E' nata la gogna telematica di Gabriele Romagnoli

E' nata la gogna telematica DALLA E' nata la gogna telematica Guardoni in nome della trasparenza EL giorno della gogna ci rendiamo conto che abbiamo creato o accettato questo mondo, cercato in esso il sostegno della fede e la guida di una qualche morale, edificato democrazie e difeso libertà, esaltato le forme di comunicazione, la trasparenza delle istituzioni, il controllo sull'esercizio del potere, per poi, in nome di tutto questo, ritrovarci insieme, universale massa di guardoni legittimati da una funzione civica o professionale degna di miglior causa, a spiare, dal buco della serratura di un documento giudiziario diffuso via Internet, le attività sessuali di due adulti consenzienti. L'esecuzione della condanna alla gogna elettronica segue un cerimoniale inedito e surreale, che ricalca quello dell'esecuzione capitale, di cui può costituire il prologo. In una radiosa alba americana il condannato Bill Clinton esce dalla sua confortevole cella nella Casa Bianca e, «dead president walking», si avvia a compiere gli estremi riti. L'ultimo contatto con i familiari è la mano di Hillary che lo accompagna, posata sulla sua schiena, nel corridoio della dignità perduta. L'ultimo pasto è una colazione non frugale, come suo costume. Le ultime parole sono così tagliate per la circostanza da risultare, appunto, di circostanza. Come tutti i condannati, quando non vi è ormai via di scampo se non l'inopinata grazia del governatore, Bill Clinton esprime, infine, il pentimento. Guarda con occhi lucidi il mondo intero che l'ha giudicato e si arrende su tutta la linea. Cita la Bibbia («la mia Bibbia»), cita il testo ebraico «I cancelli del pentimento» («avuto in dono da un amico ebreo»), si rivolge, come fanno i condannati, a tutti quelli che hanno fatto soffrire, inclusi i familiari della vittima, che questo questo caso sarebbe Monica Lewinsky: la prima donna sul pianeta a ricevere le scuse da un uomo per averleprovocato due orgasmi. Chiede perdono, esalta la capacità di cambiare, invoca Dio. Amen. Mentre lui si siede a consumare l'ultima colazione, il tribunale decide che la gogna non gli deve essere evitata. Gli scatoloni che contengono il rapporto Starr vengono aperti, in una sala asettica come quella di un obitorio. Sono altrettante «body-bags» contenenti, invece dei cadaveri di soldati, il corpo sezionato di un presidente an- cora in carica, che viene ricomposto in un universo elettronico, dove una riproduzione grafica lo mostra nell'atto di procurarsi un'effimera e costosissima gioia insieme con una ragazza fantasiosa. La gogna elettronica e universale entra in funzione, per la prima volta. Milioni di computer nel mondo sono accesi e ronzanti, fissi sul sito dove verranno scaricate le centinaia di pagine in cui Kenneth Starr ha scritto (e illustrato) questo romanzone di oscenità e bugie. Dà un senso di straniamento pensare che, nello stesso momento, uno studente coreano o una teologa francese possano leggere (e vedere) a quali giochi sessuali all'illusorio riparo di quattro pareti (fossero pure quelle della Casa Bianca), due adulti consenzienti (fossero pure il Presidente degli Stati Uniti e una stagista) si dedicavano. Non è probabilmente a questo che pensavano si sarebbe arrivati Clinton e il suo vice Gore quando, più di tutti gli altri uomini di governo del mondo, hanno sostenuto, favorito e costruito le autostrade elettroniche dell'informazione. E' una nemesi cibernetica, ma in questo giorno di punizione, anche quel che di buono il condannato ha fatto si ritorce contro di lui. L'espiazione delle colpe richiede che l'esposizione alla vergogna del peccatore sia assoluta. E allora ronzano anche i sistemi elettronici dei quotidiani d'America i quali, nessuno escluso, diffonderanno, con le edizioni del mattino, il rapporto in versione integrale, come fosse un ennesimo fascicolo e perché tutte le famiglie del Paese possano fare colazione sfogliandolo, per poi riporlo nella magra biblioteca di famiglia, tra la Bibbia e un libro di ricette. Alle 2 e 18 del pomeriggio, ora di Washington, finalmente la sentenza