Uno stilista per le Ferrari di Antonella Amapane

Uno stilista per le Ferrari Contratto per 1500 capi, fra tute e vestiti da viaggio in cotone Uno stilista per le Ferrari Hilfiger firmerà le divise del «Cavallino» MONZA DALL'INVIATO L'idolo dei rapper, lo stilista che veste dai teenagers neri al presidente Clinton, sbarca in Italia. E lo fa con un investimento di 9 milioni di dollari (5 linee distribuite in 50 negozi) e uno strepitoso ritorno d'immagine: firma le divise della Ferrari. Tommy Hilfiger, da Elmira (New York), esempio del sogno americano tradotto in abito - 3 mila miliardi di fatturato - è il terzo colosso d'America, dopo Ralph Lauren e Calvin Klein. Hilfiger - figlio di un gioielliere e di un'infermiera - abile nel rielaborare i classici dello streetwear, è diventato un caso anche grazie alla sua recenta campagna pubblicitaria. Ambientata in una ricostruita Sala Ovale della Casa Bianca. E, guarda caso, quelle immagini sono uscite sui giornali durante il «sexgate», scatenando un putiferio. «Una coincidenza, è ovvio che l'operazione è stata ideata con molti mesi d'anticipo, quando ancora nessuno sapeva neanche chi fosse Monica Lewinsky», spiega mister Hilfiger - fiuto da Oscar - durante tm party alla Ferrari. «Il prossimo battage avrà come sfondo il mondo del Cavallino», confida Hilfiger che già sogna un testimonial come Schumi: «Perché no? - dice il pilota - Preferisco stare con mia figlia, ma potrebbe essere un'esperienza interessante. Amo i jeans e il casual, meto raramente vestiti formali». Ma come nasce il sodalizio con la Rossa che fino a ieri vestiva Cerniti e adesso per tre anni indosserà le divise Hilfiger? «Si è rivolta a noi un'azienda giovane, di prestigio, proveniente dal nostro primo mercato, l'America. Ci ha proposto le divise per il team e una sponsorizT zazione, abbiamo raggiunto rapidamente un accordo - puntualizza Montezemolo -. Non si tratta solo di abbigliamento, ma di usufruire di un apporto tecnico. In passato ci sono state collaborazioni con griffe nazionali, ma recentemente non ci sono pervenute offerte da aziende italiane». Per Hilfiger il contatto con Montezemolo è avvenuto tramite uno dei suoi soci, Lawrence Stroll, collezionista di Ferrari (ne ha 15 ndr). «Io sono un fan sfegatato del Cavallino. Non mi è parso vero quando abbiamo firmato il contratto», racconta lo stilista he ha impiegato mesi a realizzare quei 1500 capi tecnici, destinati al team. Capi cult, non in vendita, ideati esclusivamente per Schumacher e company: tute in kevlar e vestiti da viaggio in cotoni e lane indeformabili. «Telefonate a non finire, test di qualità, I rifiniture dei dettagli al millimetro. Così abbiamo lavorato per mesi. I pantaloni, per esempio, sono stati rifatti svariate volte. I primi erano a vita alta, come si usa da noi in America. Non funzionavano...», racconta lo stilista quarantesettenne che spende due miliardi per produrre le divise Ferrari. Senza contare che i piloti, affascinati dal suo stile, vestono Hilfiger anche nella vita. Un genere trasversale che abbraccia da Carlo d'Inghilterra ai ragazzini negri, barometro delle tendenze nascenti. «La strategia del successo sta nella diversificazione. Con la linea Jeans dal macro logo in vista, vestiamo i giovani. Da voi tutti stanno eliminando le griffe esibite, ma i giovani in America le considerano uno status symbol. Le altre collezioni sono più sobrie. Piacciono agli adulti fino ai 90 anni. Clienti affezionati? Leonardo DiCaprio. Ma anche i Rollmg Stones nell'ultimo tour sfoggiavano abiti miei». Antonella Amapane Lo stilista americano Tommy Hilfiger

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