Wall Street riparte, l'Europa festeggia
Wall Street riparte, l'Europa festeggia Il messaggio di Clinton a Greenspan risveglia il Toro e l'attesa per il taglio dei tassi Wall Street riparte, l'Europa festeggia Rimbalzano tutte le piazze: Tokyo 2,2% Londra e Francoforte 2,9%, Parigi 3,8% NEW YORK. Giornata di festa, ieri, sui mercati dei titoli. Non nel senso che non si è lavorato, ma nel senso che si è lavorato molto, e bene. Dal minimo di Hong Kong (1,10%) al massimo di Milano (4,46%), tutte le Borse hanno subito un consistente rimbalzo verso l'alto, sulla scia della buona prova fornita venerdì, ultimo giorno utile, da Wall Street. E come in un'ideale galoppata del Toro con andata e ritorno attraverso l'oceano, anche Wall Street ieri ha mantenuto alla grande questo andamento. Verso l'una l'indice Dow Jones indicava un guadagno di 221 punti, equivalenti a quasi il 3% (in chiusura ridimensionato a +1,92%, sempre buono), e il dollaro aveva preso a recuperare su tutte le monete le perdite dei giorni scorsi. Merito di Bill Clinton, che ieri ha di nuovo abbandonato quel posto per lui ormai irrespirabile chiamato Washington, è venuto a New York e di fronte al «Council on Foreign Relations» ha tenuto un discorso chiamando i leader del G7, il gruppo dei Paesi più industrializzati, a una riunione d'emer- genza per affrontare questa specie di «El Nino» che provoca tante turbolenze nei mercati. La pronta risposta degli altri, anche perché almeno per ora tutto ciò che si chiedeva loro erano parole, ha fatto il resto. Rincuorati dal fatto che i «leader del mondo» hanno mostrato di volersi rimboccare le maniche e prendere di petto il problema, gli operatori finanziari hanno liberato il «Toro che è in loro» e gli indici si sono impennati. Naturalmente non bastano gli inviti a discutere e bisogna vedere se poi quelle discussioni si fanno davvero e con quale grado di concretezza, ma questo primo passo è stato comunque accolto bene dovunque: a Londra, dove l'aumento è stato del 2,93%; a Francoforte, che ha avuto un aumento identico, il 2,92; a Parigi dove si è arrivati al 3,81%; a Zurigo con il 3,10 e perfino a Tokyo, finora la piazza più disastrata, che ha guadagnato il 2,23%. Quanto a Wall Street, qui di motivi per mollare le briglie al Toro ce n'erano di aggiuntivi. Intanto, il week end aveva portato consiglio, il dibattito sul destino di Clinton aveva avuto modo di dispiegarsi, la gente aveva avuto modo di esprimersi nei sondaggi («lo si censuri pure, ma lo si lasci dov'è») e la conclusione che ieri mattina tutti traevano a Wall Street era che quel «baby boomer» tanto furbo ma anche tanto incauto e piuttosto assatanato anche questa volta si salverà. «Ormai sono tutti convinti che Clinton resterà al suo posto e che non ci saranno lunghe interruzioni dell'attività pubblica», dice Hugh Johnson, responsabile per gli investimenti della First Albany Corp. «La cosa che temevamo di più - continua - era che i suoi problemi personali portassero a un vuoto di leadership in un momento così cruciale». E invece Clinton non solo ha mostrato di sapere ribattere punto per punto alle porno-accuse del procuratore speciale Kenneth Starr, ma anche di prendere risolutamente l'iniziativa, appunto con il discorso di ieri. Ma non era solo quello a rendere particolare la giornata di Wall Street. In vista del discorso del loro capo al «Council on Foreign Relations», gli uomini di Clinton si erano premurati di far sapere ad alcuni giornalisti fidati che cosa avrebbe detto. E di indiscrezione in indiscrezione si era arrivati anche ad anticipare una sua richiesta ad Alan Greenspan, il governatore della Federai Reserve, di abbassare i tassi di interesse. Non una richiesta esplicita, avevano spiegato gli indiscreti, perché Clinton non ha il potere di imporre nulla a Greenspan, ma un'allusione abbastanza chiara motivata, quella sì. E infatti ecco poi spuntare, nel discorso di Clinton, la considerazione che la «bilancia dei rischi» nell'elaborazione della politica finanziaria si è «spostata»; adesso il problema numero uno non è più quello di combattere l'inflazione ma quello di prevenire la deflazione e di sostenere la crescita economica. Insomma il credito deve essere favorito e per farlo c'è un solo modo: abbassare i tassi di interesse. Accoglierà Greenspan l'indicazione? L'impenetrabile uomo della Fed si è ben guardato dal rispondere al Presidente, ciò che deciderà lo si saprà a tempo debito e nei modi prestabiliti (di solito la sua deposizione di fronte alla commissione Finanze della Camera o del Senato). Ma intanto ieri mattina, prima ancora che Clinton pronunciasse il suo discorso, gli uomini di Wall Street sapevano già che il Presidente l'abbassamento di quei tassi lo vuole e per loro era più che sufficiente per decidere di comprare. Franco Pantarelli RITORNO DEL TOR^ 2,90 4,46 2,20 L'ANDAMENTO DELLE PRINCIPALI 2j52 BORSE MONDIALI TOKYO HONG KONG SINGAPORE BANGKOK GIACARTA SEUL MOSCA MILANO LONDRA PARIGI FRANCOFORTE ZURIGO NEW YORK
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