viene eseguita e, davanti al mondo intero, Bill Clinton viene svergognato. Solo un supplemento dell'ipocrisia che ha alimentato hi questi mesi i commenti sulla vicenda può perdersi nell'osservazione degli elementi giuridici del testo, come se veramente questa fosse una questione di spergiuro, ostacolo alla giustizia o abuso di potere. Il rapporto Starr è, per chiunque lo abbia letto, un racconto noioso che contiene alcune parti piccanti con tanto di disegnini, da sfogliare in fretta per cercare le pagine che contano. E questo tutti hanno fatto. Allora via, cliccando lontano da tutto quel ciarpame giuridico che non cita mai il caso White- water (da cui tutto questo è nato e per il quale nessuno pagherà) e avanti, a scoprire che sì, davvero, è provato che la macchia di sperma sul vestito blu di Monica Lewinsky proveniva dal Presidente; che tutto è veramente cominciato tra loro nell'ufficio ovale; una sera di metà novembre e che già la prima volta, mentre lei si chinava tra le sue gambe, lui rispondeva alla telefonata di un membro del congresso; che l'hanno fatto con mi sigaro, e davanti a una pizza fumante (con la segretaria che apriva la porta annunciando: «Sir, ecco la ragazza con la pizza»); che lui l'ha toccata qua e, soprattutto, là provocandole due orgasmi; che hanno fatto sesso al telefono; che lui la chiamava «Baby» e «Dolcezza»; che lei si era innamorata e lui, forse, pure («Mi fai sentire giovane, vorrei passare più tempo con te»). E' un'altra nemesi il fatto che, mentre la giornalista della Cnn legge al suo computer questi passaggi, sullo schermo venga diffusa anche l'immagine di Hillary Clinton mentre tiene una conferenza sull'infanzia. Ma la gogna elettronica è così: non ha pietà per nessuno e per niente. Appaga la curiosità del mondo offrendogli in pasto il più potente dei potenti nella più ridicola delle situazioni. Il re nudo sarebbe sopportabile, il re in mutande, no. E questo Clinton appare, pagina dopo pagina, materialmente e spiritualmente: un cinquantenne in calore e forse perfino attraversato da una passione un po' patetica per la «ragazza della pizza», con i pantaloni calati in orario di lavoro. Servono a poco le 73 pagine di replica che la Casa Bianca riversa per ridurre gli effetti della gogna. Qualunque cosa Monica Lewinsky abbia dichiarato, sia accaduto o no, è a questo punto Vangelo, perché, a causa della sua errata strategia, Bill Clinton non è legittimato a smentire più niente e nessuno. Qui siamo e da qui dobbiamo muoverci: un'inchiesta giudiziaria per reati gravi ha portato alla scoperta di una tresca del Presidente degli Stati Uniti, che egli ha goffamente negato e poi, ancor più goffamente ammesso, ogni volta, come un bambino non troppo furbo, agendo solo quando non aveva altra alternativa. Ha violato alcuni comandamenti e molte leggi dello Stato e del buonsenso. Tutto il mondo ha assistito in diretta o differita allo smascheramento delle sue bugie e delle sue parti intime. Resta poco da fare per restaurare la dignità, delle istituzioni e delle persone. Il danno è ormai irreparabile. Bill Clinton ha fatto quello che quasi tutti gli uomini e molti presidenti hanno fatto, ma ha avuto l'imperdonabile colpa di farsi scoprire e quella, successiva, di non saper reagire nel modo appropriato. I suoi avversari hanno imbastito un'offensiva altrettanto priva di dignità per quanto è stata strumentalo. Dietro la facciata delle violazioni al diritto, è sempre stata la questione sessuale il vero epi centro del terremoto alla Casa Bianca. Il punto è che le famiglie dell'Idaho stamattina dovranno spiegare ai figli l'uso alternativo del sigaro della «ragazza della pizza». Dovranno mostrare che le bugie vanno punite, che il perdono spetta, infine, soltanto a Dio. Per questo, dopo la condanna alla gogna elettronica decisa da un gruppo di politici, si avvicina il verdetto della condanna a morte di una presidenza, che non toccherà al Congresso, ma al popolo, che non avverrà mediante impeachment per ostacolo alla giustizia, ma, semmai, tramite dimissioni per pudore. Gabriele Romagnoli

Luoghi citati: America, Idaho, Stati Uniti, Washington