sua versione dei fatti. Il procuratore di Nizza Didier Durand ha solo voluto ricordare che per legge è la polizia dello stato in cui avvengono i fatti ad intervenire. Gli italiani hanno certamente collaborato alle indagini. Ma concretamente toccava ai francesi operare. Dall'Italia si attribuiscono ai nostri poliziotti i meriti di aver «collaborato con le autorità francesi nella complessa attività di indagine». E il commissario Cavacece ha - sempre secondo la ricostruzione della polizia italiana - organizzato e partecipato al pedinamento della nuora di Gelli, iniziato nel Principato di Mo¬ naco, che ha permesso alla polizia francese di arrestare l'illustre ricercato. Inoltre Cavacece ha «contribuito all'identificazione di Gelli» e dunque non esiste «contraddittorietà» tra quanto è stato affermato a Roma e quanto ha dichiarato il procuratore di Grasse. Nel comunicato della polizia italiana non si precisa se il dottor Cavacece e i due ispettori dell'Ucigos erano presenti sul posto al momento dell'arresto. A questo punto la questione rimarrà forse per sempre irrisolta. I poliziotti italiani in Francia fanno sapere di avere qtd un semplice molo di «osservatori», cosi come accade per i francesi in Italia. I loro nomi non compariranno mai su alcun atto ufficiale. Quello che conta è che Gelli è in gabbia. Fino a ieri sera nel repartino detenuti dell'ospedale Pasteur di Nizza da dove dovrebbe presto essere trasferito in elicottero nel centro clinico di un carcere, forse quello di Beaumettes di Nizza, forse in quello di Luynes, più vicino ad Aix-en-Pro- vence dove ha sede la corte d'Appello che deciderà sulla sua estradizione. Ed è su questo terreno che si gioca la vera battaglia nei prossimi giorni. Finora Gelli ha fatto sapere di non voler essere estradato e il principale dei suoi numerosi difensori, l'avvocato Michele Gentiloni, è tuttora fermo sulla prosizione di tentare la carta della «persecuzione politica». Ma non è detto che il gioco duri ancora a lungo. Se Gelli ottenesse dall'Italia sufficienti garanzie per la rapida concessione di arresti domniciliari in clinica o addirittura a casa (l'età, 79 anni, gliene dà il diritto), potrebbe anche accettare l'estradizione. In questo caso il ritomo in patria sarebbe rapidissimo. La decisione potrebbe prenderla in qualunque momento, non ci sono scadenze. E alla fine è forse questa la scelta più probabile. Anche perché i francesi non mostrano alcuna benevolenza: ieri, il procuratore di Nizza Durand, ancora una volta ha negato a Maurizio Gelli il permesso di visitare il padre. Cesare Martinetti _ u L'ex maestro della loggia P2 Licio Gelli
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