Fassino: l'Adriatico laboratorio di dialogo di Maurizio Molinari
Fassino: l'Adriatico laboratorio di dialogo Il sottosegretario con gli studenti dell'Est Fassino: l'Adriatico laboratorio di dialogo «Entro la fine dell'anno una Carta dedicata alla cooperazione regionale» CERVIA DAL NOSTRO INVIATO L'Ostpolitik italiana sta per compiere un nuovo passo ad Ancona, dove entro la fine dell'anno si riuniranno i Paesi dell'Adriatico per dar vita alla «Carta» sulla cooperazione regionale. L'annuncio viene dal sottosegretario agli Esteri perl'Europa, Piero Fassino, che ieri a Cervia ha fatto il punto su due anni di Ostpolitik durante una tavola rotonda con il gruppo di cinquanta studenti giunti dall'Est per il seminario estivo su «Transizione postcomunista e integrazione europea» organizzato dal «Network Balcani» dell'Università di Bologna. «L'Iniziativa Adriatica rientra negli sforzi per favorire sia il dialogo euromediterraneo che l'integrazione con l'Europa dell'Est ed i Balcani - spiega Fassino - e affronterà i temi socio-economici della cooperazione dalla pesca all'immigrazione, dagli investimenti alla tutela dell'ambiente». L'obiettivo è di fare dell'Adriatico un nuovo tassello della proiezione italiana verso l'Est già garantita da quattro fori multilaterali: Iniziativa Centroeuropea; Trilaterale con ungheresi e sloveni; Quadrilaterale con albanesi, bulgari e macedoni; Iniziativa per l'Europa del Sud-Est (Seci) assieme agli americani. «L'Adriatico sarà un nuovo laboratorio della cooperazione - promette Fassino - per favorire l'integrazione ed il dialogo con tutti». Non a caso ad Ancona, oltre a Italia, Croazia, Slovenia, Albania e Macedonia ci sarà forse Kosovo permettendo - anche la Federazione Jugoslava o quantomeno il Montenegro. Proprio il rapporto con Belgrado è stato uno dei piatti forti del confronto con gli studenti. «L'Italia non ha mai interrotto il dialogo con Milosevic anche se è ben consapevole delle sue gravi responsabilità - ha detto Fassino rispondendo ad uno studente serbo - perché se si vuole la pace in Bosnia e in Kosovo bisogna fare i conti anche con Milosevic. Un regola fondamentale della diplomazia è che se vuoi la pace devi parlare con chi fa la guerra». Nella sua lezione di Ostpolitik agli studenti dell'Est, Fassino ha indentificato i tre principi dell'azione italiana che ha visto in 26 mesi ben 200 missioni governative raggiungere gli ex Paesi comunisti dalla Polonia all'Albania, dalla Slovenia alla Russia, fino al Caucaso e all'Asia centrale: progressiva integrazione dei Paesi dell'Est nell'Unione Europea e nella Nato; sviluppo della cooperazione regionale; impegno per la stabilizzazione dei Balcani bloccando l'escalation dei conflitti e favorendo i negoziati. «In questa cornice - ha sottolineato - un passaggio fondamentale è anche il ruolo che l'Ue può giocare nel favorire la transizione in Russia, evitando che quella crisi possa destabilizzare l'intero continente. Insomma, superando le troppe timidezza di questi anni, l'Ue può assumere la leadership del processo di europeizzazione della Russia». Le ultime parole del sottosegretario confermano la strategia del «non escludere nessuno»: «Isolare rischia di aggravare la crisi mentre integrare è il modo per dare stabilità, vale per la Russia così come a Sud dei Balcani vale per la Turchia, un Paese collocato in una cerniera strategica dei rapporti Nord-Sud ed Est-Ovest, un Paese che abbiamo interesse a tenere in Europa. Pur con i suoi problemi aperti la Turchia, con la sua duplice identità laica e musulmana, non è estranea all'Europa. Allontanarla significherebbe far correre rischi alla stabilità dei Balcani, del Mediterraneo orientale e dell'Europa». Maurizio Molinari
Persone citate: Fassino, Milosevic, Piero Fassino
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