Riforme, Scalfaro scuote la maggioranza di Alberto Rapisarda

Riforme, Scalfaro scuote la maggioranza Sì del Ppi ai «piccoli passi». Diffidenti i Ds. Violante: prima chiarire la sorte della Bicamerale Riforme, Scalfaro scuote la maggioranza Esplode la polemica sull'elezione diretta del Presidente ROMA. La situazione politica pare impantanata, il governo è affaticato e la maggioranza alquanto divisa? Ecco, allora, Oscar Luigi Scalfaro che riprende l'iniziativa per scuotere i partiti di governo e spingerli ad imboccare la via delle riforme. Lo fa con una intervista a Repubblica fitta di segnali (alcuni decifrabili, altri meno) lanciati soprattutto per ricordare che l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica si avvicina (maggio 1999) e ancora non si capisce come ci si dovrà arrivare. Questo è il problema centrale (ma sottaciuto) di questa ripresa politica, quello che ormai spiega buona parte delle mosse dei protagonisti sulla scena. Detto in chiaro, se si voterà a maggio col vecchio sistema potrebbero avere possibilità di essere eletti personaggi come Prodi, Violante, Mancino, Ciampi e via elencando. Se si metterà mano alla riforma, ci vorrà tempo e diventerebbe scontata la proroga di Scalfaro almeno per un anno. Di questo si è già diffusamente discusso in passato, quando era in vita la Bicamerale. E se ne comincerà a riparlare ora che Scalfaro ha riproposto il problema. Il capo dello Stato parla di «triste epilogo» della Bicamerale che era presieduta da D'Alema e critica il fatto che le riforme non furono affrontate «a piccoli passi, un problema alla volta, senza collegare un passo con l'altro e senza il voto simultaneo su tutto». Così non è stata approvata mia «riforma essenziale» come l'elezione diretta del Capo dello Stato. Ma si può ancora rimediare, sostiene Scalfaro, «anche rapida- mente, seguendo la procedura normale della revisione costituzionale». Cioè, doppia votazione di Camera e Senato a tre mesi di distanza l'una dall'altra e eventuale referendum confermativo finale. Scalfaro ritiene (con tono critico) che anche la riforma della giustizia dovrebbe essere materia del Parlamento e non della Bicamerale («non c'entra nulla con la Costituzione»). E, infine, torna sul problema gravissimo della mancanza di lavoro per i giovani. E qui il suo ragionamento è a doppia faccia. Da una parte loda ampiamente l'azione di Ciampi per il risamento e per l'ingresso nell'Euro, dall'altra osserva che chi sa manovrare «con sapienza le monete, il bilancio, il credito» non sempre «sente con la stessa intensità il problema dei tempi». Cioè: quando si vedranno i risultati, i posti di lavoro? Il discorso pare diretto non solo a Ciampi ma, ovviamente e forse soprattutto, a Prodi, che è anche lui im economista. Questa «esternazione» preautunnale ha colto di sorpresa un po' tutti e le repliche sono spesso confuse. Per quel che si capisce, ci sono i popolari che continuano a sostenere l'utilità di procedere verso le riforme possibili. Avanti con l'articolo 138, d'accordo con Scalfaro, anche se Bianco boccia l'ipotesi di elezione diretta del Presidente («scelta poco convincente»). Ci sono i diessini che sembrano, invece, più freddi ed ancora indecisi sul da farsi. Al momento gli uomini di D'Alema si preoccupano di smentire Scalfaro (lo fa Antonio Soda) sostenendo che hi Bicamerale, per la giustizia non ci fu «un baratto». Era un tema che a buon diritto doveva avere rilievo costituzionale. Per il resto (Polena), la via dei piccoli passi «è sensata», ma bisognerebbe ricominciare dal federalismo più che dall'elezione diretta del Presidente (tema troppo complicato). Ancora più chiara la risposta de! presidente della Camera, Luciano Violante, che da giorni mostra di non ritenere opportuno procedere con l'art. 138. Così Violante spiega che, prima di tutto, bisogna chiarire ufficialmente che fine deve fare la Bicamerale, altrimenti si creerebbe una situazione «di scarsa chiarezza». Sui problemi del lavoro, Fausto Bertinotti ha fatto notare che «Prodi non ha la stessa sensibilità dimostrata da Scalfaro», mentre dal fronte sindacale è giunto un invito al governo a raccogliere l'indicazione del Presidente. Per il leader Uil Pietro Larizza si tratta di «un segnale molto forte, tanto forte che dovrebbero sentirlo anche i sordi»; per il segre¬ tario della Cisl Sergio D'Antoni «Questa spinta ad avere coraggio... dimostra che la nostra mobilitazione è sei-vita». Il Polo risponde a Scalfaro che per il capitolo giustizia alcune riforme si potrebbero approvali; per via ordinaria anche se l'intervista di. Scalfaro sembra «una lamentazione su latte versato», dice Marcello Pera di Forza Italia. Duri quelli di An. «La recentissima conversione di Scalfaro all'elezione diretta del capo dello Stato - dice Giulio Maceratini - e dettata dal desiderio di ottenerti una proroga del suo mandato». Gasparri legge le parole di Scalfaro come tuia candidatura di Ciampi al Quirinale, senza escludere che Scalfaro piuiti di restare lui, puntando sulla lentezza della procedura di riforma. Alberto Rapisarda Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: il suo mandato scade a fine maggio del prossimo anno

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