Tangentopoli, maggioranza a consulto

Tangentopoli, maggioranza a consulto I segretari e i presidenti dei gruppi dovrebbero riunirsi prima del voto sulla commissione il 23 Tangentopoli, maggioranza a consulto PpieDs non vogliono lo scontro col Polo ROMA. Di nuovo a consulto i segretari dei partiti della maggioranza (forse assieme a Prodi), per chiarire che atteggiamento tenere nella votazione per la commissione di inchiesta su Tangentopoli, voluta dal Polo. Il nuovo «vertice», a pochi giorni di distanza da quello chiesto dalla maggioranza per bloccare la proposta del ministro Flick sull'indulto, è voluto, primi tra tutti, dai democratici di sinistra e dai popolari. I quali vogliono sapere da Prodi dove porta la sua scelta di contrapporsi frontalmente all'opposizione e vorrebbero che la maggioranza si presentasse con un atteggiamento comune all'appuntamento del 23. Oggi, invece, i socialisti democratici dicono che voteranno col Polo, i diniani sono tentati, i dipietristi sono del tutto contro (come Prodi). E tutti gli altri vorrebbero evitare uno scontro frontale. «Credo che prima del 23 settembre (quando sarà votata la richiesta del Polo per la commissione di inchiesta) i gruppi parlamentari e la maggioranza, ai massimi livelli, avranno occasione di una discussione comune e di un chiarimento», ha annunciato ieri Fabio Mussi, presidente dei deputati diessini. Il presidente del Consiglio non ha ancora dato una risposta a questa ferma sollecitazione. Prodi ha convocato i segretari della maggioranza per domani, ma per discutere la legge finanziaria. Non pare che all'ordine del giorno ci sarà anche la giustizia. Tema, quello del che fare per rendere più giusta l'amministrazione della giustizia in Italia, che rimane sempre tra i più delicati nei rapporti tra maggioranza e governo. Ieri Franco Marini, segretario del partito popolare, è stato a colloquio per due ore con Romano Prodi per esaminare le incomprensioni di questi ultimi tempi (anche sulle riforme della giustizia proposte da Flick) e per cercare di capire cosa pensa di fare l'attuale presidente del Consiglio quando si aprirà la corsa al Quiri¬ nale. Marini vorrebbe anche sapere, con qualche anticipo, se Prodi è disposto ad essere capolista per le elezioni europee di giugno di un agglomerato di liste di centro composto da Ppi, l'Udr di Cossiga, Rinnovamento italiano di Dini e alcuni sindaci dell'Ulivo. Accetterà Prodi di concorrere per le Europee favorendo proprio coloro che cercano di costruire ponti verso l'opposizione? E cosa farà per il Quirinale? Vorrà rimanere al suo posto? Questi dubbi paralizzano l'azione politica dei maggiori partiti del centro-sinistra, che vivono così alla giornata, senza potere impostare alcuna tattica nemmeno a medio termine. Intanto, il centro-sinistra si prepara a presentare entro la settimana il suo progetto per riformare la giustizia ordinaria (quella che interessa i cittadini) e per creare barriere contro la corruzione pubblica. Ieri si sono riuniti gli esperti della maggioranza con i ministri della Giustizia, Flick, e della Funzione pubblica, Bassanini, per mettere a punto più semplici ed efficaci norme anticorruzione. Si stanno riscrivendo parti dei provvedimenti già approvati dalla Camera e che stanno passando al Senato. Dovrebbe essere proposta l'anagrafe dello stato patrimoniale dei parlametnari e dei dirigenti pubblici. Questa mattina sarà esaminata la nuova stesura del documento, redatta dal popolare Pietro Carotti e da Giuseppe Meloni di Rifondazione comunista. «Il problema della giustizia e della legalità - ha detto Mussi, che ha presieduto la riunione di ieri - si deve affrontare alla radice per non essere trascinati a parlare un giorno sì e uno no dei processi a Berlusconi». La maggioranza, insomma, dice che l'unico modo per fermare la campagna di propaganda di Berlusconi sul tema giustizia è quello di offrire proposte che interessano tutti i cittadini. Le proposte della maggioranza saranno presentate all'opposizione, nella convinzione che non potrà respingerle. «Diventa un bel problema se di fronte a tutte le nostre iniziative la riposta è no», diceva Mussi. [a. rap.] Il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick

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