Il telefilm smaschera il pedofilo
Il telefilm smaschera il pedofilo Durante una puntata de «La dottoressa Giò» su uno stupro: «Anche Maurizio ci faceva quelle cose» Il telefilm smaschera il pedofilo Genova, l'accusa di due bimbe GENOVA. Sullo schermo in salotto quel giovedì sera del maggio scorso scorrevano le immagini della «La dottoressa Giò», film tv trasmesso da Retequattro. Una donna raccontava a Barbara D'Urso di essere stata violentata, bambina, dal padre. «Sai mamma, anche Maurizio ci faceva quelle cose», ha detto improvvisamente Carla, dieci anni. E sua madre è precipitata nell'orrore scoprendo che quell'uomo tanto affettuoso con le sue due bimbe, quell'uomo con il quale aveva addirittura vissuto, aveva abusato per anni di Carla e di Anna, la maggiore, oggi undicenne. «Non è vero nulla, è Rosa che vuole vendicarsi perché ci siamo lasciati», avrebbe detto Maurizio alla polizia e ai magistrati. Ma a confermare l'attendibilità della rivelazione ci sono gli psicologi che hanno raccolto le confidenze delle bambine e tutti i particolari così precisi sui luoghi degli incontri. «Inoltre la relazione era finita già da gennaio» confermano gli investigatori che venerdì scorso, dopo oltre tre mesi di delicati accertamenti, hanno arrestato Maurizio P., 36 anni, originario di Caltanissetta, ufficialmente conducente di mezzi da scavo, piccoli precedenti per assegni falsi, detenzione di munizioni e spaccio: il padre, Rocco, è in carcere in Sicilia per stupro. Nell'ordine di custodia cautelare la procura della Repubblica contesta a Maurizio P. atti sessuali consistenti in masturbazioni, rapporti orali e tentativi di sodomia. Le violenze avvenivano nel chiuso di un container attrezzato ad abitazione, di proprietà della famiglia di Maurizio, nei pressi del torrente Secca, alla desolata periferia di Bolzaneto, quartiere della Valpolcevera. Lì, a insaputa della madre, l'uomo conduceva le piccole quando le portava «a giocare». Rosa, separata da tempo, vive nel quartiere di Sestri Ponente e Maurizio, «separato in casa», padre di una ragazza di quindici anni e un maschio di undici, nella confinante Cornigliano. Si incontrano nel '94 a la storia sembra tanto seria da convincere la donna ad accogliere in casa il nuovo compagno, anche perché l'uomo si era dimostrato fin dall'inizio comprensivo e affettuoso con le bambine, che allora avevano sette e sei anni: le accompagnava a scuola, le portava fuori quando era libero dal lavoro. Anzi, quando il legame con Rosa si è interrotto, Maurizio ha continuato a vedere per qualche tempo le piccole, proprio per non interrompere troppo bruscamente quel rapporto con bambine che erano già segnate dalla separazione dei genitori. Poi, fortunatamente, gli incontri sono finiti. Maurizio, tornato ad abitare con la moglie, aveva ormai un'altra donna e un'altra vita, interrotta dall'arresto. Ad accusarlo, ci sono le registrazioni del racconto delle bambine, fatte dalla mamma, su suggerimento della polizia, per non dimenticare particolari importanti, e la videoregistrazione del colloquio con la psicologa. Tra qualche giorno sarà effettuato il sopralluogo nella baracca tra le sterpaglie e i sassi, sotto un cavalcavia dell'autostrada. Alessandra Pieracci L'uomo aveva avuto una relazione con la madre delle sorelline di 10 e 11 anni In cella, nega tutto Un'immagine simbolo della violenza sui minori. Due bambine di Genova hanno raccontato le attenzioni subite dall'uomo che conviveva con la madre dopo aver visto in tivù lo sceneggiato «Dottoressa Giò»
Persone citate: Alessandra Pieracci, Barbara D'urso, Maurizio P.
Luoghi citati: Caltanissetta, Genova, Sicilia
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