Il suicidio, l'ultimo mistero su Gelli

Il suicidio, l'ultimo mistero su Gelli Oggi sarà chiesta ufificialmente alla Francia l'estradizione. Ieri in ospedale due giudici francesi Il suicidio, l'ultimo mistero su Gelli La polizia: fermato in tempo NIZZA DAL NOSTRO INVIATO Nascosto sotto un cerotto sul polso sinistro c'è l'ultimo giallo di Licio Gelli. «Tentato suicidio», ha annunciato ieri da Parigi la polizia francese. Piccolo gesto di autolesionismo, ha corretto dall'Italia la polizia italiana. «Sciocchezze e fantasie», ha detto ieri mattina qui a Nizza, nella sala d'attesa del reparto di cardiologia del'ospedale Pasteur, Maurizio, figlio del Venerabile, più preoccupato a fare sapere che il padre sta male, «molto male». E' - raccontano Maurizio e l'avvocato Michele Gentiloni - intubato nella sala rianimazione. Ma anche questo non è così sicuro. Lido Gelli ha il potere di sollevare intorno a sé una nuvola di nebbia e di mistero ogni volta che appare sulla scena della cronaca. I fatti sembrano opinioni, le versioni si cambiano e confondono con il passare delle ore, tutto si annebbia in un mdefinito che appare in realtà un'abile strategia difensiva per attutire il colpo, rinviare le decisioni, sospendere le procedure, attivare amicizie e depistaggi. Ma, per quel che si capisce di qui, la macchina dell'estradizione è in moto e non dovrebbero esserci ritardi. Oggi sarà chiesta ufficialmente alla Francia la riconsegna dell'imputato, condannato in via definitiva a 12 anni (8 da scontare) per la bancarotta del Banco Ambrosiano. I magistrati francesi non hanno perso tempo. Ieri Gelli, in ospedale, ha ricevuto la visita di due giudici, il procuratore di Nizza e quello di Grasse. Il primo gli ha notificato i due ordini di cattura della giustizia italiana, quello per l'Ambrosiano della procura generale di Milano, e quello per una truffa (il reato contestato è l'associazione a delinquere) emesso dalla procura di Roma. Il procuratore di Grasse, invece, gli ha notificato la denuncia per il documento falso che Gelli ha esibito al momento dell'arresto. I medici, secondo fonti di pohzia, hanno autorizzato l'incontro tra i magistrati e Gelli ritenendo le sue condizioni psico-fisiche «compatibili». Il che significherebbe che il vecchio capo della P2 non è così grave come il figlio e l'avvocato vorrebbero far credere. Anzi, sempre secondo la pohzia, Gelli si sarebbe anche rifiutato di rispondere a qualunque do- manda dicendo: «Parlerò più avanti alla presenza dei miei avvocati». Il difensore Gentiloni ha precisato che le questioni giuridiche saranno affrontate dopo, per ora «la cosa che ci interessa di più sono le sue condizioni di salute». L'altro difensore italiano, Stefano Angiolini, ha invece anticipato che Gelli si opporrà all'estradizione. D'altra parte, se non si opponesse, potrebbe essere rimpatriato subito. Invece Gelli tira a rimanere qui, possibilmente all'ospedale Pasteur, ad organizzare il processo di estradizione che è competenza della corte d'appello di Arx-en-Provence. Vedremo. Fi- no a lunedì, secondo i periti della procura che ieri si sono recati in ospedale, Gelli rimarrà al Pasteur. Qui è arrivato ieri mattina verso le 11, dopo una notte piuttosto difficile passata all'ospedale Saint Roch, più piccolo e meno attrezzato. Fin verso le 2 della notte il commissario Andrea Cavacece, l'uomo che lo ha arrestato, lo ha controllato quasi a vista ed assicura che appariva ((tranquillo». Ma tre ore più tardi è successo il giallo che nessuno ieri ha poi spiegato in modo convincente. Gelli si sarebbe ferito volontariamente al polso sinistro con il frammento di una lente degli occhiali. Ferita lie- ve e superficiale ora coperta da un semplice cerotto. Ma secondo la polizia italiana sarebbe stato fermato in tempo. Questo non significa che se lasciato solo avrebbe veramente tentato il suicidio. Ma che comunque è stato «fermato» subito dal poliziotto che lo controllava. Maurizio Gelli ha smentito seccamente, dicendo addirittura che quel cerotto potrebbe essere stato messo «dopo una flebo». Ha però aggiunto che il padre ha avuto ben due crisi cardiache. Alla polizia italiana non risulta. E l'autorizzazione dei medici all'incontro con i magistrati francesi sarebbe la prova che non c'è mai stata alcuna crisi. A questi piccoli misteri se ne aggiungono altri se si va a Cannes, in rue Rouaze, al residence Jardins de la Croisette, dove secondo la versione ufficiale il Venerabile viveva da più di un mese insieme alla sua compagna, la romena Gabriela Vasile e dove sarebbe stato arrestato giovedì alle 14 insieme al figlio Raffaello e alla nuora Marta. Il residence, che si trova esattamente alle spalle del Cartoon, uno dei grandi alberghi dei divi del cinema, è un gigantesco ed elegante falansterio con 160 appartamenti, sette ingressi (ed uscite) più il garage sotterraneo con ascensori che portano direttamente ai piani. Chiedere agli inquilini che entrano ed escono qualche notizia su quel vecchietto con la barba bianca arrestato dalla polizia è un esercizio inutile e faticoso: <Uamais vu», mai visto. I custodi, marito e moglie, ripetono lo stesso ritornello: ((Arresti? Polizia? Perquisizioni? Noi non ci siamo accorti di niente, l'abbiamo saputo dalla tv e letto sul giornale...». Possibile? Possibile. La regola di questi condomini è la riservatezza (o l'omertà, a seconda dei gusti). Dicono i custodi che qui vivono persone di ogni nazionalità che affittano da proprietari anch'essi di ogni nazionalità. Centinaia di persone che vanno e vengono, senza salutarsi e senza alcuna curiosità reciproca. Molti italiani? «Molti». Nessun vecchietto con la barba bianca? «Nessuno». Però una novità c'è ed è che la versione ufficiale dell'arresto, a distanza di sole 24 ore, è cambiata. Gelli e i suoi famigliari non sono stati arrestati sotto il residence, ma sull'auto che la nuora Marta aveva noleggiato il mattino all'aeroporto di Nizza e che era sLata parcheggiata non accanto al residence. Dettagli? SI, ma che fanno parte di quella nebbia che circonda vita e opere del Venerabile. Ieri mattina sono stati liberati (erano trattenuti come ((testimoni», secondo la legge francese) figlio, nuora e convivente attesi fuori dalla caserma Auvar da un genero con altre figlie e nipoti su Bmw targata Principato di Monaco. Quella eh Gelli è una grande famiglia. Dichiarazioni? Nessuna. Cesare Martinetti IL FIGLIO «Mio padre sta molto male Ha avuto due attacchi di cuore è in rianimazione» I VICINI «Arresti? Polizia? Perquisizioni? Non ci siamo accorti di niente, l'abbiamo visto in tv» I MEDICI «Le sue condizioni psicofìsiche gli consentono di incontrare i magistrati» A sinistra Licio Gelli dal barbiere in una foto d'archivio. Sotto la sua compagna, Gabriela Vasile