Pieci ore di golpe a Tirana

Pieci ore di golpe a Tirana In serata la polizia riprende il controllo dei palazzi del potere. Ultimatum Pieci ore di golpe a Tirana La folla occupa ministeri e tv dopo ifunerale Un giorno di ordinaria rivolta TIRANA. «Il colpo di Stato ò fallito)). Si è chiuso con la dichiarazione del ministro dell'Interno albanese Perikles Tota dagli schernii della tv appena riconquistata dalle unità speciali della polizia, il giorno più nero per Tirana. Un giorno di guerra cominciato con i funerali del leader del Partito Democratico, Azem Hajdari, braccio destro dell'ex presidente della Repubblica Sali Bcrisha, caduto in un agguato sabato davanti alla sede del suo partito. Dicci ore di terrore per un colpo di Stato che al momento appare fallito. Ieri Tirana ha vissuto una dello giornate più tragiche nella storia di questa giovane democrazia nata nel 1992 dopo incruenti moti popolari e che ieri ha rischiato di trasformare un progetto politico in un bagno di sangue. Al termine dei funerali del deputato Azem Hajdari una folla di sostenitori del partito con la bara ancora in spalla ha tentato l'assalto della sede del Consiglio dei ministri. Un attacco preannunciato poiché a mezzogiorno in punto scadeva l'ultimatum lanciato l'altro ieri da Berisha al premier Fatos Nano chiedendone le dimissioni. L'assalto alla sede del Consiglio dei ministri è riuscito tra centinaia di raffiche di mitra sparate dagli stessi insorti in aria, e scoppi di granale. Un primo bilancio di fonti del ministero dell'Interno parla di tre morti e 14 feriti, bilancio giunto a tarda sera perché ieri le istituzioni dello Stato in Albania non c'erano più. Dopo l'assalto al Consiglio dei ministri, Tirana è caduta nelle mani di un gruppo di insorti: mille, forse duemila, che armi in pugno hanno conquistato cinque carri armati che il ministero della Difesa aveva mandato in piazza tentando di disperdere la folla. In un susseguirsi di assalti, saccheggi c in un crescendo di violenza e di proclami, i manifestanti sono riusciti a occupare la sede della televisione di Stato. Con voce rotta dall'emozione un esponente monarchico, sostenitore: di Berisha che fine a pochi minuti prima aveva marciato in piazza, ha fatto interrompere le normali trasmissioni ed e apparso in video, come un improbabile generale senza divisa, e da lì ha latto sapere alla nazione che '(tutti- le istituzioni del Paese sono nelle mani dei democratici». In parte era vero. Gli insorti hanno occupato il Parlamento, poi il ministero della Cultura e quello della Giustizia saccheggiando, incendiando, rubando quel clic trovavano. Gli edifici del ministero dell'Interno e della Difesa non sono stati attaccati e neppure quello della presidenza dove ii capo dello Stalo, Rexhep Meidani, tentava di riannodare un dialogo politico tra i partiti grazie anche all'appoggio delle diplomazie internazionali. Per tutta la giornata il primo ministro Fatos Nano è stato introvabile, poi in serata il suo portavoce ha fatto sapere che stamattina, alle 8 «sarà regolarmente nel suo ufficio». La sua residenza ufficiale ieri è stata completamente saccheggiata. Alle 16 il colpo di scena: la polizia è arrivata in massa nel centro di Tirana a sirene spiegate, i mezzi blindati hanno ripreso il controllo della città, mentre gli insorti hanno cominciato a l'uggire disperdendosi per le vie del centro. Il ministro dell'Interno Perikles Tota ha assicurato di averli identificati e sostiene che verranno arrestati. Alle 19 e stato liberato l'ultimo baluardo del golpe: la televisione di Stato. Berisha, che per l'intera giornata aveva lanciato la sua disponiblità ad una «soluzione politica», è barricato nella sede del Partito Democratico con un carro armato che lo presidia e una foto di Hajdari che sventola sulla canna. Le sirene della polizia hanno continuato ad attraversare la città per dare segnali di rassicurazione alla popolazione, mentre nel resto del Paese - quando a Tirana sembrava esplodere la guerra - la vita proseguiva normalmente. Alle 21 le vie di Tirana erano deserte, mentre i capigrup¬ po della coalizione di governo hanno deciso di riunirsi ugualmente nella propria sede, tra mobili bruciacchiati e calcinacci. «Questo governo non cadrà ha detto il ministro dogli Esteri Milo - perché è un governo legittimo e l'unico modo di ribaltarlo per Berisha era tentare il colpo di Stato. Probabilmente ci sarà un rimpasto, ma il dialogo con l'opposizione è ancora lontano». Poco dopo, in un messaggio alla nazione diffuso in tv, il presidente Meidani ha condannato la violenza e ha sottolineanto la coincidenza con il primo giorno di scuola: «Invece di stare seduti in classe i nostri ragazzi sono andati correndo tra fumo e spari». Il capo dello Stato ha usato un tono molto duro nei confronti dei rivoltosi: «La Stato reagirà senza pietà nei confronti di coloro che oggi hanno terrorizzato Tirana». Il governo in serata ha lanciato un ultimatun all'ex presidente Berisha perché lasci il Paese entro stamane alle 5 altrimenti sarà arrestato. Berisha ha subito risposto di non aver alcuna intenzione di lasciare il Paese. «In nessun caso me ne andrò dall'Albania», ha detto. E ha annunciato per oggi una nuova manifestazione di piazza. [e. st.] In cinquemila sono rimasti padroni della capitale Catturati anche 4 carri armati Nella controffensiva delle forze speciali tre morti e 14 feriti Fatos Nano: oggi tornerò al lavoro Vii La folla di sostenitori del Partito Democratico nella piazza centrale di Tirana durante i funerali del loro leader Azem Hajdari, braccio destro dell'ex presidente della Repubblica Sali Berisha, caduto in un agguato sabato davanti alla sede del suo partito A destra, un momento della rivolta scoppiata subito dopo i funerali Sostenitori di Berisha su uno dei carri armati che il ministero della Difesa aveva mandato in piazza per disperdere la folla e invece subito «conquistati» dagli insorti