Le Alpi malate tomba per gli animali

Le Alpi malate tomba per gli animali L'effetto serra sta sciogliendo ghiacciai e uccidendo uccelli abituati ai grandi freddi Le Alpi malate tomba per gli animali Specie in via d'estinzione per i cambiamenti di clima L'AMBIENTE IN PERICOLO LE balene e le tigri a rischio si conquistano sempre titoloni e immagini. Il gallo cedrone, meno fotogenico, mai. Ora ci pensa il Wwi' a correre in suo soccorso: l'habitat di cui si parla con preoccupazione non sono oceani o foreste da documentario, ma le nostre montagne. Le Alpi, infatti, sono ammalate e molte specie - oltre al gallo cedrone - sono vicine all'estinzione. Lo rivela una ricerca su un'area che Francesco Petretti, biologo del Wwf, definisce «la più grande riserva di biodiversità d'Europa». Questa ricchezza è minacciata dal famoso effetto serra. In un quindicennio, infatti, la febbre planetaria ha fatto svanire un quinto dei ghiacciai (sul monte Bianco la neve è calata di mezzo metro) e in alta quota il manto bianco resiste da 3 a 4 settimane in meno di quanto accadeva negli Anni 80. Risultato: gli animali specializzatisi per le temperature molto basse - come il gallo forcello, la pernice bianca, il francolino di monte, e la lepre variabile - si trovano in difficoltà. Il loro numero è sceso drasticamente, a poche migliaia. Se poi si aggiungono un po' di inquinamento, l'invadenza dei turisti e la mania della caccia, il quadro è sconsolante. «I cambiamenti climatici alterano l'ambiente, strozzando i loro ecosistemi», spiega Petretti. Raffreddare la Terra non si può o non si riesce, come dimostrano gli ultimi - grandiosi ma controversi - meeting internazionali sul clima, da Rio a Kyoto. E allora il Wwf ha scelto una ricetta meno ambiziosa, ma molto concreta, che si riassume in 4 richieste: «Moratoria sulla caccia, eliminazione degli impedimenti burocratici che ostacolano i programmi di reintroduzione delle specie in pericolo, sensibilizzazione delle popolazioni locali e creazione di nuove aree protette». Ed è quest'ultimo punto sul quale si concentrano le speranze. Oggi questi paradisi sono troppo pochi e, soprattutto, isolati gli uni dagli altri, quasi ridotti a ghetti. Il Wwf, invece, vuole collegarli e - puntualizza Petretti - «creare un grande "corridoio verde" che permetta agli uccelli, e anche a erbivori e carnivori, di spostarsi e di avere spazi sufficienti». Per questo sotto accusa è in primo luogo la valle dell'Adige, le cui autostrade e linee ferroviarie «fanno da invalicabile barriera, separando le Alpi centro-occidentali da quelle orientali: basterebbe aggiunge - mettere in galleria alcuni chilometri d'asfalto». Finora - dice Petretti - «siamo sotto al 10 per cento di aree protette, vale a dire della percentuale minima raccomandata per garantire la continuità dei sistemi ecologici». I buoni esempi - i parchi regionali di Argenterà (Piemonte), Mont Avic (Valle d'Aosta), Adamello-Brenta (tra Lombardia e Trentino), Scilar (Trentino Alto Adige) - non mancano e si tratta quindi di estenderli. A dare una mano dovrebbe provvedere «Natura 2000», il programma europeo per l'allargamento dei parchi nazionali che ha individuato nelle Alpi una delle zone fondamentali di intervento. Che il principio dei vasi comunicanti faccia miracoli è provato. «E' il caso del lupo, che è finalmente riapparso», osserva Petretti. Il grosso dei branchi è emigrato dall'Appennino, dove negli anni scorsi ci si era dedicati al ripopolamento. «Ed ò anche il caso dell'avvoltoio barbuto, uno splendido rapace di 3 metri di apertura alare»: reintrodotti in Austria e Francia, molti esemplari hanno allargato il loro raggio d'azione, trasferendosi sulle vette del Nord Italia dopo un secolo d'assenza. «Le Alpi sono a rischio ma si possono salvare», è il messaggio del Wwf. Lo dimostra la buona salute di stambecchi, camosci, cervi, caprioli, orsi e linci, anche loro spesso in disparte, vittime della fotogenia di balene e tigri. Gabriele Beccaria Una ricerca del Wwf chiede l'allargamento delle aree protette su almeno il dieci per cento delle valli «Per salvare pernici e galli cedroni subito una moratoria sulla caccia e piani di ripopolamento» m PERNICE BIANCA P Q QUANTI: circa 10 mila coppie É Q DOVE: nidifico negli ambienti aperti ed è scomparsa dalle Prealpi lombarde e dal Carso GALLO CEDRONE <3 QUANTI: da 2 mila a 3 milo coppie Q DOVE: nidifica solo nel settore centro orientale delle Alpi, dalla provincia di Como a quello di Udine TRENTO § COMO MILANO Ponte; Wwf BRESCIA FRANCOLINO DI MONTE QUANTI: da 5 milo a 6 mila coppie Q DOVE: nidifica nelle Alpi centroorientali, dalla provincia di Vercelli a quella di Udine UDINE VENEZIA GALLO FORCELLO Q QUANTI: do 10 mila o 12 mila coppie O DOVE: nidifica nella catena alpina da Savona ad Udine, eccetto le piovincie di Gorizia e Trieste Parco dell'Argenterà, nel Cuneese: rifugio, tra le altre specie, dell'aquila reale

Persone citate: Francesco Petretti, Gabriele Beccaria, Mont Avic, Petretti, Udine Trento