Gelli: ora temo di finire ammazzato

Gelli: ora temo di finire ammazzato Il perito medico: le condizioni dell'ex maestro P2 consentono di portarlo in carcere Gelli: ora temo di finire ammazzato Nuovo giallo sull'arresto, i francesi: l'abbiamo preso noi NIZZA DAL NOSTRO INVIATO C'erano poliziotti italiani? «No, non mi risulta», dice il procuratore di Grasse Jean-Michel Durand aprendo un altro capitolo del giallo dell'arresto di Licio Gelli. Ma è stato un arresto o un appuntamento? «Un arresto, non c'è stata alcuna trattativa con monsieur Gelli». Il quale, per ora, è ancora nel reparto detenuti dell'ospedale Pasteur di Nizza dove ha dichiarato ai magistrati: «Sono soltanto un vecchio scrittore stanco, non credete a quello che dicono di me». Sarà trasferito presto e in gran segreto: il perito del tribunale, ieri sera, ha affermato che le sue condizioni gli permettono di essere trasferito in un carcere, purché dotato di centro clinico. E allora ci risiamo, con Gelli capita sempre così, le sue traiettorie sono torbide, non c'è mai nulla di limpido, non se ne viene mai a capo. Questa storia dell'arresto per esempio è diventato il tormentone che segnala l'esistenza di qualche stranezza da tenere nascosta. Dettagli, certo, perché quello che conta è che davvero lo hanno arrestato, che lui con la sua barba bianca e grigia alla Hemingway, è proprio quell'uomo che abbiamo visto per qualche istante sfilare sulla barella dell'ambulanza che sabato mattina lo ha portato dal reparto cardiologia al reparto detenuti del maggiore ospedale di Nizza, dov'è ristretto da solo, in una cella 2 per 3 metri, unico «comfort» un tavolino e nessuna apparecchiatura medica attaccata. Ma c'è ancora qualcosa che non torna. I francesi si sono mostrati molto decisi nell'affrontare un caso che li sta palesemente stressando. «Ma è davvero così importante per voi questo Gelli?», ha chiesto ai giornalisti italiani il procuratore Durand. Importante sì, e da maneggiare con cura. Questo lo sanno anche i francesi. Il procuratore di Nizza Didier Durand (omoni- mo, ma non parente di JeanMichel) è il magistrato al quale Gelli si è qualificato come un «vecchio scrittore» e al quale ha confidato di aver paura per la sua vita nel caso di traduzione in un carcere italiano. D'altra parte un piduista illustre come Michele Sindona ha cessato d'essere pericoloso dopo aver bevuto un caffè nel supercarcere di Voghera. Forse anche per questo Gelli è controllato «a vista». Ma lei, monsieur Durand, considera Gelli un uomo pericoloso? «No, lui non mi sembra pericoloso. Ha una notevole personalità. Mi sembrano invece pericolose le persone che lo circondano». Chi? Gli avvocati, i figli? Nessuna risposta. Ma si capisce che le straordinarie misure di sicurezza annunciate per il suo trasferimento in un carcere, dimostrano che i francesi la maneggiano davvero «con cura». E per adesso nessuno dei due figli ha avuto il permesso di incontrarlo. Gelli ha parlato solo con i suoi avvocati. E le condizioni di salute? Risponde ancora monsieur Durand: «Sono serie, preoccupanti, ma... lui ci mette del suo». Insomma si mostra malato più di quanto non sia in realtà. La questione salute appare però importante soprattutto sul versante italiano. Probabilmente Gelli non si opporrebbe all'estradizione (che in questo caso sarebbe molto rapida) se gli garantissero gli arresti domiciliari in una clinica, o a villa Wanda, o addirittura nella meravigliosa casa di cap Ferrat, villa «Espalmador». E questa è la vera materia di «trattativa» che in queste ore i suoi legali stanno giocando sul tavolo dei giudici italiani. L'avvocato Saldarelli, che ieri gli ha fatto visita, ha detto che il paziente-detenuto è calato di peso di quasi quindici chili (da 84 a 70) nei pochi giorni di arresto. Il legale ha aggiunto che comunque Gelli non avrebbe ancora deciso se opporsi o no all'estradizione. Si deciderà tutto nelle prossime ore-giorni. L'altro suo avvocato, Michele Gentiloni, ha invece per ora riaffermato una linea difensiva che tenterà il «carattere politico» della condanna (12 anni di cui otto da scontare) che il Venerabile maestro s'è preso per la bancarotta dell'Ambrosiano. Anche nell'entourage di Gelli non è ancora stata scelta, dunque, una linea sicura. Ma intanto la prima versione ufficiale (francese) dell'arresto dell'ex Venerabile è stata fornita ieri ai giornalisti italiani dal procuratore di Grasse, JeanMichel Durand, il magistrato competente per territorio. Ed è una versione differente da quella data dalla nostra polizia a cominciare dal l'atto che nessun agente italiano avrebbe partecipato alla cattura. Durand ha precisato che gli «italiani hanno collaborato con i francesi nell'inchiesta e nelle ricerche del latitante». Ma insistentemente lia ripetuto che nessun poliziotto italiano ha partecipato alla cattura. Dunque la nuova versione. Gelli non è stato preso sotto il residence Les jardins de la Croisette di Cannes dove abitava, come hanno detto il primo giorno gli italiani; né bloccato in auto a pochi metri dal palazzo, come hanno detto il secondo giorno; né all'uscita del garage del residence, conio è stato riferito il terzo giorno. Il capo della P2 è stato arrestato al secondo semaforo di boulevard Carnot, che si trova a un chilometro e mezzo dal residence. La nuora Marta era seduta sull'auto noleggiata quel mattino all'aeroporto di Nizza. Gelli, invece, era sul trottoir, sul marciapiede, che passeggiava insieme al figlio Raffaello e alla convivente Gabriela Vasile. Se le cose sono andate cosi, significa che gli italiani (che pure hanno fatto l'inchiesta insieme ai francesi) si sono attribuiti il merito di una partecipazione diretta all'arresto che invece non hanno. Ci sarà oggi una precisazione della polizia italiana che fornirà la quinta versione sull'arresto? Aspettiamo. Un caso comi; quello di Gelli si tratta «tra governi», ed è possibile che ci sia stata un'intesa tra Roma e Parigi per ostentare collaborazione operativa e che un procuratore di provincia come quello di Grasse non ne sapesse proprio niente. Monsieur Durand ha comunque voluto aggiungere che «non ci sono misteri, l'arresto è avvenuto alla luce del sole, non ci sono state trattative». E la perquisizione nell'appartamento a cui ha assistito la signora Vasile? «Abbiamo trovato una valigia piena di documenti interessanti, anche bancali». La solita valigia di Gelli da cui già escono veleni e sospetti e per la quale il Venerabile dice ora di «avere paura». Cesare Martinetti La sua autodifesa «Sono soltanto un vecchio scrittore stanco Non credete a ciò che dicono di me» Secondo il giudice francese la cattura è avvenuta senza gli agenti italiani Allarme dei legali «In pochi giorni ha perso 15 chili ma non ha ancora deciso se opporsi all'estradizione in Italia» Qui accanto l'ambulanza trasporta Licio Gelli all'ospedale Pasteur di Nizza Nella foto al centro l'ex Venerabile in un'immagine d'archivio IFOTO LA PRESSE) Il figlio e la famiglia di Gelli nei giorni scorsi a Nizza [FOTO LA PRESSEI

Luoghi citati: Cannes, Italia, Nizza, Parigi, Roma, Voghera