Bossi: né col Polo, né con l'Ulivo

Bossi: né col Polo, né con l'Ulivo Il leader leghista a Venezia: fino a quando ci sarò io mai intese con mafiosi e partiti «meridionali» Bossi: né col Polo, né con l'Ulivo «E con Cossiga solo una alleanza tattica» VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO I bresciani di Sale Marasino, imbandierati, allegri, in verde dappertutto, scendono dal treno al grido «Secessione!». Attorno, altri leghisti arrivati da Milano, li guardano stupiti: o non hanno ancora capito oppure si sono fermati all'anno scorso: la secessione non c'è più, l'ha detto il Capo a Ponte di Legno, no? In Riva dei Sette Martiri lo capiranno anche i leghisti più ultra? E intenderanno Umberto Bossi quando sceglie bene le parole e maltratta i padroni di casa, i veneti di Fabrizio Comencini: ricordate le disavventure del piemontese Roberto Gremmo, uscito dalla Lega per inseguire la presidenza della Regione e dato per disperso da anni? Avranno capito, insomma, che Bossi e la Lega hanno bisogno di cambiare, svoltare, uscire dall'angolo della Padania? «Non ce l'abbiamo fatta - dice Bossi - La Lega è schiacciata dai due Poh, ma da oggi inizia una nuova stagione...». Obiettivo, le elezioni regionali del Duemila. Due anni fa sul palco c'era un missile, un anno fa Ghandi e quest'anno un pesce sudista che tenta di mangiarsi il Nord. Sempre due anni fa la signora Lucia Massarotti ospitava i giornalisti in casa, l'anno scorso aveva sfidato Bossi con un tricolore dal balcone e stavolta l'ha messo sul tetto. La vera differenza è l'inno, il «Va' pensiero». Non più il compact disc, ma mia vera orchestra e coro della Padania. Quanti leghisti a Venezia? «Più di 50 mila», dicono dal palco. Per i vigili urbani 20 mila, più del 1997. Cielo coperto, vento di scirocco, temporale hi arrivo. L'ideale per Bossi. Perché qui deve ripetere quel che ha messo assieme in quest'estate, è il riassunto della nuova posizione della Lega: non è importante quel che dice, non ci sono novità, per Bossi è importante il come, il dove e a chi lo dice. Venezia, chi è qui ci crede e applaudirà il nuovo premier padano Manuela Dal Lago, eletta nessuno sa in che modo. E dunque ascoltati i versi del poeta con papillon Archimede Bontempi («Vedremo - infine - la Padania bella/sposa del mare, sposa della terra»), viste le Miss, sentito Formentini assicurare che «non ce ne sarà più per nessuno», ecco Bossi in camicia verde e la nuvola nera che s'avvicina al palco. Spiega che la Lega ce l'ha messa tutta, «ma non ce l'abbiamo fatta». Il Sistema già nel 1992 si è compattato grazie a Mani pulite: «Hanno fatto passare l'equazione legalità uguale democrazia, come dire non c'è bisogno di cambiare le regole come sostiene la Lega, bastano quattro processi... E se la cavano con Craxi condannato a stare con le palle al sole di Hammamet e il ministro Flick che adesso si sta muovendo». Mani pulite e Di Pietro, brutta storia e brutta gente. «De Petrus, un magistrato che si fa prestare soldi e regalare la macchina. Una vergogna per questo Paese, nemmeno in Sud America!». La magistratura e poi l'arrivo di Berlusconi. «Non siamo riusciti a disarmare il meridionalismo e i cittadini si sono confusi: hanno votato per quelli di prima che hanno cambiato soltanto il nome». Berlusconi, l'altro nemico: «Raccontaci da dove vengono i tuoi quattrini, uomo dai mille imbrogli!». E con questa premessa è mai possibile un'alleanza con Forza Italia? No, amici della Le¬ ga, e soprattutto voi che state in Veneto. Nessuna alleanza nemmeno con l'Ulivo, che tanto sarebbe la stessa roba, «meridionalismo», la stessa impossibilità di arrivare a mi cambiamento qualsiasi. Alleanze, ma solo «tattiche», con Cossiga «se è vero che ci può aiutare per ima nuova legge elettorale meno peggiorativa». In caso di elezioni, leghisti cari, nessun problema: si va da soli o con il «Blocco Padano», aggregazione di forze politiche che (per ora?) sono tutte di casa Lega: pensionati, cattolici, imprenditori e agricoltori. Debutta la Lega che s'è dimenticata due anni di secessione e debutta «TelePadania» con mia di¬ retta di mezza giornata. «(Abbiamo delle difficoltà in politica ammette Bossi -. La Lega ha un po' paura, ha problemi locali e dovrà cominciare una stagione di congressi». Messo il nome alla ditta «Blocco Padano», nominato ieri l'amministratore delegato Dal Lago, ora c'è da inventare i venditori del prodotto porta a porta, «chi va dai pensionati a ricordare che abbiamo fatto saltare il governo Berlusconi per difendere le loro pensioni», chi ad inventare altri partiti. «Dobbiamo preparare una grande forza elettorale che sappia svuotare il partito del Mafioso e gli altri partiti oppure aspettaremo per poi faro gli accordi di sopravvivenza». Bossi ha già la sua idea: da soli nel «Blocco Padano». «Perché se facciamo accordi la gente non ci vota più e la Lega si svuota». Quelli di Sale Marasino lasciarono Venezia comunque contenti. Giovanni Cerruti Ma il vento a 50 lem Torà e il cielo plumbeo hanno costretto alla ritirata anticipata i ventimila simpatizzanti del Carroccio E la «Lady tricolore» di Venezia issa sul tetto la bandiera d'Italia ►SS* La folla dei leghisti in Riva dei Sette Martiri e, in alto a destra, Umberto Bossi durante il comizio finale