La sit-com in stile brillante edita da Kenneth il terribile

La sit-com in stile brillante edita da Kenneth il terribile La sit-com in stile brillante edita da Kenneth il terribile GIUSTIZIA E SPETTACOLO SWASHINGTON CENA prima: E' il 28 dicembre 1997. Il Presidente e Monica Lewinsky sono sull'uscio della porta che dà sullo studiolo adiacente all'Ufficio ovale. «Ero li per il mio bacio di Natale - racconta l'ex stagista -. E mi accorgo che mentre mi sta baciando tiene gli occhi spalancati e guarda fuori dalla finestra. Mi sono arrabbiata. Non era molto romantico da parte sua. Lui mi disse: "Sto guardando fuori per accertarmi che non ci veda nessuno"». Scena seconda: Il Presidente e Monica Lewinsky sono avvinghiati nel corridoietto senza finestre che porta al cucinino dell'Ufficio ovale. «Signor Presidente!», urla Harold lekes, stretto collaboratore di Clinton, entrando di corsa nell'Ufficio ovale. E Monica: «Il Presidente si abbottonò in fretta e furia non ci svestivamo mai per paura di essere sorpresi - e usci per andare incontro ad lekes. E io ridevo perché si vedeva che era ancora molto eccitato». Scena terza: E' tardi, Monica e le sue colleghe hanno ancora da lavorare alla Casa Bianca e decidono di ordinare pizze per tutti. Il Presidente, che lavora poche stanza più in giù, viene a saperlo e chiama Monica per telefono: «Di' che ho chiesto di avere anch'io una fetta di pizza così ci possiamo vedere». Pochi minuti dopo Betty Curde, la segretaria del Presidente, si affaccia nell'Ufficio ovale e dice sorniona: «Presidente, e arrivata la ragazza, quella con le pizze...». Gente che entra e che esce dall'Ufficio ovale, telefonate inopportune, incontri furtivi, colpi di scena, equivoci a non finire, scenate di gelosia: al di la dei dettagli sessuali, che alla lunga diventano ripetitivi e perfino un po' noiosi, il Rapporto Starr si legge come la sceneggiatura di una divertente sitcom, con elementi farseschi di grande comicità. Il merito è anche degli autori Brett Kavanaugh e Stephen Bates, due brillanti avvocati con una passione per la bella scrittura (Bates, autore di diversi libri, ha studiato tecniche di narrativa a Harvard) cui Kenneth Starr si è rivolto per rendere il suo rapporto più leggibile ed efficace. E l'idea ha funzionato. I migliori sceneggiatori di Hollywood non avrebbero potuto fare un lavoro migliore: il rapporto - 445 pagine - si legge d'un fiato. Ci sono momenti in cui il racconto passa dal comico allo sdolcinato, come quei melodrammi che vanno in onda la mattina. Per esempio, dopo il loro terzo incontro sessuale Monica, che dice di essere molto «insicura», teme che il Presidente si sia dimenticato il suo nome. Lui le dice che non è ve¬ ro, che se lo ricorda benissimo. «Allora gli ho chiesto perché non mi faceva mai delle domande personali, se tra noi era solo una questione di sesso oppure aveva un qualche interesse a conoscermi meglio, come persona». Ma il Presidente si mise a ridere, la baciò e «abbassò i pantaloni». Altri momenti sono intrisi di neo-bovarismo. Come quando Monica si abbandona al Presidente e gli chiede se lascerà Hillary, se potranno mai vivere insieme. Lui la fa sognare. «Mi disse: "Beh, non lo so, forse fra tre anni sarò da solo". Poi, scherzando, chiese "ma cosa faremo quando avrò 75 anni e dovrò far pipì 25 Volte al giorno?". Gli risposi che avremmo risolto anche quel problema». Ma forse le pagine migliori del Rapporto Starr sono quelle che descrivono la fine del rapporto (il titolo del capitolo è drammatico: «The Break Up», la rottura). Il Presidente si fa negare, trova scuse per evitarla, non vuole neppure far sesso telefonico (l'ultima volta si è addormentato al telefono). Monica intuisce che è la fine. «Un giorno chiamo il Presidente e la segretaria (la solita Betty Currie, ndr) mi dice che è andato a giocare a golf e allora davvero impazzisco di rabbia». Comincia a minacciare il Presidente, che si adopera per trovarle un lavoro. Ma la furia dentro di lei cresce. «E' finita dice ad un'amica - non so cosa farò adesso ma non posso continuare a sguazzare in questa robaccia. Spero che non mi chiami mai più. Non ha nemmeno le palle per dirmi la verità». Andrea di Robilant Gente che entra e esce dallo Studio Ovale colpi di scena ed equivoci a non finire ra, comunsirno ià re t. lre sa gli po se detto la verità sin dallON diSs*. s« La copertina del chilometrico rapporto consegnato al Congresso dal procuratore indipendente (nella foto a fianco) Kenneth Starr (foto ansa)

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