«Non trattiamo, e vinceremo» di Augusto Minzolini

«Non trattiamo, e vinceremo» Il leader mostra nuove proiezioni: siamo in testa, e adesso si va in campagna elettorale «Non trattiamo, e vinceremo» II Cavaliere alza il tiro sull'Ulivo RETROSCENA LE STRATEGIE DEL POLO ROMA TJLLA di nuovo. Le vacanze non hanno portato consiglio ai due Poli che sono ancora al muro contro muro. Gli scampoli di una trattativa che tarda a decollare e forse non si alzerà mai in volo, si consumano solo in colloqui a cui un pò tutti i protagonisti si prestano più per dovere che per convinzione. L'ultimo a misurarsi con l'ardua impresa di riaprire un dialogo tra sordi e il presidente della Camera, Luciano Violante. Lo strumento come al solito è il telefono e l'interlocutore è Pierferdinando Casini. Inutile aggiungere che il tentativo risulta vano. «Io sono per le riforme - è la risposta del polista - ma in questo momento non c'è trippa per gatti. Sicuramente fino al 23 settembre, cioè fino a quando si voterà a Montecitorio la nostra proposta di istituire ima Commissione d'inchiesta su Tangentopoli, non succederà niente. Io, comunque, sono pessimista anche per il dopo». «Ho cercato - è la rispota laconica del presidente della Camera, che ha una gran voglia di succedere a Scalfaro al Quirinale - di convincere D'Alema a votare a favore della Commissione. Vedremo...». Ma quel 'vedremo' del presidente della Camera che confida nel futuro, probabilmente rimarrà lettera morta. Eh sì, perchè il Silvio Berlusconi che ieri si è ripresentato a Roma per riunire lo stato maggiore del Polo nel suo domicilio di via del Plebiscito, ha la testa da tutt'altra parte. Inebriato dai sondaggi il Cavaliere si prepara ad una lunga campagna elettorale con in testa l'obiettivo delle europee. «Noi del Polo - ha annunciato ieri a Gianfranco Fini e Casini - siamo al 50% insieme all'Udr che, va detto, non supera il 3%. La Lega è precipitata al 4,5%, mentre l'Ulivo senza Rifondazione non va oltre il 40. Ecco perchè dobbiamo andare avanti senza partecipare ai tatticismi e alle beghe di Palazzo fino all'elezione del nuovo Capo dello Stato. Poi, il giorno prima, non certo adesso, decideremo il da farsi. Anche perchè chi pensa che l'Ulivo chiederà il nostro parere si illude. Quelli il nuovo presidente se lo eleggeranno da soli». La verità è che nel suo eremo, nel «suo splendido isolamento» per usare un'espressione di Giu¬ liano Ferrara, Berlusconi sta bene. «Questo governo è già morto nel paese - ha spiegato ancora ai suoi interlocutori - ed è mutile lambiccarsi il cervello in qualche trattativa. Nella maggioranza su temi importanti come la giustizia convivono venti posizioni. Senza contare che quelle più ragionevoli, quelle cioè di Marini e di D'Alema, sono minoritarie rispetto all'ottusità dei vari Prodi, Veltroni, Di Pietro e Flick. Per cui è mutile farsi coinvolgere in qualcosa che non va da nessuna parte e potrebbe solo penalizzarci sul piano elettorale». Berlusconi sembra aver proprio imboccato una strada senza ritorno, che lo porta ad osare sempre più. E non solo per attitudine, dato che i suoi interlocutori non gli hanno lasciato grandi alternative. Per quale ragione, infatti, il Cavaliere dovrebbe cambiare? Basta pensare al'ultima proposta di Prodi e Flick sulla giustizia, quella bocciata da Marini e D'Alema: sembrava studiata apposta per lasciare solo e soltanto lui sul banco degli imputati di Tangentopoli. Quindi, è quasi naturale che il Cavaliere abbia messo nel mirino il governo e inaugurato la sta- gione dell'«opposizione dura e irriducibile»: dalla manifestazione sull'occupazione organizzata a Roma il 24 ottobre, cioè alla vigilia delle elezioni provinciali della capitale, alla mozione di sfiducia contro il ministro delle finanze, Vincenzo Visco; dal referendum contro le 35 ore che sarà promosso dal Polo quando il provvedimento voluto da Fausto Bertinotti diventerà legge, ad una posizione di intransigente opposizione sulla legge finanziaria («i parlamentari del Polo che non faranno la loro parte in aula non saranno ricandidati»). E questo atteggiamento aller¬ gico ad ogni mediazione su cui ha compattato il Polo, Berlusconi lo applica soprattutto all'argomento giustizia. «E' inutile trattare - ha ripetuto più volte nell'incontro di ieri - quando dall'altra parte non c'è una posizione univoca». Così alla fine l'unico argomento su cui il centrodestra sembra orientato ad accettare un accordo con l'Ulivo riguarda una modifica della legge elettorale euroepa: nulla di stravolgente, comunque, il Polo al massimo è disponibile all'introduzione di una piccola soglia di sbarramento per impedire la proliferazione delle liste regionali. La voglia d'intesa di Berlusconi si riduce a questo. Per il resto il personaggio si gongola sui sondaggi, sulle difficoltà e sulla crisi d'immagine del governo. «Dobbiamo mettere nel conto - è stata l'idea guida che ieri Berlusconi ha prospettato ai suoi - sette-otto mesi di opposizione a tutto campo». Insomma, il Berlusconi di set¬ tembre non è per nulla diverso da quello di luglio. E anche se l'Ulivo in questo momento sta peggio del Polo, non di meno grossi punti interrogativi continuano a pesare sulle scelte del Cavaliere. Può il centro-destra attestarsi su una posizione squisitamente elettoralistica per mesi, e forse per anni, dato che la scadenza naturale delle elezioni politiche è lontana? Berlusconi deve o no mettere nel conto che l'Ulivo deciderà di andare alle urne solo quando l'opinione pubblica gli sarà più favorevole? Ed ancora: una posizione rigida, di muro contro muro, restia al dialogo, non rischia di far prevalere nello schieramento avversario le posizioni dei falchi, degli esponenti più contrari al centrodestra? Domande che rimangono senza risposta e che fanno somigliare la scelta di Berlusconi più che a una strategia politica ad una scommessa che può finire bene ma anche male. Augusto Minzolini Forse arriverà anche una mozione di sfiducia contro Vìsco «E se insisteranno con le 35 ore prepariamoci al referendum» Nella foto grande a sinistra il leader del Polo Silvio Berlusconi Qui accanto il segretario del Pds Massimo D'Alema

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