UN COMPITO DIFFICILE PER L'ITALIA di Boris Biancheri
UN COMPITO DIFFICILE PER L'ITALIA UN COMPITO DIFFICILE PER L'ITALIA Lj IRREQUIETA e infelice Albania e di nuovo in disordine. Tra una crisi e l'altra c'è stato un intervallo di poco più di un anno: da quando si sono svolte le elezioni politiche generali dell'estate 1997 e la forza multinazionale guidata dall'Italia è stata ritirata, fino a qualche settimana fa. Durante questo tempo la struttura dello Stato ha ripreso una certa consistenza, il territorio è tornato di fatto sotto controllo governativo, la giustizia, il sistema carcerario e quello fiscale hanno ricominciato a funzionare. Anche gli sbarchi di clandestini sulle nostre coste sono diminuiti e gli accordi conclusi con il governo del socialista Patos Nano avevano permesso di rimpatriare in Albania un buon numero di coloro che erano entrati illegalmente, in particolare gli elementi socialmente pericolosi. Gli investimenti dall'estero si erano riattivati e tra gli operatori italiani era tornata una certa fiducia. La comunità internazionale, presente a parole, lo era stata meno nei fatti e una parte consistente degli aiuti - o delle promesse di aiuto - è restata com'era prevedibile sulle spalle dell'Italia che, lo si voglia o no, rimane il punto di riferimento più importante per ciò che avviene nel nostro dirimpettaio adriatico. Il timore è che il lentt> progresso che si era avuto nell'evoluzione verso forme statali più efficienti si arresti e si torni ora a uno stato di anarchia. Ma le due crisi, quella del '97 e quella attuale, venuta alla luce con l'assassinio di un collaboratore dell'ex presidente Berisha e proseguita con gli avvenimenti di cui siamo testimoni in queste ore, hanno però una natura diversa. Nell'inverno del Boris Biancheri CONTINUA A PAG. 8 PRIMA COLONNA
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