«Meglio dequalificati che disoccupati»

«Meglio dequalificati che disoccupati» LA CASSAZIONE «Meglio dequalificati che disoccupati» ROMA. Meglio un lavoratore dequalificato - cioè retrocesso a mansioni inferiori a quelle contemplate dal contratto di lavoro - che un disoccupato in più. In altre parole quando un posto di lavoro è a rischio le leggi a tutela delle professionalità contrattuali, considerando le «maggiori e notorie difficoltà in cui versa oggi il mercato del lavoro», devono cedere il passo a quelle norme, ad esempio i patti di dequalificazione, che evitano il licenziamento. Questo il principio innovativo espresso dalle Sezioni Unite della Cassazio¬ ne che (sentenza n.7755) invitano imprenditori, lavoratori e giudici del lavoro a «tentare il tutto per tutto» - compreso il passare oltre la consolidata giurisprudenza che rendeva intoccabile per i dipendenti il diritto al livello di professionalità acquisito - affinché non si crei altra disoccupazione. In particolare la pronuncia della Suprema Corte è stata sollecitata da un carpentiere pugliese licenziato perché in seguito ad un incidente sul lavoro non era più in grado di svolgere le funzioni per le quali era stato assunto.

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