«Bisogna guardare lontano» di Glauco Maggi

«Bisogna guardare lontano» «Bisogna guardare lontano» // risparmio è strategia, non tattica Cammarano deMILANO. Dopo il giovedì nero delle Borse, che cosa suggerire alle famiglie di risparmiatori in ansia? Per chi intende l'investimento come il più razionale tentativo di preservare e, sperabilmente, incrementare nel tempo i propri risparmi, le scelte compiute hanno ognuna (o almeno dovrebbero avere) un obiettivo. Chi acquista fondi comuni azionari lo fa perché sa (o dovrebbe sapere) che hanno una potenzialità di sviluppo nel tempo sicuramente più alta rispetto alle obbligazioni. La storia dei mercati lo dimostra: a Wall Street, dal 1950 al 1995, il rendimento medio annuo delle azioni è stato del 12,4% contro il 4,1% dei Treasury Bills; a Piazza Affari, nello stesso periodo, le azioni hanno superato i Bot dando il 10,6% contro l'8,l%. Un'ottica di lungo periodo, quindi, deve essere alla base di chi ha optato per i prodotti del risparmio gestito: dai fondi comuni alle gestioni in azioni o in fondi (gpf). Beninteso, sempre che si parli di portafogli adeguatamente diversificati per aree geografiche e a contenuto totalmente o parzialmente azionario. Chi ha investito in prodotti del risparmio gestito di indirizzo obbligazionario o monetario, invece, non deve sentirsi coinvolto dall'altalena dei listini, perché l'impatto sul valore delle obbligazioni o non esiste oppure, in una prima fase, può addirittura essere positivo: lo spostamento di liquidità dal mercato azionario a quello dei bond può determinare un incremento della quotazione dei titoli presenti nel portafoglio, provocando un aumento del valore della quota. Per costoro, se avevano compiuto la scelta secondo un disegno consapevole, si sta semplicemente verificando una situazione in linea con la natura dell'investimento: una bassa prospettiva di redditività, una limitatissima probabilità di capital gain (incre¬ Assogestioni mento di prezzo) della quota, una contenuta variabilità, e, come risultato, la possibilità di uscire dall'impiego senza patemi anche in piena bufera. Del resto, la strategia dei fondisti in prodotti monetari o obbligazionari è proprio quella (consapevole o no) del «breve periodo», che significa appunto la licenza di andarsene anche dopo poco tempo. Che strategia hanno, infine, coloro che si ritrovano nella bufera con il singolo titolo bancario, o con la matricola acquistata pochi mesi fa, in piena suggestione da ((toro» o da «maxiprivatizzazione»? Il discorso qui è più complesso. Chi compra titoli azionari dovrebbe, più ancora di chi acquista fondi azionari, sapere che hanno un'elevata volatilità, cioè sono passibili di rialzi e ribassi del loro prezzo marcati e frequenti. Oltretutto, categoria per categoria, le azioni rispondono diversamente alle crisi e ai boom, a seconda del settore di appartenenza, del loro business, dell'impatto che hanno le vicende di altri Paesi sul successo dell'azienda, del fatto che siano titoli «ciclici» o «anticiclici» (cioè che abbiano una loro più o meno forte dipendenza dalla congiuntura generale economica e finanziaria). Quanto alla strategia, è probabile che tra chi «fa da sé» si ritrovino gomito a gomito incalliti speculatori (se non sono così bravi da essere usciti prima), e ultimi arrivati, il famoso parco buoi. Per costoro, ma in realtà per chiunque abbia un portafoglio non meditato, queste ore così intense possono essere l'occasione per liberarsi dalla logica tutta tattica, che può portare solo al panico e a scelte sbagliate, e cercare la propria strategia generale. Non è mai troppo tardi, il mercato con i suoi alti e bassi sarà lì anche dopo il Duemila. Glauco Maggi Cammarano dell'Assogestioni

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