Confindustria promuove la Finanziaria

Confindustria promuove la Finanziaria Cifre riviste al ribasso, nuovi timori per l'occupazione. Appelli per un taglio al costo del denaro Confindustria promuove la Finanziaria «Ilpilfrena, ma 13-500 miliardi di manovra bastano» ROMA. C'è sempre una prima volta. Alla Confindustria accade di essere un po' più speranzosa del governo. Tuttavia non si può certo parlare di ottimismo: l'economia italiana, secondo il Centro studi dell'associazione guidata da Giorgio Fossa, crescerà nel 1998 solo del 2,1%, ma a settembre veniva pronosticato il 2,3. Mentre la Confindustria svelava nel quartier generale dell'Eur il contenuto del suo Rapporto nel tradizionale seminario di previsioni di settembre, dai microfoni di «Radio anch'io» il presidente del Consiglio Romano Prodi ammetteva ieri mattina di fare affidamento per quest'anno su un aumento del prodotto interno lordo non superiore al 2% contro il 2,5 indicato nel documento di programmazione economico-finanziarid. Insomma, l'economia italiana cresce meno delle aspettative e oltretutto meno di altri Paesi europei. E non resta che prenderne atto. «Le stime le rivederarino tutti tante volte: 1,9, 2, 2,5» osserva con realismo il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli. Nel Rapporto si legge che «lo scenario globale e, di riflesso, quello italiano si presentano oggi meno favorevoli e molto più gravidi di rischi di quanto non si potesse prefigurare prima dell'estate». Troppe situazioni di crisi, nel mondo, condizionano lo scenario economico e gli effetti, come ricorda lo stesso Avvocato, saranno avvertiti da tutti i Paesi. Ma per l'opposizione la revisione al ribasso delle stime sul pil diventa un argomento polemico: «Il rapporto della Confindustria sull'economia italiana dà ragione a Forza Italia» sostiene Antonio Marzano, responsabile economico del movimento di Silvio Berlusconi. La minore crescita deriva, secondo il Centro studi della Confindustria, dal minore incremento delle esportazioni, dal più marcato aumento delle importazioni e dall'indebolimento dei consumi. Per il 1999, secondo il Centro studi, bisogna aspettarsi che il pil salga del 2,5 contro il 2,7 delle stime di giugno (e ITinflazione potrebbe scendere all'I,5 dopo l'I,8 del 1998). Ma che cosa significa una crescita quest'anno intorno al 2%? E' una soglia «troppo bassa per creare occupazione» afferma l'industriale Pietro Marzotto. Il Centro studi della Confindustria prevede che l'occupazione non aumenterà più di 120 mila unità contro le 240 mila del documento di programmazione. La leggera crescita «rappresenta comunque una svol- ta rispetto al precedente quinquennio in cui si persero ben 1,3 milioni di posti di lavoro». Nel 1999 il tasso di disoccupazione non andrà sotto il 12%. Per quanto riguarda i conti pubblici, la Confindustria crede che «la minore spesa per interessi dovrebbe compensare quasi interamente la conseguenza della bassa crescita reale» sul deficit pubblico. L'associazione condivide perciò le affermazioni del governo secondo cui non dovrebbero esserci peggioramenti del bilancio dello Stato; pertanto le dimensioni annunciate per la prossima legge finanziaria (interventi per 13.500 miliardi) vengono considerate sufficienti. E' evidente invece che si pone l'esigenza di stimolare l'economia. Il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, partendo dalla stima del 2%, immagina che il patto sociale fra governo, aziende e sindacati ipotizzato dal ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi «potrebbe segnare l'avvio di un processo di forte ripresa produttiva e occupazionale». Agnelli si mostra fiducioso per il patto. E Fossa conferma la disponibilità al confronto, a condizione che non si tenti di mettere limiti ai profitti delle imprese, imponendo «nuovi anacronistici vincoli». Il Centro studi calcola che un taglio del 2% degli oneri che pesano sul costo del lavoro costerebbe allo Stato 3 mila miliardi nel primo anno e nulla nel secondo per effetto della crescita delle attività provocata e quindi delle entrate fiscali. A proposito di tasse, Fossa puntualizza che «le imprese pagano in Italia più che altrove». E si chiede «come possa il ministro Visco affermare che dal punto di vista fiscale per le imprese sia stato fatto fin troppo». E questo «non mi sembra peraltro aver sentito dire, per esempio, dal presidente del Consiglio» e quindi Prodi e Visco «devono avere un chiarimento tra loro». Fossa definisce anche «una rappresentazione offensiva» quella che è stata fatta sui profitti: «Non è vero che il 1997 è stato un anno record». Per dare impulso all'occupazione, il consigliere incaricato del Centro Studi Guidalberto Guidi sollecita la Banca d'Italia a ridurre il tasso di sconto: «Se si anticipasse a settembre, un taglio dei tassi di interesse sarebbe una cosa utile». Per il costo del denaro, Fossa chiede un segnale anche alla Banca centrale europea. Roberto Ippolito Monorchio: studiamo alcune voci di spesa Confermata l'ipotesi di tasse più leggere coi fondi dell'evasione 1 Giovanni Agnelli riferendosi alle crisi che nel mondo condizionano l'economia sdrammatizza: «Le stime le rivedranno tutti tante volte» Il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi Nella foto grande, il numero uno di Confindustria Giorgio Fossa e il presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli 1 min

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