Battisti: «Ricordatemi per come ero»

Battisti: «Ricordatemi per come ero» Questa mattina il feretro lascerà l'ospedale San Paolo, domani i funerali riservati ai parenti più stretti Battisti: «Ricordatemi per come ero» Le ultime parole prima del coma MILANO. Settecento chilometri in pullman in una notte da Poggio Bustone, con il dolore e una speranza, quella di arrivare davanti alla camera ardente di Lucio Battisti. «Perché proprio noi, dovevamo esserci», dice in coro questo esercito di trenta cugini, parenti lontani, semplici abitanti del paesone in provincia di Rieti, dove 55 anni fa era nato il cantante. Hanno il magone e un cartello bianco a lutto. Poche frasi, chissà perché del poeta indiano Rabindranath Tagore. «C'è una poesia nel cuore dell'universo, non riesce mai a far tacere il grido del dolore», c'è scritto sul manifesto che finisce sulla cancellata marrone dell'ospedale San Paolo. Accanto agli iris, ai gladioli, alle gerbere, ai leoncini di peluche, alle rose e ai lillium, alle pagine di agenda strappate alla data del 9 settembre, alle foto del mito, ai testi delle sue canzoni, alle parole semplici di chi scrive «chiudo gli occhi e penso a te», come fanno Yuri e Italia. Settecento chilometri di luci d'autostrada in una notte, per arrivare qui davanti al triplo cordone di polizia e carabinieri e vigili urbani che non fa passare nessuno, nemmeno Adriano e Giancarlo Battisti, i cugini più stretti, doppiamente addolorati dalla morte e da quella barriera invalicabile prima del cancello, della discesa, della porta a vetri, dell'atrio della morgue con l'aria condizionata e disinfettata, molto prima del paravento in acciaio e vetro smerigliato che nasconde la bara. «Non sono riuscito a rendergli omaggio, ma se questa era la sua vera volontà la rispetto», taglia corto Ruffino Battisti. Mentre racconta del dolore della moglie Grazia Letizia Veronese, del pianto della sorella Albarita, dello sbigottimento di Luca, il figlio. Gli ultimi a vedere il cantante in vita, gli ultimi a raccogliere le sue parole che adesso hanno il valore di un epitaffio. «Vorrei essere ricordato per come ero», aveva detto Lucio Battisti prima delle cannule, dell'estrema unzione, del coma, del freddo dentro. E per come era, sono qui in centocinquanta con i fiori e i lumini. «Grazie Lucio», «Perché così presto?», «Ci mancherai», «Ci hai aiutato a vivere con la tua musica», «Adesso davanti a te c'è un'altra vita», scrivono i ragazzini che arrivano da Concorezzo, Antonio che ha 35 anni e un figlio di 14 che sa a memoria tutte le parole di Battisti, Alba e Giorgio che ricordano il loro amore musicale e i tanti che ricordano solo un'emozione. «Mi ricordo di Lucio quando era un ragazzino e strimpellava la chitarra vicino alla bottega del nonno che faceva il falegname», racconta Pasqualino Desideri, il sindaco di Poggio Bustone. Sul pullman ha una corona di fiori bianchi, accanto i vigili con l'alta uniforme candida. Ci mettono tre ore e una trattativa estenuante con i parenti più stretti di Battisti, la moglie, la sorella, il figlio e il cognato che si danno il cambio nella camera ardente, prima di attraversare il cancello marrone. «Abbiamo pregato davanti a una bara, ma ci hanno detto che era vuota», scuote la testa il vicesindaco di Poggio Bustone Sanpalmieri. E lo si vede che questa privacy inviolabile, questo muro fatto d'aria e di divieti, un po' gli pesa. «Sognavamo di portare Lucio nel nostro piccolo cimitero, accanto alla madre», si lascia andare il sindaco che ha decretato il lutto cittadino. «Ma oramai non è più solo un nostro dolore, è un dolore di tutto il mondo», quasi lo rincuora, un altro di questi abitanti del paese del Reatino dove Battisti - giurano tutti - stava ristrutturando una cascina. «Però non è giusto, che non ci facciano entrare. Con la sua musica Lucio ci ha dato molto, ma anche lui ci deve qualcosa», fa i conti uno dei centocinquanta arrivati qui con il dolore e la delusione. E allora c'è chi si accontenta del carro funebre che esce piano dalla ca¬ mera ardente alle tre, una bara e i fiori arancioni, una donna che piange. «E' Lucio», grida qualcuno mentre parte l'applauso. Non è lui. Ma fa niente per i tanti con gli occhi al tappeto di fiori, un milione di volte più piccolo di quello per Lady Diana, ma la stessa volontà di essere qui, davanti alle telecamere dove si celebra la vera cerimonia del Mito. Ad ogni costo, anche quello di sfidare il ridicolo o il tragico - come questa signora con i capelli tinti di rosso, l'abito nero e le scarpe da sera che assicura: «Io l'ho visto, io sono riuscita ad entrare». Assicura di averlo visto vestito di blu, ma è una fantasia che snocciola insieme all'elenco di cantanti famosi, i più famosi, che la scorsa notte sarebbero venuti qui, in incognito, per l'ultimo omaggio al collega che ha incantato una generazione e i suoi discendenti. Per una che millanta, c'è chi fa di peggio. Qualche parente di un altro defunto in un'altra parte della camera ardente, non nasconde la sua soddisfazione. «E' stata una grande emozione passare in quel corridoio dove c'è Lucio», giura una signora bionda. «Sentirmi a un metro da Battisti per me è il massimo», non tace suo marito. E allora va davvero bene la privacy rigorosa, il cordone di polizia, quei trenta metri di terra di nessuno che dividono la cancellata marrone dalla porta a vetri della morgue. Dove la bara di Lucio Battisti passerà forse domattina, per tornare a Molteno, il suo eremo nei boschi del Lecchese, dove sarà seppellito sabato. Come conferma don Carlo Ambrosoni, che celebrerà la messa: «Saranno funerali privati, solo per i parenti più stretti. Anche se immagino non ci sia da illudersi, ci sarà un sacco di gente. Lui era uno di quelli che ha lasciato il segno». Fabio Potetti Il cugino: «Neanch'io ho potuto dargli l'estremo saluto» Lucio Battisti e la moglie Grazia Letizia Veronesi in una delle loro ultime uscite pubbliche Fiori e biglietti, l'omaggio dei fan di Battisti davanti all'ospedale San Paolo di Milano La cancellata del Palazzo Reale inglese dopo l'annuncio della morte della principessa Diana Spencer

Luoghi citati: Concorezzo, Italia, Milano, Molteno, Poggio Bustone, Rieti