La Casa Bianca ribatte le accuse di Starr

La Casa Bianca ribatte le accuse di Starr La First Lady guida la squadra anti-impeachment: ce la faremo, sono fiera di mio marito La Casa Bianca ribatte le accuse di Starr Un contro rapporto: «Il procuratore ci perseguita» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La Casa Bianca ha bruciato il Congresso sul filo di lana ieri mattina consegnando ai media una contro-relazione sull'affaire Lewinsky appena un'ora prima che le prime pagine del Rapporto Starr comparissero su Internet. In un documento durissimo di 73 pagine, David Rendali, l'avvocato del Presidente, contesta punto su punto tutte le accuse mosse dal procuratore Starr. E dichiara: «Non ha commesso spergiuro, non ha inquinato le prove, non ha fatto abuso del suo ufficio, non ha intralciato la giustizia». Galvanizzati dal ritorno di Hillary Clinton, che ha ripreso un ruolo-guida nella difesa del marito e ha assicurato ad una sua assistente che «tutto andrà ok, ce la faremo», i fedelissimi del Presidente reagiscono con forza all'offensiva di Starr. Sollevati dal fatto che non ci sono rivelazioni clamorose, dicono di essere contenti perché con la pubblicazione del Rapporto Starr hanno finalmente qualcosa di concreto contro cui lottare. Il documento di Kendall va subito al cuore della vicenda: il Presidente - dice - non ha commesso spergiuro quando dichiarò che non aveva avuto una relazione sessuale con Monica Lewinsky. E questo perché dava per inteso che per «rapporti sessuali» l'inquirente parlasse di rapporti con penetrazione vaginale, mentre i due si erano limitati ad avere rapporti orali. Clinton, scrivono gli avvocati, non ebbe «una relazione lunga diciotto mesi». Piuttosto, ebbe una serie di incontri «impropri» - una mezza dozzina - all'inizio del 1996 e di nuovo all'inizio del 1997. «E in quegli incontri non ci furono "rapporti sessuali" così com'erano stati definiti». E aggiungono che gli incontri con la stagista cessarono non perché il Presidente temeva che la relazione stesse per essere scoperta «ma perché si rendeva conto che era una relazione sbagliata». La Casa Bianca contesta l'accusa di aver abusato del suo potere presidenziale per «sistemare» Monica Lewinsky dopo la loro relazione. Gli avvocati si limi¬ tano a dire che il Presidente chiese ai suoi amici Vernon Jordan, potente avvocato di Washington, e Bill Richardson, allora ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, di aiutarla a trovare un lavoro. E insistono che fu Monica a restituire spontaneamente alcuni regali che le aveva dato il Presidente: un libro di Walt Whitman, alcune spille (Starr sostiene invece che il Presidente le disse di riconsegnarli quando venne a sapere che sarebbe stata interrogata). «A nostro avviso - si legge - il procuratore Starr non ha trovato assolutamente nulla che possa essere anche lontanamente usa¬ to» per chiedere l'impeachment del Presidente, cioè la sua messa sotto accusa da parte del Congresso. «Al contrario: riteniamo che il procuratore Starr abbia pericolosamente oltrepassato i limiti del suo potere per descrivere in maniera drammatica una condotta che lungi dall'essere illegale è assolutamente corretta e legale». Ma la difesa degli avvocati non basta più ora che la vicenda è entrata nell'arena politica. Gli strateghi della Casa Bianca stanno componendo una squadra anti-impeachment per «lavorarsi» i media, il Congresso e l'opinione pubblica americana in previsione di una battaglia lunga e dura. Jolm Podestà, il vice capo di gabinetto, assumerà le redini di questa squadra. E sta cercando di rafforzarla con alcuni personaggi di spicco per aumentare la forza d'urto. In questi giorni la Casa Bianca ha anche contattato l'ex senatore George Mitchell, il mediatore della pace in Irlanda, ma non è chiaro se abbia detto di sì. Alcune fonti dicono che finora il reclutamento non è stato facile perché molti volevano assicurarsi che il Rapporto Starr non contenesse nuove rivelazioni. Ora che è stato divulgato, aggiungono, diventa più facile formare la squadra e mettere a punto una strategia precisa. Ma la notizia più bella per la cerchia dei fedelissimi rimane comunque il ritorno in trincea di Hillary Clinton, ritorno su cui ormai pochi speravano alla Casa Bianca. La First Lady unisce una notevole intelligenza politica ad una grossa preparazione giuridica, dicono nell'entourage presidenziale, e darà senz'altro un contributo importante alla squadra, come del resto ha sempre fatto in passato quando il marito si è trovato in difficoltà. Non solo: il ritomo di Millary a fianco del Presidente, il fatto che abbia ripreso a chiamarlo «mio marito» e a dire che è «fiera» di lui, il nuovo sorriso dopo tre settimane in cui sembrava voler distanziarsi il più possibile da lui, tutto questo, assicurano alla Casa Bianca, dovrebbe schiarire l'aria e migliorare il clima psicologico attorno al Presidente, che in queste settimane non è stato certo dei migliori. Un segnale c'è già stato: alla loro prima apparizione in pubblico dopo la pubblicazione del rapporto, nel giardino della Casa Bianca, per una cerimonia di presentazione del premio «Paul O'Dwyer» per «la pace e la giustizia» sono stati accolti da lunghi applausi dei presenti, tra i quali «pezzi da novanta» dell'amministrazione e del Congresso, compresi il ministro del commercio Bill Daly, il senatore Ted Kennedy e l'ex senatore e inviato di Clinton in Irlanda, George Mitchell. Clinton sorrideva e Hillaiy è sembrata addirittura raggiante. Andrea di RobiJant Dà un senso di straniamento pensare che, nello stesso momento, uno studente coreano o una teologa francese possano leggere a quali giochi sessuali due adulti consenzienti (fossero pure il Presidente americano e una stagista) si dedicavano I difensori del presidente sono galvanizzati dal ritorno di Hillary Clinton, che ha ripreso un ruolo-guida nella difesa del marito e ha assicurato ad una sua assistente che «tutto andrà ok, ce la faremo» Nella foto in basso il procuratore indipendente Kenneth Starr

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