I testimoni chiave decidono di parlare

I testimoni chiave decidono di parlare «C'è un dovere morale a deporre». La Alletto: verrò in aula perché la difesa fa il tiro a bersaglio su di me I testimoni chiave decidono di parlare Caso Marta Russo, dopo l'appello a sorpresa della Corte ROMA. Gabriella Alletto dovrebbe sedersi lunedì mattina davanti alla corte d'assise nell'aula-bunker del Foro Italico per rispondere alle domande e confermare o smentire le accuse che da quasi 500 giorni tengono Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro in carcere per l'omicidio di Marta Russo. La decisione era già stata annunciata due giorni fa dagli avvocati della donna, e accolta come un elemento che potrebbe imprimere una svolta a un processo giunto alla trentaduesima udienza senza essere ancora stato in grado di far pendere la bilancia decisamente a favore dell'accusa o della difesa. Con un appello a sorpresa poi ieri il presidente della prima corte d'assise, Francesco Amato, si è rivolto a tutti gli imputati che ancora non si sono presentati in aula per deporre: «Questa Corte riconosce, comprende e tutela il diritto degli imputati di sottrarsi all'esame, diritto peraltro contemplato dal Codice vigente». Ma davanti alla «drammaticità dell'evento, la disperazione creata, l'allarme sociale suscitato e l'insopprimibile esigenza di verità, non può non prendere atto che esiste un superiore dovere morale per coloro che non si sono presentati davanti al giudice. Da qui io formulo l'auspicio, nell'interesse della giustizia, che suddette persone non si avvalgano della facoltà di non rispondere, fermo restando che la Corte riconosce il loro diritto, irrinunciabile ed irrevocabile di difendersi». «Avevo già deciso - ha detto ieri la Alletto - ma la mia convinzione si è rafforzata». La supertestimone si è rivolta in particolare a Ferraro che lunedì l'aveva accusata di comportamento «irresponsabile» per averlo accusato e poi essersi avvalsa della facoltà di non rispondere: «Non accetto lezioni da Ferraro. Verrò in aula perché voglio essere ascoltata dai giudici popolari. L'anno scorso era stato stressante sottopormi all'interrogatorio dell'incidente probatorio. Durò otto ore e fu molto faticoso. Così, quando ho potuto avere la possibilità di evitare un altro grande stress mi sono avvalsa della facoltà di non rispondere, visto che tutto quello che avevo da dire lo avevo già detto». Ha cambiato idea nell'ultima settimana: «Gli avvocati delle difese hanno ricominciato il tiro al bersaglio nei miei confronti. Poi ci sono state le dichiarazioni di Ferraro». L'invito della corte è rivolto, oltre che a Gabriella Alletto, a Francesco Liparota e Marianna Marcucci, due persone-chiave che si sono finora rifiutate di deporre. Liparota e Marcucci hanno fatto sapere attraverso i legali di essere disposti a deporre, ma non è ancora chiaro se risponderanno a domande o renderanno una dichiarazione spontanea. Quanto a Liparota, l'avvocato ieri ha rivelato la linea di difesa: «Non c'è stata ritrattazione perché non vi è stata confessione», ha spiegato il suo avvocato Pietro Nocita. L'udienza di ieri è iniziata con un supplemento di interrogatorio di Scattone. Il ricercatore si è mostrato meno sicuro di ieri dinanzi alle domande del pm Ormarmi. Ha ribadito però di avere associato «la presenza dei poliziotti fuori dalla facoltà il 9 maggio» ad alcuni scontri con gli autonomi e «di non aver no- tato nulla di anomalo, di non avere avuto alcuna notizia» quando era all'interno dell'istituto di quanto era accaduto. Una circostanza a cui Ormarmi ha mostrato di non credere e contraddetta indirettamente anche da un rapporto della Polizia del 23 giugno del '97. Il documento riporta uno stralcio dell'interrogatorio di Liparota. L'usciere afferma: «Sono venuto a conoscenza dell'omicidio di Marta Russo da alcuni studenti della facoltà di Giurisprudenza di cui non ricordo i nomi, ma conosco di vista. Preciso che in un primo momento i predetti studenti mi riferivano che una ragazza si era sentita male e che aveva sbattuto in terra la testa. In quel momento mi trovavo in sala cataloghi insieme con il borsista Stefano La Porta». Si domanda la parte civile: se Scattone ha detto di trovarsi fino all'una nella sala cataloghi proprio con La Porta, come fa a dire di non aver mai notato nulla di anomalo in istituto e di aver appreso solo nel pomeriggio, a casa, che una ragazza si era sentita male all'Università? Anche la difesa però ha messo a segno un punto, ottenendo l'acquisizione di un'informativa della polizia da cui risulta che la Alletto era indagata per concorso in omicidio colposo prima di ammettere la sua presenza nell'aula 6. [f. ama.] Scattone è apparso ieri meno sicuro: «Quel giorno non notai niente di anomalo finché rimasi in istituto» Giovanni Scattone ieri durante l'interrogatorio nell'aula bunker del Foro Italico

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