Manette allo 007 di Lombardini
Manette allo 007 di Lombardini Cagliari: è un benzinaio che si era interessato a alcuni sequestri per conto del procuratore Manette allo 007 di Lombardini Avvisò il giudice suicida che indagavano su di lui CAGLIARI. Un tintinnio di manette ha fatto da sottofondo, insieme con le preghiere, alla colonna sonora del trigesimo della morte di Luigi Lombardini, ricordato con una messa nella Cattedrale di Cagliari: un «pretoriano» del magistrato che avrebbe messo su una milizia privata per indagare sui rapimenti è stato arrestato da agenti giunti da Palermo e trasferito nel carcere di Pagliarelli, nel capoluogo siciliano. L'imprenditore Salvatore Carboni, 47 anni, proprietario di una stazione di rifornimento, è accusato di favoreggiamento nei confronti del procuratore suicida. Martedì sarà interrogato dal gip che ne ha ordinato il fermo per scongiurare un mcruinamento delle prove. Nato a Palermo ma da tempo residente a Cagliari, Carboni è stato «intercettato» venerdì dagli investi- gatori nella casa della convivente, ma la notizia è trapelata solo ieri. E rappresenta una svolta nell'inchiesta legata al sequestro Melis, indagine segnata dal gesto estremo di Luigi IiOmbardini e dalle successive polemiche, ma che fino all'altro giorno non aveva indiziati dietro alle sbarre. Forse gli accertamenti sono a una svolta. L'accusa di favoreggiaménto contestata all'imprenditore sardo non spiega le ragioni del provvedimento. Dicono di più le indiscrezioni filtrate a Palermo: Carboni pare sia il destinatario di tre lettere ritrovate, dopo il suicidio, nell'ufficio di Lombardini e con le quali una «talpa» informava «Salvatore» degli sviluppi di alcune vicende processuali, tra le quali quella che riguardava il magistrato al centro dell'indagine condotta dal pool di Caselli. Gli inquirenti non hanno ancora identificato l'autore dei messaggi e anzi devono stabilire se si tratti di una o più persone. Carboni ha fatto parte in passato del consiglio di amministrazione di una società, assieme al fratello di Lombardini, Carlo. Una quindicina di giorni fa, in ima lunga intervista all'«Unione Sarda», aveva spiegato di aver collaborato con il giudicesceriffo fin dal '82, interessandosi per la soluzione del dramma di tre ostaggi. Aveva negato che il magistrato avesse messo in piedi una struttura parallela per continuare a interessarsi dei sequestri, sostenendo che si trattava solo di ima rete di amici disposti ad aiutarlo. «Lombardini era una persona onesta», aveva aggiunto, spiegando che il «Dottore» ricorreva però anche a «detenuti e fiancheggiatori dei sequestri». Aveva poi affermato che pur dovendosi occupare di rapimenti, il procuratore si metteva in moto «solo quando glielo chiedevano certe autorità, Parisi, capo della polizia, il presidente della Repubblica Cossi^a, il ministro dell'Inter¬ no Scotti». Affermazioni che forse l'imprenditore dovrà confermare martedì in interrogatorio. Nella sua vicenda c'è mi particolare singolare: è stato arrestato 24 ore dopo il colloquio tra il pm cagliaritano Moi e il pm siciliano Di Leo. Proprio Moi, anni fa, si era interessato a Carboni durante un'inchiesta su un giro di usurai e gli aveva sequestrato un'agenda ricca di appunti che facevano riferimento a Luigi e Carlo Lombardini. Misteri, quindi, si sommano a misteri. E la soluzione non sembra a portata di mano, poiché mancano ancora troppi elementi di valutazione. Tanto più che nel giallo ieri s'è inserito l'ennesimo particolare sconcertante: il difensore di Lombardi u Luigi Concas, ha denunciato di aver subito pressioni perché rinunciasse a tutelare gli interessi di Grauso, coinvolto negli accertamenti sul sequestro Mehs e sull'attività segreta del magistrato morto. Corrado Grandesso Carboni avrebbe girato al magistrato tre lettere in cui si annunciava l'inchiesta del pool Il magistrato Luigi Lombardini, suicidatosi un mese fa nel suo ufficio della procura di Cagliari
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