«I gialli migliori? Sono i francobolli »

«I gialli migliori? Sono i francobolli » Bolaffi: ricordano i momenti misteriosi della nostra storia «I gialli migliori? Sono i francobolli » ALBERTO Bolaffi è a Torino nel suo ufficio in via Cavour 17. Manifesti che segnano la riforma postale inglese, i ricordi della guerra partigiana di suo padre... L'avventura dei Bolaffi coi francobolli incominciò con suo nonno? «Sì, mio nonno che è ricordato con mio padre su un francobollo italiano, non è però mai stato cittadino italiano. Discendeva da un'importante famiglia di Gibilterra, erano mercanti di piume di struzzo e pietre preziose. Sono andati prima a Livorno dove il padre di mio nonno scialacquò la sua fortuna come impresario teatrale. Così il nonno venne raccolto da zie ungheresi che vivevano a Torino». Dalle piume di struzzo ai francobolli... «Si era nel 1890 e il francobollo era nato da non molto e in Germania e in Inghilterra nasceva la passione filatelica. Mio nonno conosceva undici lingue e si interessò ai francobolli prima come collezionista e poi come mercante. Però all'epoca non si campava di soli francobolli, e quindi all'inizio importò biciclette inglesi e sovente le vendette in cambio di francobolli». Poi venne suo padre. «Mio padre era del 1902, un brillante sportivo, un veloce studente che si laureò a soli 21 anni, che seguì l'attività filatelica di mio nonno. Io cominciai a lavorare presto, a 19 anni». Che cosa significa lavorare coi francobolli? «Un mestiere che non si impara a scuola. Bisogna però cercare di avere una vasta cultura. Il filatelista è un cronista della parola scritta e si occupa di lettere che possono risalire al 3000 avanti Cristo come le tavolette babilonesi, fino ai cosmogrammi, cioè le lettere che i cosmonauti scrivevano alle famiglie nella loro solitudine spaziale». Il francobollo è un investimento sicuro? «Non deve essere inteso nei termini finanziari abituali. Cioè in termini di finanza a breve termine. Dal dopoguerra la società ha acquisito due possibilità: il tempo libero e il risparmio. Nessun corso universitario insegna come impiegare circa il 33 per cento del nostro tempo e come costruire i nostri risparmi. Il collezionismo in genere porta a impiegare in modo interessante 0 tempo libero». Chi sono i collezionisti? «La filatelia nell'ambito dell'antiquariato e del collezionismo è il fenomeno più intersonale in quanto ci sono collezionisti giovani e vecchi ricchi e poveri uomini e donne». Lei possiede una collezione importante personale? «Ritengo di sì. Seguo personalmente tre collezioni, una delle quali, iniziata da mio nonno, è quella degli annulli del Regno Sardo». Abita in campagna? «Sì. Gran parte del mio tempo lo trascorro nella bellissima campagna piemontese che secondo me si può porre addirittura a un gradino superiore alla campagna umbra o toscana. I vini e i cibi sono magnifici, ma purtroppo ci mancano "gli imbianchini del Quattrocento" che hanno reso famose l'Umbria e la Toscana». Lei come trascorre le sue domeniche? «Dipende. Negli ultimi weekend sono stato a due convegni i'ilatelici, uno in Portogallo e mio a Praga però nel tempo libero che mi rimane vado a cavallo». Va a cavallo con i suoi figli? «No, i miei figli non hanno seguito la mia passione per i cavalli, ma sono anch'essi sportivi. Il primogenito è un buon giocatore di golf; il mio secondogenito è un giocatore classificato B2 di tennis». Allora i Bolaffi sono grandi sportivi? «Sì. Anche mia moglie è stata una provetta sciatrice e in questo momento sta disputando i campionati europei seniores di golf in Austria». C'è mistero nei francobolli? «Appare iconograficamente come una magnifica sintesi di chiarezza. Nella sua essenzialità ci mostra un personaggio o un avvenimento come per esempio la vittoria della Juventus nell'ultimo campionato di calcio. E' invece misterioso attraverso il suo viaggiare e le impronte storico-postali che lo accompagnano. Più che misterioso direi