Albania, pioggia di critiche sul governo di Maurizio Molinari

Albania, pioggia di critiche sul governo Maggioranza e opposizione attaccano la strategia italiana dopo l'elezione di Nano a premier Albania, pioggia di critiche sul governo E Berisha telefona a Ditti ROMA. Lamberto Dini aveva da poco finito il suo intervento davanti alle commissioni Esteri di Camera e Senato in seduta congiunta quando, nel primo pomeriggio di ieri, il leader dell'opposizione Sali Berisha, prima di essere informato di rischiare nei prossimi giorni l'arresto, lo ha chiamato al telefono per fare il punto sulla situazione in Albania.a Tirana. Il ministro degli Esteri, parlando a Palazzo Madama, aveva ribadito i cinque punti fermi della posizione del governo italiano: ripristino immediato della legalità e dell'ordine pubblico; fine della violenza e degli ultimatum; mediazione da parte del presidente albanese Rexhep Mejdani «nel rispetto del metodo democratico»; punizione dei responsabili dell'omicidio del deputato dell'opposizione Azem Hajdari; vincolo degli aiuti economici internazionali al «rispetto della legge» e ad una «condotta ispirata alla moderazione». Le agenzie di stampa avevano da poco finito di trasmettere i contenuti del discorso del Capo della Farnesina, quando Berisha ha telefonato. Secondo una fonte del partito democratico a Tirana, Berisha ha chiamato per «far presente le ragioni dell'opposizione» riconoscendo all'Italia «la possibilità di influire con decisione della risoluzione della crisi mantenendosi neutrale fra le parti». In particolare Berisha ha denunciato a Dini la «campagna di persecuzione contro l'opposizione iniziata con l'arresto di sei membri del partito democratico accusati di crimini contro l'umanità e continuata con l'assassinio di Hajdari». Il ministro degli Esteri ha concordato con Berisha sui motivi che hanno innescato la crisi a Tirana, ribadendo tut- tavia l'esigenza di «ritornare alla legalità». Ed a tal fine Dini ha esortato Berisha ad «astenersi dal ricercare nelle manifestazioni di piazza uno sbocco» al braccio di ferro con il premier Fatos Nano. «I manifestanti devono lasciare le piazze ed il governo deve astenersi dal ricorso alla violenza» ha sottolineato Dini a più riprese, chiedendo a Berisha di tornare con i suoi deputati in Parlamento per «svolgere il proprio ruolo nelle istituzioni». Poco dopo la fine della conversazione, Berisha ha ricevuto a Tirana il nostro ambasciatore Marcello Spatafora impegnato in una fitta mediazione fra le parti con il sostegno della collega americana Marisa Lino e del rappresentante dell'Osce Daan Everts. La pressione della comunità internazionale su Tirana per favorire la mediazione presidenziale cresce di ora in ora: se Washington è la più esplicita nell'ammonire sui «rischi» di un proseguimento delle violenze, il comunicato congiunto di Unione Europea, Osce e Ueo ha confermato che la comunità internazionale non è disposta ad accettare un leader espressione della piazza e non della legge. Gli sforzi per comporre la crisi hanno raccolto a Palazzo Madama consensi formali ma le repliche alla relazione di Dini hanno offerto a maggioranza ed opposizione la possibilità di criticare senza remore la strategia italiana in Albania sin dall'indomani dell'elezione di Fatos Nano. Rifondazione comunista, con Giovanni Russo Spena, ha chiamato in causa il governo per il mancato arrivo degli aiuti promessi all'Albania ed il silenzio sulla mancata resistituzione dei fondi delle società piramidali. Per Stefano Boco dei Verdi invece l'errore è stato di non esigere da Fatos Nano «il ritiro delle migliaia di armi in libera circolazione». Assai più discreto il Pds Marco Pezzoni: «Non c'è l'analisi su cosa succederà se la mediazione in atto dovesse fallire». Duri i toni dell'opposizione che con Jas Gawronski (Forza Italia) ha contestato a Dini l'assenza di «una politica equilibrata di sostegno a governo ed opposizione» che «ha permesso a Fatos Nano di ignorare i diritti dei propri avversari politici». Alleanza Nazionale, con Franco Servello, chiede quindi un «aperto sostegno alla proposta di un esecutivo di riconciliazione nazionale». Ma è stato il senatore Giulio Andreotti a incalzare con maggiore efficacia il capo della Farnesina invitando in maniera sibillina l'intelligence ad indagare sul «traffico di anni fra Kosovo è Albania» per verificare possibili connessioni con l'uccisione di Hajdari. «Non so quanto valgano oggi i nostri servizi» ha però aggiunto Andreotti. Immediata la replica di Dini per smentire ogni ipotesi di un legame fra crisi albanese e guerra in Kosovo che sarebbe esplosivo: «Gli avvenimenti a Tirana sono il frutto della lotta interna. Nè Berisha nè Fatos Nano hanno interesse a far acuire gli scontri in Kosovo». Maurizio Molinari Andreotti: adesso si indaghi sul traffico di armi fra Kosovo e Albania per i possibili legami con la morte di Hajdari Il ministro degli Esteri Lamberto Dini e a fianco il senatore Giulio Andreotti In alto l'ex presidente albanese Sali Berisha