Tra i fratelli ostili dell'Est

Tra i fratelli ostili dell'Est Per i sondaggi la Cdu agonizza al 27% dopo il trionfo (41,8%) delle prime elezioni pantedesche Tra i fratelli ostili dell'Est Dove si gioca il futuro del Cancelliere BERLINO DAL NOSTRO INVIATO Quando il Muro cadde e la Germania andò in tripudio, il 9 novembre del 1989, Anja e Johannes Boertel piansero di gioia e ballarono: in piedi su quel confine-simbolo che, dai tempi dell'infanzia, valeva per loro da monito sinistro. Quando la riunificazione venne proclamata, il 3 ottobre del '90, sull'enorme spianata del Reichstag iluminata da duemila riflettori c'erano anche loro - insieme con Helmut Kohl, Willy Brandt e mezzo milione di persone - a cantare a ballare e a piangere, di nuovo. Oggi che l'unità tedesca è entrata nella storia ma ha raffreddato le emozioni dei tedeschi, Anja e Johannes raccontano com'è andata in questi anni: «allora» o «prima», come amano ripetere quando si riferiscono ai «tempi Ddr» - portavano a casa in due (da un magazzino di alimentari lei, da una tipografia lui) 1985 marchi orientali. Una somma difficile da tradurre in valuta occidentale, forse, ma comprensibile al momento di fare acquisti: per una «Trabant» dalla carrozzeria in plastica serviva una decina d'anni di stipendio, per un televisore in bianco e nero di produzione orientale bastava un mese e mezzo di stipendio. «Allora», Anja e Johannes non avevano il telefono, e per le vacanze andavano al campeggio sindacale nel Mecklemburgo, un'ora di cammino dalla spiaggia e dal Baltico. Oggi, Anja fa le pulizie parttime per 600 marchi al mese, Johannes integra il sussidio di disoccupazione con lavoretti occasionali in nero. Quando va bene superano, insieme, i 2300 marchi: ma hanno una Golf pagata a rate, naturalmente telefono e tv a colori, e una barca a remi parcheggiata accanto alla piccola roulotte (di seconda mano e di produzione Ddr) in un campeggio a trecènto metri dalla spiaggia, poco lontano da Stralsund. Era meglio «allora», forse? «Probabilmente no», rispondono, e si capisce che dico- no sul serio, che il dubbio resiste a qualsiasi occasione di confronto «materiale» col passato. Se otto anni fa dunque, alle prime elezioni pantedesche, avevano votato «concordi, convinti e riconoscenti quasi» per la Cdu di Kohl, il 27 di settembre faranno ognuno per sé: Johannes ha scelto i neocomunisti della Pds, Anja non voterà. Come Anja e Johannes si comporteranno - secondo gli ultimi sondaggi ■ a decine di migliaia, nelle regioni orientali del Paese alle quali i politologi assegnano il ruolo di «fattore decisivo» per l'esito del voto: la Cdu, che otto anni fa era balzata al 41,8 per cento e nel '94 si era assestata al 38,5, agonizza oggi al 27. Liberali e Verdi quasi certamente resteranno sotto il 5. Fra i «partiti occidentali» soltanto l'Spd tiene, nonostante la cautela nei confronti degli aiuti all'Est esibita dopo l'unificazione e puntualmente documentata da Helmut Kohl: a trascinarla è ancora «l'effetto-Schroeder», in ribasso all'Ovest. Ma i veri vincenti - sulla carta almeno, perché la struttura del corpo elettorale è volatile e fluttuante, all'Est - sembrano la Pds e i neonazisti della Dvu, che nell'insieme drenano un terzo abbondante dei voti. Eppure, non tutto quello che il Cancelliere aveva promesso è rimasto una chimera, all'Est: grazie a trasferimenti finanziari giganteschi (quasi un trilione e mezzo di marchi in 8 anni), le condizioni generali sono migliorate anche se con ritardo e con fatica, anche se incidendo tracce amare sul cammino di una ristrutturazione che - privatizzando - ha eliminato migliaia di fabbriche tenute in vita dal regime per ragioni di opportunità e consenso. In 8 anni, milioni di abitazioni sono state costruite o risanate, sono state rifatte strade e ferrovie per migliaia di chilometri, la rete telefonica è diventata la più moderna d'Europa. In 8 anni, i beni di proprietà (per famiglia) sono passati da un quinto a un terzo di quelli occidentali. Pur restando di un terzo inferiore rispetto all'Ovest, fra il '91 e il '97 la produttività delle imprese orientali è aumentata del 9,3 per cento l'anno (contro l'I,9 all'Ovest), e nello stesso periodo il pil è cresciuto del 6 per cento l'anno (1,2 all'Ovest). Le esportazioni sono aumentate del 30 per cento l'anno scorso, pur rimanendo proporzionalmente la metà di quelle occidentali. Nel primo semestre di quest'anno, la produzione industriale è cresciuta dell' 11 per cento, quasi il doppio rispetto all'Ovest. E nel primo trimestre, l'economia orientale nel suo complesso è cresciuta del 4 per cento, un punto e mezzo in più di quella occidentale. Se, infine, la disoccupazione resta una piaga/nel primo trimestre '98 è diminuita del 19 per cento. «Lo "scenario Mezzogiorno" è ormai un ricordo», garantisco- no i ricercatori del Diw, fra i più quotati istituti di ricerca. Con un entusiasmo che sottolinea il dato economico ma sottovaluta, probabilmente, un elemento decisivo, per comprendere la rude particolarità dell'Est: soltanto il 46 per cento dei tedeschi orientali crede a una «ricomposizione interna» del Paese. E il 50 per cento degli elettori potenziali ha, nei confronti del sistema democratico «occidentale», un «sentimento di disagio» o addirittura «di rifiuto»: «All'Est non c'è solo un enorme problema economico e sociale; c'è anche un problema molto più rischioso, un problema di "teoria democratica"», ha riassunto la Sùddeutsche Zeitung. Anja e Johannes confermano: «Ci sentiamo cittadini di seconda classe, tenuti a bada. Perché dovremmo dar fiducia alla propaganda dei partiti occidentali?», si chiedono. Intuendo, forse, che soltanto quando non servirà più risposta a domande come questa, l'unità tedesca sarà compiuta. Emanuele Novazio I socialdemocratici sembrano assestati tra il 25 e il 30% Comunisti e neonazisti dovrebbero raccogliere un terzo dei suffragi Per i sociologi metà degli elettori ha un sentimento di disagio o addirittura di rifiuto verso il sistema democratico dell'Ovest EX FRONTIERA TRA EST ED OVEST epaayswiG- NÒRP RENAN IA- " WESTFAUA BONN 5r~J4 SASSONIA. ANHAltì M 4|RA>fflESURGO aEiNO P \ ^ VP"' VfAlATINATCy ASSIA ^AAR) MAGONA ! I SASSONIA BADEN- "] WURTTEMBERG,^ BAVIERA MONACO . ■ ~ " ■ ■ /. IA GERMANIA AL VOTO

Persone citate: Emanuele Novazio, Helmut Kohl, Johannes Boertel, Verdi, Willy Brandt

Luoghi citati: Baviera, Berlino, Ddr, Europa, Germania