che è attraente come un romanzo giallo». Perché? «Si accompagna a lettere, scritti, annulli e sovrastampe che sovente ci ricordano i grandi momenti belli e brutti della nostra storia». Come si comincia una collezione di francobolli? «I ragazzini possono farlo addirittura attraverso scambi o spendendo poche migliaia di lire. Invece si possono spendere parecchi quattrini se si ambisce a possedere grandi rarità che possono arrivare a cifre paragonabili ai grandi quadri o a meravigliosi oggetti di antiquariato». Lei potrebbe fare dei nomi di grandi collezionisti? «So posso fare un nome, visto che è di dominio pubblico, ricorderei che Giulio Andreotti è un collezionista di francobolli». E all'estero? «Un tempo erano i reali, adesso ci sono i principi della finanza e tra questi anche molti di coloro che operano nel mondo dei computer e comperano francobolli spendendo milioni di dollari». Lei è il re dei francobolli italiano, come ci vedono all'estero? (Ride) «I re non ci sono più. E vero che la nostra famiglia è molto conosciuta nel mondo in questo settore. Non per inerito mio però devo dire che io sono l'unico membro onorario non cittadino britannico della "The Royal Philatelic Society London", il più illustre membro della quale fu re Giorgio V d'Inghilterra». I suoi figli lavoreranno con lei? «Me lo auguro». E' un mestiere divertente? «Se è fatto a un certo livello è il Politecnico del collezionismo in quanto non si ragiona con aggettivi come bello o brutto ma solo per dati tecnici e storici. Ciò ci porta ogni tanto ad essere pionieri anche fuori dal nostro ambito». Vuol dire che lei fa altre colle¬ zioni? «Sì, in alcuni altri ambiti e soprattutto di manifesti che sono diventati una nuova branca della nostra attività. Il manifesto a nostro avviso è il più chiaro testimone visivo del secolo che tra circa 450 giorni finirà. Con l'avvento dell'astrattismo e di altre correnti informali, la genialità pittorica non ha più espresso in modo diretto e l'ormali; il proprio tempo. Non c'è nessun pittore che ci ricorda questo secolo fatto di automobili, aeroplani, viaggi, consumi, cinematografo...». Si può venire da lei per cominciare una collezione? «Sì, certamente, ma vi sono anello altri commercianti in grado di dare consigli a chi comincia». In Italia quanti collezionisti di francobolli ci sono? «Tra cinquecentomila e un milione. Bisogna precisare che in Italia come in ogni Pelose il più grande mercanto non è un privato, ma è lo Stato: attraverso la vendita di francobolli omessi comperati dai collezionisti Io Stato italiano trae circa 50 miliardi di utili all'anno». Lei ha sofferto per non averepotuto comprare un determinato francobollo? «Sì. E' una sofferenza che si verifica ; più volte all'anno. Un vero appassionato non ha limiti storico-geografici e vorrebbe comperare francobolli di tutto il mondo ma non è i sempre possibile» Quanti francobolli ha lei? «Non conta il numero, ma il censo. Abbiamo però un settore definito filatelico, industriale, o por corrispondenza, dove si maneggiano parecchi milioni di francoboli Vanno ma di valore modestissimo. Volevo però aggiungere che la nùa ultima passione è il collezionismo spaziale. Anche tute spaziali e altri cimeli». Alain Elkann iti Il filatelista è un cronista della parola scritta, essere collezionisti significa impiegare in modo interessante il tempo libero ■■ Ull mio mestiere non si impara sui banchi di scuola. Bisogna però avere una grande cultura Con poche migliaia di lire può iniziare questa avventura Cronache Bolaffi: ricordano i momenti misteriosi della nostra storia c°gno/ne..BOLAfp| Nom* AlBERTp O..TPRINO m- *esiden^ TORINO Hobby :--S^iSo: Il filatelista Alberto Bolaffi Alcuni esemplari di cosmogrammi, lettere dallo spazio inviate dagli astronauti russi TORINO J; «I gialli migliori? Sono i francobolli » Domenica Alcuni esemplari di cosmogrammi, lettere dallo spazio inviate dagli astronauti russi Il filatelista Alberto Bolaffi