Cade l'ultima roccaforte sciita

Cade l'ultima roccaforte sciita Solo Massud, «il leone del Panshir», resiste ancora agli «studenti islamici» Cade l'ultima roccaforte sciita / taleban afghani conquistano la città di Bamiyan KABUL. Le milizie dei taleban, i fanatici «studenti di teologia» afghani, hanno conquistato ieri la città di Bamiyan, 150 chilometri a Ovest della capitale Kabul, ultima roccaforte dei guerriglieri sciiti dell'Hezb-i-Wahdat, il filo-iraniano «Partito dell'unità islamica». Secondo l'agenzia iraniana Ima la città è caduta dopo «una feroce battaglia seguita ai bombardamenti aerei dei taleban». A combattere contro gli «studenti» restano ora solo le truppe del comandante tagiko Ahmad Shah Massud, che nella lotta contro i sovietici si era guadagnato l'appellativo di «leone del Panshir», dal nome dell'alta valle a Nord di Kabul in cui è ancora oggi asserragliato. Altre deboli sacche resistono nella provincia nordorientale del Barakshan. Il capo supremo degli «studenti», il mullah Mohammad Omar, ha letto un appello radio ai suoi uomini, chiedendo che i profughi possano lasciare indisturbati Bamiyan, e che vengano «risparmiati la vita e i beni» dei guerriglieri sciiti di etnia hazara. Un mese fa infatti, alla conquista di Mazar-i-Sharif, i taleban avevano massacrato migliaia di civili hazari. Nell'eccidio erano stati trucidati anche un giornalista e 9 diplomatici del consolato iraniano. Un volo delle Nazioni Unite dovrebbe presto riportare in patria le salme dei 10 iraniani, ma l'episodio ha scatenato la tensione tra Afghanistan ed Iran, che appoggia la guerriglia anti-taleban e dà rifugio a un milione e mezzo di profughi afghani. Tra questi c'è anche l'ex presidente afghano Burhanuddin Rabbani, spodestato dai taleban due anni fa. L'Iran, dopo aver mobilitato una settimana fa 70 mila tra militari e pasdaran (guardie della rivoluzione) per esercitazioni alla frontiera con l'Afghanistan, ha an¬ nunciato due giorni fa «le più imponenti manovre militari mai tenute dalla rivoluzione islamica» del 1979: 200 mila uomini appoggiati da aviazione, artiglieria e mezzi corazzati stanno già concentrandosi lungo i 720 chilometri del confine. I taleban, che hanno annunciato l'invio di «migliaia di combattenti» alla frontiera, hanno lanciato ieri un appello per una mediazione internazionale. Ma l'Iran, che aveva denunciato all'Orni la strage di diplomatici come un «crimine di guerra», ha ribadito il proprio diritto alla «vendetta». Il mullah Omar ha così dichiarato che le autorità iraniane non sono affatto «turbate» per l'uccisione dei diplomatici, e che «la condannano solo per nascondere la loro ingerenza in Afghanistan», ingerenza che a suo dire ha già causato migliaia di vittime: la comunità internazionale però «si preoccupa più per la morte degli animali che di quella degli afghani uccisi dall'ingerenza iraniana», ha detto il mullah. E mentre il ministro degli Esteri turco Ismail Cem accorreva a Teheran per discutere con i dirigenti iraniani dei minacciosi successi dei taleban, nella capitale è scampato a un attentato Moshen Rafiqdust, capo di una ricchissima fondazione che aiuta poveri e reduci di guerra, ed ex ministro dei Pasdaran. Gli hanno sparato nel suo ufficio da una collina vicina, ma Rafiqdust, figura chiave dello schieramento integralista, è rimasto illeso. [e. st.] Pasdaran iraniani al confine afghano

Persone citate: Ahmad Shah Massud, Burhanuddin Rabbani, Ismail Cem, Massud, Mohammad Omar