Un cellulare ogni tre italiani
Un cellulare ogni tre italiani Continua il boom Un cellulare ogni tre italiani ROMA. Si sono «fatti le ossa» con gli analogici Tacs, sono andati all'arrembaggio dei digitali Gsm, attendono con ansia i «dual mode» Gsm-Dcs e, c'è da giurarci, si faranno conquistare anche dai prossimi Umts, per non parlare dei satellitari. La passione degli italiani per il telefonino cellulare è ormai diventata proverbiale, e per gli operatori internazionali (lo hanno ribadito più volte i partner stranieri delle società che hanno partecipato alla gara per il terzo gestore) il mercato italiano continua a essere una vera manna. Dai dati diffusi negli ultimi giorni da Tim e Omnitel emerge che i possessori di cellulari in Italia sfiorano i diciassette milioni: quasi un italiano su tre (includendo i neonati nella statistica) ha in tasca il telefonino, e le prospettive future sono in linea con il dato attuale. L'amministratore delegato di Tim Umberto De Julio ha detto in una recente intervista di prevedere entro tre anni il raddoppio (così da superare quota ventiquattro milioni) dei propri clienti. E va inoltre tenuto conto che da gennaio entrerà in campo un nuovo gestore, Wind. Attualmente il rapporto fra numero di telefonini circolanti e la popolazione censita (il cosiddetto tasso di penetrazione) è di quasi il 30 per cento (oltre il 27 per cento ai primi di luglio), un livello che in Europa è secondo soltanto a quello dei Paesi scandinavi. Ma anche fuori dai confini dell'Europa, l'Italia si piazza ai confini della «top ten» del mondo per «consumo» di telefonini, dopo il Nord Europa, le «tigri asiatiche» e l'Australia, e quasi agli stessi livelli degli Stati Uniti. Per la precisione, l'Italia è al sesto posto nella classifica europea per tasso di penetrazione, dopo i Paesi del Nord Europa. Finlandia, Svezia e Norvegia sono in assoluto primi per circolazione di cellulari con rapporti quasi di un telefonino ogni due cittadini, lattanti compresi, seguiti da Islanda (29,4% di penetrazione) e Danimarca (28,2%); nel raffronto mondiale, l'Italia si contende l'undicesimo posto con gli Stati Uniti (circa 21%, ma il dato risale al dicembre del '97, quando l'Italia era ancora al 20%), e segue Israele (balzato a quasi il 39% di penetrazione), Hong Kong (35,23%), Australia (circa il 28%). I dati di Singapore (quasi 26%), e Giappone (oltre il 23%) sono anche loro riferiti all'anno scorso. Si tratta di Paesi caratterizzati da grandi estensioni territoriali e scarsa densità demografica, per un verso, e da un alto «consumo» di tecnologia dall'altro: l'Italia irrompe invece ai vertici della classifica mondiale come Paese dalle caratteristiche diverse e si distanzia nettamente dagli altri Paesi europei come Germania, Francia e Spagna, tutti e tre attestati su un tasso di penetrazione di poco superiore al 13 per cento. [Ansa]
Persone citate: Umberto De Julio
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