LA VERGOGNA DEL MALATO di Ferdinando Camon
LA VERGOGNA DEL MALATO LA VERGOGNA DEL MALATO dalla vergogna. Chi entrava riceveva un numero, e veniva nascosto in una specie di cabina telefonica. Da lì sentiva le chiamate: «Dodici». Da un'altra cabina, il" dodici si muoveva, entrava nello studio, spariva per un quarto d'ora, poi riemergeva con passettini sgusciami, da fuga. Il sospetto generale era che chi entrava dal dermatologo avesse la sifilide. Esibire in farmacia una ricetta con l'intestazione: «Dottor Tal dei Tali, specialista in Dermatologia e Malattie Veneree», era come infilare il collo nella gogna. Prima di leggere la prescrizione, il farmacista squadrava il cliente. La stessa cosa succederà domani a chi andrà con la ricetta del Viagra. Specialmente se sarà un paziente «vero», che ha bisogno del farmaco. Gli altri, quelli finti, che vogliono il farmaco come potenziarne, lo acquisteranno con baldanza, con sfida. Sono i veri malati che si vergognano. I malati di malattie sessuali, o nervose, o del sonno, o della mente, i «perdenti». Sono stato a un convegno in cui c'era anche un ex rettore d'università, teneva le mani sul tavolo, aveva lavorato tutta la vita come un pazzo e adesso le mani gli tremavano come quelle di Wojtyla. Si accorse che me n'ero accorto, le tirò via dal tavolo e le nascose tra le ginocchia. Si vergognava, ma di che cosa, dei propri meriti? In un racconto di Parise c'è uno che vien ricoverato all'ospedale: è lui che lavora in famiglia, moglie e figlia sono mantenute dal suo lavoro, e quando lo vanno a trovare lui si vergogna. La vita è una lotta, il malato è uno che perde e si vergogna della sconfitta. Il malato di malattia mentale teme di incarnare una tabe genetica, e disonorare la stirpe: tutta la sua razza perde con lui, per sua colpa. Mi domando: perché si continua con questa incivile usanza, di scrivere nome e cognome del paziente sulla ricetta? Nessuno capisce che in questo modo i malati hanno l'angosciante sospetto di restare schedati e catalogati? e che la vergogna aggrava la malattia? Non basterebbe il numero del libretto sanitario? Ferdinando Camon
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