La procura di Tirana: arrestate Berisha

La procura di Tirana: arrestate Berisha L'ex presidente si era arreso a metà restituendo i carri armati, ma riconvocando la piazza La procura di Tirana: arrestate Berisha Accusa di insurrezione armata, deciderà il Parlamento TIRANA. ((Arrendetevi o la polizia aprirà il fuoco». L'ultimatum del governo albanese agli uomini di Berisha scadeva ieri alle 19. La sede del Partito democratico, da due giorni praticamente blindata, era difesa da due tank e un gran numero di persone armate. Su una delle strade principali che costeggiano la sede gli insorti avevano eretto una barricata con sacchetti di sabbia mentre cecchini e almeno sei mitragliatrici pesanti erano state piazzate intorno all'edificio. La mezza resa di Berisha è cominciata poco dopo la scadenza dell'ultimatum: i circa 2-300 militanti, alcuni dei quali indossavano giubbotti antiproiettile e imbracciano fucili mitragliatori kalashnikov, hanno accettato l'ordine di quello che sembrava essere il loro capo, un uomo sui 40-45 anni che con rabbia ha sbattuto a terra la sua arma e si è diretto verso un vicino bar. Così i suoi uomini sono entrati nella sede del Pd, si sono cambiati d'abito e ne sono usciti a gruppi tutti senza armi. Poco prima, su ordine dello stesso leader del Pd Sali Berisha, erano stati consegnati all'esercito anche i due carri armati. Uno spiraglio che si sperava potesse favorire la mediazione che sta tentanto il presidente Rexhep Meidani affiancato dai rappresentanti della comunità internazionale. Ma in serata la notizia che la Procura Generale di Tirana aveva chiesto al Parlamento l'autorizzazione a procedere per l'arresto di Berisha con l'accusa di insurrezione armata, ha riacuito la tensione. Nella notte si è ripreso a sparare nella zona dove si trova la sede del partito democratico. E oggi arriva una nuova decisiva prova: si vedrà infatti quanta gente risponderà all'appello che l'ex presidente della Reubblica ha lanciato a «tutta l'Albania» di scendere in piazza. La capitale sarà così attraversata da un'al- tra dimostrazione in una situazione che rischia un nuovo drammatico corto circuito. Si vedrà anche se il governo di Fatos Nano deciderà davvero di usare la forza per togliere ai seguaci dell'ex presidente le armi mai consegnate dopo la rivolta del 1997. Quella di ieri è stata una giornata caratterizzata da un braccio di ferro lunghissimo, un duello senza esclusione di colpi tra Nano e Berisha, anche se la città è stata molto più tranquilla rispetto all'altro ieri. Ci sono stati due morti ad un posto di blocco, alcuni arresti, ma nessuno scontro in piazza e la manifestazione dei democratici - un «corteo muto» di 1000, 1500 persone - si è svolta senza incidenti, anche se la polizia aveva avuto l'ordine di poter sparare senza preavviso. Lo scontro dialettico tra i due è stato durissimo e drammatico. Ha cominciato Nano, alla sua prima dichiarazione ufficiale dopo i disordini (per 24 ore era scomparso di scena, nascosto in un «luogo sicuro») che ha accusato nuovamente Berisha di tentativo di golpe e ha ribadito, senza alcuna esitazione, di non avere alcuna intenzione di andarsene, soprattutto sotto la minaccia delle armi. «Colpiremo senza pietà fino al più remoto rifugio», ha detto nel suo intervento tv Nano prima della consegna dei carri armati. E ha ripetuto: «Il colpo di Stato è fallito e ora la pazienza è finita». «Mai accetterei di dimettermi sotto la minaccia di un ultimatum, né io né gli altri membri del governo». Berisha ha risposto a modo suo dando a Nano del «criminale» e del «corrotto» ed invitandolo, a sua volta, ad andarsene. Ieri sera, mentre i carri armati si allontanavano, ha aggiunto: «So che siete delusi, ma i tank devono essere presi in custodia dai soldati che non li hanno usati contro la folla». Una prova di moderazione che non gli ha evitato la richiesta di arresto che riguarda anche altri alti dirigenti del Partito Democratico. Si tratta di un deputato, Yemin Xhana, membro della presidenza del partito. Vili Minaroli, segretario per i rapporti pubblici del partito, Shaban Menia, Léonard Demi (tutti membri del direttivo del partito) e Pjeter Arbnori ex presidente del Parlamento nel governo Berisha. L'assemblea parlamentare ha deciso di trasmettere la richiesta della Procura alla commissione per i mandati. Secondo i termini legali la commissione ha tre giorni di tempo per decidere se accogliere la richiesta e trasferirla all'aula per il voto definitivo. Fonti non ufficiali riferiscono tuttavia che la commissione potrebbe esprimere il suo parere già oggi. Ieri, in un comunicato congiunto, l'Unione Europea, l'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e l'Ueo (Unione dell'Europa Occidentale) hanno espresso una «forte condanna» per l'uso della violenza e lanciato un appello ai partiti affinchè appoggino il presidente Meidani nel suo tentativo di risolvere la crisi, [e. st.] Ieri altra giornata di tensione e di ultimatum incrociati Il premier: non avremo pietà Ma i cortei sono stati pacifici La tv «conquistata» è rimasta deserta per ore, la polizia si è vista solo a sera e il governo taceva Berisha è stato usato per tagliare l'erba sotto i piedi del primo ministro?

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