Wall Street abbatte le Borse di Franco Pantarelli

Wall Street abbatte le Borse Le code del Sexgate, la crisi russa e l'incertezza sul futuro dell'Asia affondano i listini Wall Street abbatte le Borse Tutti i mercati in discesa e il dollaro precipita NEW YORK NOSTRO SERVIZIO In due giorni Street si è rimangiata, con gli interessi, la «grande rimonta» che martedì scorso aveva stupito il mondo. Alla perdita di ieri, che aveva vanificato la metà dei 380 punti nell'indice Dow Jones conquistati nella «grande giornata» di martedì, ha fatto seguito ieri un altro, pesante «bearish day», giorno dell'Orso. Quando mancava circa un'ora e mezza alla chiusura, l'indice Dow Jones indicava una perdita di 230 punti, che era comunque da guardare con una specie di sollievo, visto che a un certo punto la corsa al ribasso aveva superato i 300 punti. Nel frattempo il dollaro era sceso a quota 1,7 rispetto al marco tedesco e 1681 sulla lira, vale a dire al punto più basso registrato da un anno a questa parte. Insomma invece di «dare la sveglia» alle Borse europee come era accaduto martedì, stavolta Wall Street le ha seguite. Quando gli operatori americani hanno cominciato a lavorare, ieri mattina, i disastrosi dati di chiusra di Londra, Francoforte, Parigi, Milano erano già disponibili e non c'erano né l'entusiasmo per «rispondere», nè i margini per tentare qualche speculazione approfittando dei prezzi bassi. C'erano invece notizie «aggiuntive» come i dati deludenti sui guadagni delle compagnie con interessi in Russia e in Asia e il record del deficit nella bilancia commerciale con l'estero, arrivato ai 55 miliardi di dol- lari e mezzo. Guardare quei numeri e collegarli e collegarli a tutti gli altri «segni» delle ultime settimane è stato per gli operatori di Wall Street un processo pressoché unico, che li ha decisamente spaventati. E poi, naturalmente, c'era la ragione - o forse la scusa - specifica: la consegna al Congresso del rapporto in cui il procuratore speciale Kenneth Starr sostiene che si trovano indicazioni «credibili» che Bill Clinton ha commesso reati passibili di «impeachment». «Il mercato non soppor¬ ta l'incertezza. E' un cliché ma è anche una realtà», dice Dan Mathisson della D.E.Shaw Securities. E naturalmente la possibilità che il Presidente venga cacciato costitusce una sorta di «incertezza di prima grandezza». Così ieri, nonostante gli sforzi della Washington politica di dimostrare che la situazione era sotto controllo, che l'impeachment in fondo è un'eventualità perfettamente contemplata nella Costituzione e che anzi è una specie di prova di quanto la democrazia di questo Pase sia forte, gli operatori hanno reagito a modo loro e l'indice Dow Jones se n'è andato giù in compagnia del dollaro. Ciò che più di ogni altra cosa li ha spaventati, a quanto pare, è la possibilità che nello scandalo di Washington venga travolto anche Robert Rubin, il ministro del Tesoro che Wall Street considera una specie di proprio «protettore». E' sempre lui, infatti, a compiere gli interventi giusti al momento giusto quando la febbre sale troppo. «E' chiaro che Rubin non se ne può andare in una situazione del genere e certamente non se ne andrà», dice sempre Mathisson. Poi, come un papà che sa di avere a che fare con dei bambini pronti a frignare per la minima cosa, aggiunge: «Ma vallo a spiegare a quelli». In ogni caso, ciò che maggiormente incide su Wall Street non è tanto il destino di Bill Clinton o dei suoi uomini quanto il tempo che passerà prima che quel destino si compia. A scoragggiarli, cioè, non è stato il fatto in sé della consegna al Congresso del rapporto di Starr, bensì l'idea che prima di decidere se condannare o assolvere il Presidente, se limitarsi a «censurarlo» o a decidere la sua cacciata dalla Casa Bianca, ci vorrà molto tempo. «Le sue immediate dimissioni - dice Peter Cardillo, della Westfalia Inve- stment - sarebbero una benedizione per il mercato, che potrebbe così concentrarsi di nuovo sui problemi dell'economia e della sua situazione globale». Ma siccome è improbabile che Clinton malgrado il suo sviscerato amore per l'economia - si dimetta per il bene del mercato, ecco che «il rapporto Starr continuerà a pendere come una nuvola per chissà quanto tempo». Così gli analisti di Wall Street, i famosi «guru» che con le loro parole contribuiscono a determinare lo scalciare del Toro o la zampata dell'Orso, si trasformano in analisti politici. Alla loro maniera, naturalmente. «Entro un paio di giorni - dice Greg Valliere, del gruppo Charles Schwab - tutto quello che c'è nel rapporto si saprà, anche se il Congresso deciderà di tenerlo segreto. E a ogni rivelazione il mercato riceverà una botta. Si comincerà con i particolari sessuali e poi si continuerà con le prove che Starr e i suoi uomini dicono di avere sui reati di spergiuro e di ostruzione della giustizia. Ho già detto ai miei clienti che c'è un 25-30% di possibilità che il Presidente si dimentta, il 35% che venga cacciato e il 45% che venga solo censurato». Franco Pantarelli Recuperi annullati Milano brucia 42 mila miliardi 1776,841 1773,911 Nei due grafici è illustrato l'andamento di Mibtel e dollaro negli ultimi trenta giorni