Israele ritrova l'ex nemico di Fiamma Nirenstein

Israele ritrova l'ex nemico Il nuovo leader russo ha rapporti «storici» con i Paesi arabi Israele ritrova l'ex nemico N GERUSALEMME ELLE agitate stanze del potere mediorientale, in queste ore c'è un punto interrogativo in più, un nuovo oggetto di discussione in arabo e in ebraico. Si tratta di Evghenij Primakov, l'uomo che certo è quello che più ha influenzato, fra gli europei, la sorte dell'area ai tempi della Guerra Fredda ed oltre, prima come uomo del Kgb, poi come ministro degli Esteri dell'Unione Sovietica, e più avanti come ministro degli Esteri della Russia post-comunista, a partire dal 1995. Adesso è il primo ministro di quel grande Paese: che farà dunque l'uomo che ha inventato la politica sovietica filoaraba, e che non ha potuto sopportare di vedere la sua Russia fatta fuori a vantaggio degli Stati Uniti? Da quando è stato nominato ministro degli Esteri, infatti, Primakov ha deciso di risvegliare l'Orso Russo. E' già venuto tre volte in zona, soprattutto per fare la spola tra Gerusalemme e Damasco, ma naturalmente ha incontrato anche tutti gli altri leader arabi, con particolare attenzione per Arafat. Durante le sue discussioni con Netanyahu, tutti hanno notato che chiamava il suo Paese 1'«Unione Sovietica» anche se il comunismo è defunto da tempo. In realtà ci sono due modi diversi di leggere le intenzioni di Primakov, anche se in generale possiamo già dire che siriani, iracheni, iraniani, libici, gioiscono; invece Israele è molto preoccupato, e lo si vede da tutti i commenti dei mass media e sulle prime pagine dei giornali. Una speranza astratta ma senz'altro affascinante l'ha tirata fuori ieri l'ex capo di gabinetto di Netanyahu, il russo Yvette Lieberman, di cui si dice fosse a sua volta un membro del Kgb: «Ricordatevi che il vero nome di Primakov è Finkelstein, che suo padre era ebreo e lui ne parla volentieri; stamane per prima cosa ha telefonato a parte della nomenklatura ebraica eco- Israel nomica di Mosca». Gli altri israeliani speranzosi ricordano anche l'estremo realismo del personaggio, che dovendo pensare innanzitutto agli affari interni, non sceglierà un fronte occidentale. Ma più realistiche considerazioni ci conducono altrove. Intanto, l'atteggiamento di Primakov verso Saddam Hussein: subito dopo la Guerra del Golfo, scrisse un articolo sulla «Pravda» vantando un'affettuosa amicizia ventennale con il leader iracheno. Nel 1997, già ministro degli Esteri, fece astenere il suo Paese dal voto della risoluzione 1134 del Consiglio di Sicurezza dell'Orni che coglieva Saddam «in flagrante violazione degli accordi firmati dopo la guerra». Così facendo rompeva per la prima volta la coalizione del '91 e proseguiva nel suo tentativo di sollevare Saddam dalle sanzioni dell'Orni. Nel frattempo un certo numero di compagnie petrolifere russe firmavano un contratto di esclusiva per 60 milioni di barili di petrolio contro alimenti. Nel '98, mentre tentava di bloccare le ispezioni dell'Onu in emico Iraq, la Russia veniva accusata di aver fornito a Saddam grandi recipienti per fermentazioni chimiche, probabilmente usate per le armi. Primakov ha dimostrato un grande interesse anche per l'Iran, per cui la Russia seguita a realizzare la costruzione di due reattori nucleari nella regione di Bushehr. Anche i missili SS4 terra-terra, con una gittata di 1600 chilometri, fanno parte di forniture private russe che certo Primakov non ostacola. La Siria, poi, che dalla fine della Guerra Fredda aveva un esercito piuttosto malmesso è invece ora gratificata da un nuovo accordo coi russi per la fornitura di armi. Vendita d'armi e politica sono sempre andate a braccetto in una visione imperiale. Ed essa è un ottimo cemento politico interno: Vladimir Zhirinovskij e Ghennadi Ziuganov nel '97 e nel '98 hanno ambedue viaggiato molto in Libia in Iraq, in Giordania, in Egitto. E fu Zhirinovskij a proporre nel '96 alla Duma una risoluzione che chiedeva che l'Onu sollevasse la Libia dalle sanzioni. Si tratta di un punto di convergenza fra ultranazionalisti e comunisti che l'astuto Primakov potrebbe ben sfruttare. E in generale la Russia non ha potuto sopportare che dopo la fine della Guerra Fredda Israele le abbia mostrato disprezzo, non considerandola più il grande interlocutore dei tempi della Conferenza di Madrid. E' rimasto famoso il fatto che, quando il nuovo ambasciatore americano Martin Yndik presentò le sue credenziali al ministro degli Esteri Levi, fu ricevuto in mezza giornata. Alexander Bovin, il nuovo ambasciatore russo, fu tenuto in anticamera per due mesi. E Primakov ha la memoria lunga quanto la storia sovietica ed oltre: sa che in Medio Oriente ancora vale soprattutto l'arma della forza. Fiamma Nirenstein Ma l'ex capo di gabinetto di Netanyahu ricorda: «Il suo vero nome è Finkelstein, suo padre era ebreo e lui ne parla volentieri»