Berlusconi: tratto solo sullo legge elettorale di Maria Grazia Bruzzone

Berlusconi: tratto solo sullo legge elettorale Alla festa della Vela il leader del Polo spara a zero su governo e comunisti: «Sempre gli stessi» Berlusconi: tratto solo sullo legge elettorale «Il referendum una roulette» FORMIA DAL NOSTRO INVIATO «Noi siamo disponibili a trattare con la sinistra una uosa sola: una legge elettorale che dia alla gente la possibilità di eleggere i candidati che vuole veramente. Anzi, credo che fare una legge del genere sia una responsabilità a cui il Parlamento non si può sottrarre». Alla fine di una giornata tutta negativa, dopo aver ribadito il suo no a tutto campo al dialogo con la maggioranza, al termine di un «botta e risposta» coi giovani del Ccd alla festa della Vela, Berlusconi fa un'improvvisa apertura su un tema certo non irrilevante: la legge elettorale, che anch'ebbe fatta «anche se la Corte Costituzionale ammettesse il referendum». «Voi lo avreste proposto, se non lo avesse fatto Di Pietro?» gli ha chiesto un ragazza. «Di Pietro, da quel profittatore che è, gli è saltato sopra, ma il referendum lo ha proposto Mario Segni», precisa il leader del Polo. Che si dice, e non è la prima volta, scettico sulla sua ammissione da parte della Consulta «perché non abroga una leggi! ma la manipola e la Consulta ha sempre bocciato i referendum manipolativi: non credo che cambierebbe per fare un favore a Segni e Di Pietro». Non solo. Berlusconi aggiunge che si tratta di una cattiva proposta, perché «toglierebbe sì il proporzionale, ma per assegnare poi i seggi a casaccio, come in una roulette». Per questo «è comunque un dovere» fare una legge elettorale, conclude. Conti-addicendo nettamente il suo alleato Fini che al referendum è sempre stato favorevole, almeno da quando si è dissolta la Bicamerale. E' l'unico spiraglio, sia pure non piccolo, in una giornata che appare come l'inizio di un lungo tour elettorale destinato a tenere il Cavaliere «fuori dal teatrino della politica» e «vicino alla gente», almeno fino alle amministrative di novembre, e in vista di quelle di primavera e delle europee, con l'obiettivo di portare il Polo, secondo gli ultimi sondaggi azzurri «già al 50%, un punto più o meno, non importa», a diventare maggioritario. E di rafforzare ancora Fi, «già al 30%, che in autunno terrà i congressi provinciali. «Le politiche sono lontane, questo governo resisterà. Ieri non ho detto che è morto, ma che è morto politicamente», spiega di prima mattina il Cavaliere. Sembra tomaio ai toni e ai riti degli esordi. Ad accoglierlo sul palco una piccola orchestra e un coro che intona l'Inno di Mameli e quello di Fi. Berlusconi lo ascolta compunto, ringrazia e annuncia la prossima nascita dei «cori azzurri», 117 cori, quante sono le province italiane, fra i quali bandirà anche un concorso. «Il coro è un modo per stare insieme, per conoscersi, da giovane avevo molte fidanzate nei cori» racconta Silvio, spiegando che si premiere «la voce più bella, il talento musicale, e la fede nei valori di Forza Italia». E di preghiera parla di nuovo, commosso, a proposito dell'inno. «L'ho scritto pensando che vada cantato tenendosi per mano con le braccia alzate», spiega. E alla fine, dopo aver tirato fuori solennemente il suo primo discorso della campagna del 1994 che elenca i valori azzimi ispirati alle «libertà delle democrazie occidentali» e aver chiesto alla platea di ascoltarlo in piedi, il pubblico accoglierà anche i'invito di cantare per mano. Nel mezzo, e poi coi giovani del Ccd, i molti attacchi al governo «di sinistra» e ai «comunisti che sono sempre gli stessi», come quelli russi «che hanno fatto premier un uomo del Kgb». Nell'enfasi anticomunista Berlusconi se la prende persino col ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer «che fa scrivere i nuovi libri di testo agli Istituti della Resistenza e fa studiare solo il '900, sen¬ za che si legga mai la parola comunismo: la sinistra vuole plagiare le menti dei nostri figli». Ce n'è anche per Di Pietro, paragonato al capo dell'estrema destra francese Le Pen. Per Bossi, «un furbacchione, mi vero talento nell'improwisare slogan, ma la sua Lega oggi è al 4,8 %, buon per noi». Più mite con l'Udr, «che ha invitato il Polo a votare per la finanziaria, ma senza le 35 ore: cosa impossibile. Non capisco i tatticismi di Cossiga», dice Berlusconi, che considera Tony Blair «nipote della Thatcher, dunque più vicino a noi» e plaude a Sergio D'Antoni «che sta guidando bene il sindacato». Quanto alla maggioranza «nel Paese non c'è già più: tentano di coprire le loro difficoltà invitandoci al dialogo, ma noi non cadiamo nella trappola, perché non si dialoga solo a parole, ci vogliono i contenuti». Un muro che viene poi scalfito dall'apertura sulla legge elettorale. Maria Grazia Bruzzone Silvio Berlusconi con lo spartito dell'inno di Forza Italia leader azzurro annuncia la nascita di I 17 cori per cantare in tutte le feste e in tutti i congressi del suo partito

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