« Venti giorni a Prodi »

« Venti giorni a Prodi » la Finanziaria e, inoltre, negli accordi del luglio '93 sulla politica dei redditi, si prevedeva che ci fossero due «sessioni consultive»: una in maggio e una, per l'appunto, in settembre. Si è parlato anche della Finanziaria - anche qui senza scendere in dettagli - e in particolare Prodi «ha sottolineato la volontà del governo - dice la nota di Palazzo Chigi - di dare corpo a interventi in grado di alleviare i disagi delle fasce sociali più deboli e di sostenere l'occupazione, con particolare riguardo per il Mezzogiorno». Risposte più nette non si potevano attendere da un abboccamento di carattere così generale: il governo non poteva dare una data per l'apertura dei cantieri (36 mila miliardi di investimenti strutturali) e il sindacato non poteva minacciare azioni di sciopero o di agitazione, dal momento che altri tavoli di trattativa sono aperti. Che cosa succederà se le risposte del governo saranno giudicate insufficienti? «Lo valuteremo dopo», ha detto Larizza. Ma Sergio D'Antoni, sollecitato dai cronisti, ha ammesso di restare della sua opinione: «Sciopero generale». Ma questo si vedrà. Raffaello Masci « Venti giorni a Prodi » I sindacati: trattiamo perché vogliamo risposte ROMA. I sindacati hanno dato al governo 20 giorni - cioè il tempo che resta prima della presentazione della Finanziaria - per dare una risposta al «cahier de doléances» che l'altro ieri hanno annunciato e che ieri sera hanno presentato a Prodi e ai ministri economici. Il governo ha risposto accettando un'agenda di massima: all'inizio della prossima settimana si completerà l'esame dell'intero dossier e si entrerà nel merito dei singoli temi. Subito dopo i sindacati saranno riconvocati per sentire la valutazione del governo e le proposte di accordo. Dunque c'è un'agenda, e questo significa che lo scontro non avverrà, o almeno non sui temi del «dossier» sindacale. Un focolaio di agitazione potrebbe invece sorgere oggi - secondo le valutazioni di una fonte sindacale - dopo che i sindacati avranno incontrato Confindustria presso il ministero del Lavoro per ridiscutere gli accordi del luglio '93 sulla politica dei redditi. Dopo le dichiarazioni degli imprenditori (e di Callieri alla «Stampa» in particolare), Cgil, Cisl e Uil vedono profilarsi un duro confronto (che potrebbe evolvere in scontro) sui temi della rappresentanza sindacale, dei licenziamenti e della flessibilità. Se un fuoco d'autunno ci sarà, dunque, non sarà stato il «dossier» sferzante del sindacato ad accenderlo. Infatti, dopo l'incontro di ieri a Palazzo Chigi governo e sindacati si sono lasciati ih una posizione «interlocutoria», in cui i rappresentanti dei lavoratori hanno esposto le loro riserve sull'efficacia della politica occupazionale e il governo, incassata la reprimenda, si è riservato di fare delle proposte a breve. I cantieri che avrebbero dovuto dare lavoro ai disoccupati e infrastrutture al Paese non sono stati realizzati - lamentava il documento sindacale -, le politiche a sostegno dell'occupazione sono rimaste sulla carta, le agevolazioni per far emergere il sommerso non si sono viste, i patti territoriali e i contratti d'area sono ancora casi isolati, le politiche per il lavoro femminile e l'agenzia per il Sud si sono perse tra le dispute sulle competenze tra ministeri ed enti locali. Ai colloqui, iniziati alle sette e mezza di sera e protrattisi per due ore, hanno partecipato Sergio Cofferati, Guglielmo Epifani, Sergio D'Antoni, Raffaele Morese e Pietro Larizza, insieme a Prodi, al sottosegretario Micheli e ai ministri Veltroni, Ciampi, Treu, Visco e Bersani. Ufficialmente non si trattava di un incontrotrattativa, in quanto è ormai consuetudine che sindacati e governo si parlino prima di definire la Finanziaria e inoltre negli

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