Primo sgambetto a Primakov di Anna Zafesova
Primo sgambetto a Primakov Mosca avrebbe già stampato 4 miliardi di rubli. Il G7: aiuti in cambio di riforme Primo sgambetto a Primakov Javlinski rifiuta un posto nel governo MOSCA NOSTRO SERVIZIO Ieri Evghenij Primakov si è seduto, per la prima volta, nella poltrona del premier russo. Che però si rivela fin da subito estremamente scomoda: sulla composizione del nuovo governo e sul suo programma economico rimane per ora una totale incertezza. E forze politiche che avevano regalato a Primakov i loro voti alla Duma, oggi prendono le distanze dal nuovo gabinetto. Il neopremier ha subito ieri la sua prima pesante sconfitta: Grigorij Javlinskij, uno dei più brillanti economisti russi e leader dell'opposizione democratica «Jabloko», si è rifiutato di entrare nel governo. Un uomo sul quale Primakov contava molto: era stato Javlinskij a proporre la sua candidatura e la sua entrata nel governo avrebbe permesso di controbilanciare l'influenza dei comunisti e smentire le accuse di «gabinetto rosso». Ma l'offerta di affiancare - come «secondo primo vicepremier» - il comunista Jurij Masliukov è stata respinta. All'uscita dall'ufficio del premier Javlinskij ò stato categorico: «Non possiamo lavorare con Masliukov, le sue idee economiche sono opposte alle nostre». Le idee del vicepremier comunista - uno dei pochi membri del governo già nominati - hanno, in effetti, suscitato parecchia inquietudine. Nei giorni scorsi Masliukov aveva proclamate idee contraddittorie come stabilizzare il rublo e stampare moneta. E l'emissione, a quanto pare, è già in corso: negli ambienti finanziari di Mosca circolano con insistenza voci che il governo ha stampato in questi giorni 4 miliardi di rubli (circa 700 mi¬ liardi di lire). Indiscrezioni alle quali ieri Masliukov ha risposto soltanto con un sorriso enigmatico. Del resto, nessuno dubita che il nuovo governo non riuscirà ad evitare 1 inflazione. Ieri il neopremier ha proclamato tra i suoi obiettivi prioritari quello di pagare stipendi, pensioni e sussidi arretrati per 20 miliardi di lire. «Non possiamo condurre riforme che producono effetti negativi per il popolo», ha detto Primakov, che non ha escluso l'applicazione di misure «straordinarie» per saldare i debiti dello Stato con i suoi cittadini. Ma, nonostante il governo sembri per il momento seguire il programma di Masliukov, Ghennadij Ziuganov non si af¬ fretta ad appoggiare il suo collega: «I comunisti non sono arrivati al potere, nel Paese c'è ancora un vuoto di potere». Nonostante il compromesso su Primakov, il leader del pc non ha nessuna intenzione di cessare la sua guerra contro Eltsin. E tutti i piani dell'opposizione - lo sciopero nazionale del 7 ottobre e la prosecuzione della procedura clell'inpeachment contro il presidente non cancella i suoi piani - rimangono all'ordine del giorno. I contorni del nuovo governo e del suo programma comunque rimarranno incerti fino a venerdì prossimo, ultimo giorno concesso dalla Costituzione per formare il nuovo gabinetto. Nel frattempo Primakov è impegna- to in trattative a porte chiuse con amici e nemici. Ieri ha incontrato il suo sfortunato predecessore, Viktor Cernomyrdin. Che, nonostante la clamorosa sconfitta subita dalla Duma, non si arrende: ieri l'ex premier ha annunciato di non aver abbandonato l'intenzione di candidarsi alle presidenziali del 2000. Nel frattempo Boris Eltsin - o qualcuno dei suoi collaboratori, visto che il presidente non si fa vedere da tre giorni - sta chiudendo le brecce lasciate nella sua squadra dalle feroci lotte attorno alla nomina del premier. Zar Boris si è piegato rinunciando alla candidatura di Cernomyrdin, ma non ha perdonato quelli che gli si erano opposti. Al posto dei «traditori» arrivano uomini più fedeli: Nikolaj Bordiuzha diventa capo del Consiglio di sicurezza e Serghej Prikhodko è stato nominato viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale. Mentre il governo russo sta cercando di trovare una via d'uscita dalla crisi economica, a Londra si sono riuniti i ministri delle Finanze e degli Esteri del G7. Dopo aver diagnosticato l'estrema gravità della situazione russa, i rappresentanti dei Paesi più sviluppati hanno promesso di aiutare Mosca. Ma solo a due condizioni: proseguimento delle riforme di mercato e consenso politico. Anna Zafesova Il leader dei liberali «Non posso lavorare con i comunisti Abbiamo idee diverse» Una donna guarda i prezzi in un mercato di San Pietroburgo. Nella foto piccola, Grigori Javlinski
Luoghi citati: Londra, Mosca, San Pietroburgo
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