Gelli, l'ultima battaglia di Cesare Martinetti
Gelli, l'ultima battaglia L'ex Venerabile cerca di evitare il carcere; oggi la visita dell'esperto inviato dal magistrato. Forse svizzero l'oro di Arezzo Gelli, l'ultima battaglia //futuro nelle mani del perito medico nizza DAL NOSTRO INVIATO Alle 19,30 l'avvocato francese Maxim Gorra e Maurizio Gelli sono entrati nel repartino detenuti dell'ospedale Pasteur con una sacca di plastica da mare. Indumenti e libri - hanno detto - per l'ex Venerabile capo della P2 che ha trascorso una domenica solitaria e tranquilla. Ha consumato un pasto leggero e questa mattina riceverà la visita del perito medico della procura che stabilirà se e quando potrà essere trasferito nel carcere Baumettes di Marsiglia o in quello di Luynes, dove vanno abitualmente i detenuti in attesa di estradizione. Comincia oggi, dunque, la grande e forse ultima battaglia di Licio Gelli per evitare il ritorno in Italia. Per l'occasione la famiglia ha nuovamente chiamato alla dilesa del patriarca l'avvocato marsigliese Paul Lombard che già fu suo difensore nell'84 all'epoca del primo arresto di Gelli in terra di Francia dopo l'evasione dal carcere svizzero di Champdollon. E come ha annunciato l'avvocato Michele Gentiloni sarà una battaglia «vera» perché Gelli non ha rinunciato a giocare tutte le sue residue carte per resistere all'estradizione e comunque per evitare il carcere italiano. Domenica di sole e di vento, qui in Costa Azzurra. Solo il vecchio Gelli all'ultimo piano del Pavillon E del Pasteur; irreperibili i suoi famigliari. La grande villa Espalmador di Cap Ferrat appariva deserta. Nessuna auto parcheggiata all'interno, il solo custode Leon a fronteggiare i giornalisti con un'espressione ironica e quasi divertita: «Chi cercate? Qui non c'è nessuno». Dove sono? «Boli». Partiti per l'Italia, diceva invece una voce femminile francese al citofono dell'appartamento di Montecarlo, dove abitano Raffaello Gelli con la moglie Marta e le figlie. E' poi comparso alle 19,30 davanti al Pasteur il figlio più giovane, Maurizio, a bordo di una Mercedes targata Montecarlo e insieme all'avvocato Gorra. Dall'Italia arrivano intanto notizie sui lingotti d'oro trovati nei vasi da fiori di villa Wanda. Centosessanta quattro chilogrammi in piccole barre da un chilo l'una simili a stecche di cioccolato del valore di tre miliardi. Sull'oro si farà una perizia chimica per stabilire qualità e origine su cui si fanno le ipotesi più disparate. Si dice che alcuni dei lingotti abbiano il marchio dell'Urss; altri della Svizzera, il paese in cui viene quasi sempre sdoganato. Ma anche questo mistero fa parte del fumo di leggenda che circonda ogni atto della vita di i Licio Gelli. In ogni caso ad Arezzo e dintorni non è difficile trovare oro, anche conservato in lingotti perché il metallo resta uno degli investimenti più diffusi e sicuri. E poi Arezzo è città di orafi. .Anche Gelli potrebbe aver investito un po' dei suoi soldi in metallo puro. La vera battaglia è quella dell'estradizione. Gelli giocherà la carta del reato «politico». Ma sarà difficile: la bancarotta dell'Ambrosiano fu un grande crack e un grande imbroglio. Sabato, il portavoce del ministero della Giustizia, annunciando il suo prossimo trasferimento nel carcere di Marsiglia, ha probabilmente voluto lanciare un messaggio preciso: il governo Jospin non intende fare sconti al capo della P2. Cesare Martinetti Licio Gelli viene trasportato con l'ambulanza all'ospedale Pasteur di Nizza
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