« Saddam ha tre atomiche »

« Saddam ha tre atomiche » Polemiche sulle rivelazioni di un ex ispettore mentre l'Onu rende «eterne» le sanzioni all'Iraq « Saddam ha tre atomiche » Manca soltanto il materiale fissile TEL AVIV. Con una mossa volta a punire l'Iraq per aver ostacolato le attività degli ispettori dell'Unscom (incaricati di distruggere il suo potenziale non convenzionale), il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso ieri all'unanimità di annullare il periodico riesame delle sanzioni nei suoi confronti. Baghdad non ha adesso modo di sapere se e quando tali sanzioni saranno revocate. L'Iraq ha unilateralmente annullato la propria cooperazione con gli osservatori dell'Unscom dopo che il capo della loro delegazione, Richard Butler, si è rifiutato di confermare che Baghdad ha messo fuori uso tutte le armi di distruzione di massa (chimiche, batteriologiche e nucleari) in suo possesso. Qualora Baghdad mutasse atteggiamento, ha deciso il Consiglio di sicurezza, sarebbe possibile riesaminare la necessità delle sanzioni. La decisione del Consiglio di sicurezza - presa su iniziativa degli Stati Uniti, che hanno imposto la loro volontà su Russia, Cina e Francia, che avrebbero preferito adottare una linea più cauta - è giunta all'indomani delle roventi accuse rivolte all'amministrazione americana da William Scott Ritter, un ex ispettore dell'Unscom. Ritter ha suscitato l'indignazione del segretario di Stato Madeleine Albright e del direttore dell'Unscom, Richard Butler, affermando che l'amministrazione ha ostacolato il lavoro degli ispettori e ha impedito loro di scoprire arsenali segreti di Saddam Hussein. In una conferenza tenuta di recente all'Istituto di Washington per la politica nel Vicino Oriente il cui contenuto è giunto al quotidiano Haaretz di Tel Aviv - Ritter ha rivelato che l'Iraq dispone adesso di tre ordigni nucleari «tecnologicamente completi», e necessita solo il materiale fissile per renderli attivi. Secondo il ben informato giornale israeliano, gli ispettori dell'Unscom erano a conoscenza del luogo dove gli ordigni venivano celati, avevano appreso l'identità degli ufficiali incaricati di proteggerli e sapevano con precisione su quali veicoli venivano trasportati. Ma l'ordine di andare a toccare con mano quelle bombe non è mai venuto, ha accusato Ritter. Ritter - che ha dato le dimissioni dall'Unscom due settimane fa ha aggiunto che a quanto pare l'Iraq ha provato su esseri umani le sue armi batteriologiche e si è servito di infrastrutture in Sudan per provare quelle chimiche. Ma il primo a mettere in dubbio la fondatezza di queste rivelazioni è stato proprio Butler che ha detto al New York Times che a volte Ritter «è impreciso» e pecca di protagonismo. Chiamata in causa da Ritter, anche il segretario di Stato Madeleine Albright ha difeso la linea assunta dal Dipartimento di Stato nei confronti dell'Iraq e ha spiegato che l'atteggiamento bollato da Ritter come «conciliatorio» era in effetti un cambiamento di tattica concepito per far sentire a Saddam Hussein tutto il peso dell'opinione pubblica internazionale. Gli Stati Uniti, ha poi chiarito il segretario di Stato, non escludono d'altra parte di dover tornare a ricorrere alla forza nei confronti dell'Iraq. «Se l'Iraq tentasse di uscire dai limiti impostigli - ha garantito la signora Albright - la nostra reazione sarebbe forte e immediata». Da parte sua un collaboratore della Albright, l'ambasciatore Martin Indyk, ha fatto osservare che le accuse di Ritter potrebbero avere ripercussioni negative proprio per la causa da lui stesso perorata. «Le sue accuse - ha rilevato - hanno profondamente minato la percezione della indipendenza di lavoro dell'Unscom», una commissione di ispettori spesso accusata dai giornali iracheni di compiere in affetti attività di spionaggio sul suo suolo. (Adesso - prevede Indyk - il lavoro dell'Unscom sarà ancora più difficile», [e. st.] L'ex ispettore dell'Unscom William Scott Ritter ha accusato l'amministrazione americana di aver impedito controlli più severi sull'arsenale non convenzionale tenuto nascosto dagli iracheni