Sequestro Sgarella Bonelli ci ripensa di P. Col.
Sequestro Sgarella Bonelli ci ripensa Il procuratore ora condivide il lavoro dei pm Sequestro Sgarella Bonelli ci ripensa MILANO. «Non mi hanno mai lasciata sola. Ero guardata a vista. Ma tra i banditi ce n'era anche uno particolarmente gentile: il cuoco». Dalla mozzarella gelata di Natale ai manicaretti dolci che il cuoco della banda le preparava ogni tanto, alleviandole la sofferenza di essere reclusa in un covo sotterraneo. Si arricchisce di particolari, a volte anche divertenti, il lungo racconto che Alessandra Sgarella sta rendendo in questi giorni davanti al pm Alberto Nobili, che ieri pomeriggio l'ha interrogata nuovamente per tentare di ricostruire la prigionia della donna, durata nove mesi. Sensazioni, attimi, piccole frasi. Minuscoli particolari che però l'imprenditrice è riuscita a segnare meticolosamente su una piccola agenda e che adesso possono risultare preziosi per le indagini sul resto della banda di rapitori rimasti in libertà. Ieri Alessandra Sgarella, affrontando il periodo vissuto in Calabria, a tratti è tornata a sorridere. Soprattutto quando ha ricordato le crostate che il carceriere incappucciato le offriva. «Un giorno - avrebbe raccontato Alessandra - scherzando con i miei carcerieri ho chiesto se potevo conoscerlo perché avrei voluto portarlo a Milano come pasticciere». E quando le cambiarono il covo, normalmente interrato e ricoperto di polistirolo, fu proprio il cuoco a volerla salutare e a tranquillizzarla, dicendole che non le sarebbe accaduto nulla. Poi 0 trasferimento, a piedi, tra le campagne e le montagne dell'Aspromonte. E anche qui, un piccolo episodio. «Quando mi rapirono, 1' 11 dicembre, avevo ai piedi un paio di stivaletti con il tacco molto alto. E durante il trasferimento quei tacchi mi hanno creato problemi, dovendo camminare su un terreno molto accidentato. Per camminare dovevo appoggiarmi ai banditi. Così a un certo punto ci siamo fermati, uno di loro mi ha fatto togliere le scarpe e mi ha rotto i tacchi. Poi abbiamo proseguito, decisamente meglio...». Alessandra Sgarella ha raccontato di essere sempre stata incappucciata e sorvegliata a vista da due carcerieri che si alternava no anche a dormire nel covo. Lei dormiva su un materasso e a fian co, su un altro giaciglio dormiva il suo carceriere. Dal racconto fatto dalla donna ai magistrati, sembra che i rapitori fossero divisi al loro interno sulla cifra da chiedere co me riscatto. Poi, dopo avere anche litigato, trovarono un accordo sui 50 miliardi. L'imprenditrice è tor nata a spiegare di non aver mai vi sto in faccia i sequestratori ma crede di aver avuto che fare con 7 o 8 persone diverse. Gli incontri con il magistrato dovrebbero proseguire anche oggi e per tutta la prossima ettimana e non è escluso che Alessandra Sgarella torni anche in Calabria con gli inquirenti. Intanto sul fronte interno delle polemiche ieri c'è stata una schiarita. Lo stesso procuratore Francesco Saverio Borrelli, che inizialmente si era mostrato molto freddo verso le iniziative del pm e del procuratore aggiunto Minale a proposito delle trattative con i boss della 'ndrangheta, ieri ha dichiarato invece di «condividere» il lavoro dei suoi uomini. «Ho appena trasmesso al procuratore generale Loi la relazione che il procuratore aggiunto Minale mi ha portato a proposito della liberazione di Alessandra Sgarella. E ora che sono stato informato, tenendo conto del segreto istruttorio e dei limiti di riservatezza di questo tipo d'indagini, posso dire che condivido il contenuto di questa relazione. Ritengo anzi che la relazione che verrà portata davanti all'Antimafia domani potrà avere gli elementi per definire il caso e ritenerlo chiuso, dissipando ogni ombra». [p. col.]
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