La doppia eredità di un canto libero di Marinella Venegoni

La doppia eredità di un canto libero Da Vandelli a Grignani: ecco chi potrà interpretare i vecchi motivi e rappresentarne il futuro La doppia eredità di un canto libero CI sono le royalties che porteranno moneta sonante a Grazia Letizia e a Luca, ma poi c'è anche l'eredità artistica. Chi ha titolo per cantare, oggi, le canzoni di Lucio Battisti & Mogol? La domanda già prefigura un repertorio che potrà essere eseguito in vari modi e stili, come succede ai grandi autori classici; appropriandosi anzi dei canoni della musica «seria», il pop italiano potrebbe guardare a scenari finora inesplorati e far nascere un Ensemble Battisti o qualcosa del genere. Passato il tempo del lutto sincero, lo showbusiness comincia da domani a farsi i conti; e fra Roma e Milano già sono in rialzo le quotazioni di coloro che hanno sempre interpretato le canzoni più amate del musicista, perché proprio a loro erano destinate quando sono state scritte. In pole-position, ci sono i volti scelti da Canale 5 l'altra sera, quando «Il mio canto libero» dedicato al musicista di Poggio Bustone ha collezionato il pubblico delle grandi serate: 8 milioni 268 mila telespettatori, a conferma che l'attenzione sullo Scomparso resta diffusa e altissima. L'orrore degli inserti pubblicitari ha indignato anche i più assonnati, ma l'Italia ha riscoperto in tv il l'ascino della proposta originaria, che rida interesse a volti segnati magari dagli anni ma non per questo pronti al pensionato, come vorrebbero certi teorici del giovanilismo ad oltranza, che ignorano la grande provincia italiana e le sue scelte senza sofismi, i gusti longevi, la memoria lunga e i sogni dettati dalle emozioni. Da più di un anno, Maurizio Vandelli uno che non può esser certo accusato di strumentalizzare il momento - canta in concerto tutti i brani più famosi di Battisti (compresa «Emozioni»), anche quelli non scritti per l'Equipe '84 come «29 settembre»: in tv si è vista bene la facilità con la quale infilava le canzoni, con voce inalterata. Non è difficile dun¬ que pronosticare per Vandelli una stagione invernale carica di serate e altri impegni di rappresentanza «battistiana» ad alti livelli. Sposato con la sua manager Stella, che non lia ancora trent'anni, padre del primo figlio di pochi mesi, il musicista è naturale continuatore di una poetica destinata a non invecchiare. S'è rivisto cantare Shel Shapiro, leader di quei Rokes per i quali Mogol/Battisti scrissero «lo vivrò»: e chissà che anche lui - padre di due gemelli di 4 anni - non decida di uscire dall'esilio scelto anni fa per la fatica di esser popolare. 1 Dik Dik poi, avevano con Battisti anche legami di forte amicizia: da sempre cantano in concerto «Dolce di giorno» e «Il vento» che erano loro destinate, e ora l'ombra di scritture numerose incombe sul loro inverno tradizionalmente quieto. Potrebbe anche rinascere, per risalire in «motocicletta», la Formula 3, in questi giorni assente dalle celebrazioni. Prospettive si riaprono per molti volti d'epoca messi ormai da parte e ripescati soltanto per le serate della nostalgia tv: potranno avere a buona ragione aumenti di cachet, più occasioni di lavoro, titolarità a parlare e raccontare. Poi, c'è l'indicazione liliale, dell'erede autentico di Lucio Battisti: non nel senso del vero figlio Luca, ma di colui che potrebbe incarnarne oggi la personalità il genio e l'ombrosità. E qui bisogna andarci prudenti. Gli Audio 2, lanciati dalla casa discografica di Mina e divenuti famosettì proprio per i loro dischi «alla Battisti», non paiono aver titoli sufficienti a guadagnarsi lo scettro; molli occhi sono ora puntati alla voce battistiana di Gianluca Grignani, mutevole ragazzo che, passato per Sanremo, rifiuto poi il versante più commerciale della canzone. Sarà lui? Lo scopriremo solo vivendo, come cantava Battisti. Marinella Venegoni

Luoghi citati: Italia, Milano, Poggio Bustone, Roma, Sanremo