Tietmeyer ottimista di Stefano Lepri

Tietmeyer ottimista Tietmeyer ottimista «Non c'è aria di recessione» I GOVERNATORI A CONSULTO BASILEA DAL NOSTRO INVIATO «Siamo ottimisti? Qualche volta è realistico essere ottimisti»: ecco l'immagine che i guardiani delle monete hanno cercato di dare di se stessi, facilitati dal recupero delle Borse ieri. E' stato Hans Tietmeyer della Bundesbank a pronunciarle, nel suo inglese teutonicamente spigoloso, al termine della riunione del G-10. Gli undici banchieri centrali più importanti del mondo, che in questo organo siedono, sono costretti a mostrarsi con le mani salde sul timone, pronti a ogni evenienza ma con la rotta nnmutata. Cercano di calmare i mercati con parole, parole che sostengono di indicare fatti. Ecco i punti-chiave del loro messaggio: mio, al di là delle turbolenze finanziarie, nella maggior parte dei Paesi industriali i dati dell'economia restano positivi; due, «Negli Stati Uniti e nell'Europa continentale restano favorevoli le prospettive per una crescita non-inflazionistica, nonostante i fenomeni negativi in altre parti del mondo»; tre, «In svariati Paesi» in difficoltà «sono state prese misure coraggiose per garantire la stabilità e porre le ljasi di un recupero», novità a cui i mercati «non hanno ancora dato il giusto riconoscimento». Mente fredda: non ci sono motivi per una recessione mondiale. Sui tassi di interesse, i governatori del G-10 prendono tempo. Contrariamente a quanto «annunciato, il presidente della Federai Reserve americana, Alan Greenspan, non è venuto a Basilea; si è fatto rappresentare dal suo vice come nelle altre consuete riunioni mensili. La decisione cruciale continua a gravare sulle sue sole spalle, nella riunione della Fed che si terrà tra due settimane esatte (le attuali previsioni degli analisti oscillano tra mezzo punto di ribasso e tassi invariati). Eventuali decisioni europee verranno dopo; di possibili mosse concordate, come ipotizzato dal ministro del Tesoro Carlo Azelio Ciampi, si parlerà, salvo emergen¬ ze, al G-7 di sabato 3 ottobre. Gli investitori internazionali, in altre parole, sono invitati a non comportarsi come un gregge di pecoroni. Prima si sono precipitati a frotte nei «Paesi emergenti» ignorando i rischi, la fragilità delle banche locali, i legami clientelali tra governo e mondo degli affari, e così via; ora ne fuggono in disordine, all'ingrosso, senza curarsi di quali tra essi abbiano preso «coraggiose decisioni politiche» per rimediare agli errori. Nomi non se ne possono fare, però Tietmeyer assicura che «sono molti» i Paesi che possono tornare a dare fiducia al capitale straniero, «In Asia e in America Latina». Il punto dolente è la Bussia, sulla quale vengono espresse solo speranze. Quello che forse possono fare i grandi banchieri centrali (il G-10 è composto da Usa, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia, Canada, Olanda, Belgio, Svezia e Svizzera) è annunciare migliori regolazioni e controlli per il sistema finanziario internazionale, che fa capo in grandissima parte a gruppi basati nei loro Paesi. Qualcosa di nuovo è in preparazione, si intuisce: un nuovo rapporto del Comitato sulle supervisioni è pronto, è stato discusso ieri, e sarà reso noto «entro breve tempo» annuncia Tietmeyer (potrebbe essere già a Londra la settimana prossima, si dice). Ma chissà se sarà veramente un passo avanti. Un altro segnale che vuol essere rassicurante è l'appoggio pieno al Fondo Monetario Internazionale, mai come ora stretto tra opposte critiche. I governatori sostengono che il Fmi dovrà continuare «in casi speciali, a dare appoggio finanziario» ai Paesi in difficoltà (il limitato ascolto ha trovato la crescente riluttanza tedesca verso questi interventi); invitano il Congresso degli Stati Uniti a «ratificare quanto prima» l'aumento del contributo al Fmi. Come altre volte, viene espresso l'impegno alla cooperazione internazionale per affrontare gli eventuali altri problemi che si presenteranno. Benché in questi giorni, con la debolezza del dollaro, sia passato all'ancora non esistente Euro, di fatto, il ruolo di moneta più forte del mondo, non c'è nessuna sostituzione al comando, tra Usa ed Europa. Anche perché la Germania, Paese-guida dell'Eurozona a 11, si trova in ima posizione comoda. Per far partire l'Euro con tassi più bassi, come si prevede specie in caso di ribasso americano il 23 settembre prossimo, basterà infatti che la Bundesbank non alzi i propri (3,30% il pronti contro termine). La convergenza dei tassi negli undici Paesi verso i livelli che caratterizzano l'area dell'Euro avverrebbe a quel livello, anziché mezzo punto sopra come si pensava prima dell'estate. Questo potrebbe rendere più difficile il compito del governatore italiano Antonio Fazio; ma lui non intende rispondere. Mentre, scenetta ricorrente a Basilea, tenta di accendersi un sigaro nel ventosissimo androne della Bri, promette che parlerà fra un mese e mezzo, alla Giornata del Risparmio. Stefano Lepri

Persone citate: Alan Greenspan, Antonio Fazio, Ciampi, Hans Tietmeyer, Tesoro Carlo, Tietmeyer