Nei corridoi del dolore

Nei corridoi del dolore Nei corridoi del dolore All'ospedale s'intrecciano lacrime e ricordi SMILANO E n'è andato (alla fine) l'involucro di un uomo. Così nel corridoio del San Paolo, camminando verso l'ascensore che scende al seminterrato delle camere mortuarie, non sappiamo esattamente chi stiamo cercando e perché. Non un cantante (che resta tra noi). E neppure la sua vita (che non ha mai raccontato). Semmai una voce, e certe fotografie e immagini di un ragazzo con il foulard annodato al collo, i capelli ricci come quelli di Angela Davis, la camicia a fiori attraversata a metà da una chitarra, la rima roca, gli occhi stretti, nessun sorriso. E un bel po' di giovinezza elettrica, ■ Arriviamo dal grande traffico dei Tir, fino alla bolla d'aria dell'ingresso laicale, tuttcupjjto e vuoto - odoreTLi lisofoi uno^prima di incrociare infermieri, e una barella, e una ragazza che piange (per ragioni che lui ha messo in musica, sicuro) e una vecchia, con la gamba fasciata appoggiata al muro. Il colpo d'occhio è un intreccio di vite che nessuno racconterà mai. Proprio come quella di Lucio Battisti che ci dicono sia morto, al di là di una porta a vetri, reparto Rianimazione, ore 8 del mattino, ma potrebbe benissimo continuare a vivere dentro a una qualunque villa - tra Molteno, le campagne di Terni, Londra - con le sue cento canzoni di vinile che sono diventate una parte di noi, la polvere degli anni e persino il ricordo di come siamo cambiati. Dai corridoi della Rianimazione - pavimenti e pareti color acqua - intercetti frammenti di conversazioni da tre dottori col camice verde: «...mai smesso di ascoltarlo, da quando ero fidanzato e lavoravo alla tesi, ti ricordi...». «Io gli copiavo le parole perché avevo una ragazza che si chiamava Linda, davvero...». «Ma adesso dove l'hanno mes- so?». «E' giù». «Non si può andare...». «...E per la tesi studiavo tutta notte, con tre o quattro 45 giri accesi, solo suoi...». «... e Linda poi cambiò città e addio...». Àncjjie Battisti cambiò e addio, svuotando tòlto il suo personaggio fino a renderlo così perfettamente invisibile da non generare neppure nostalgia, ma solo abituandoci alla sua perpetua assenza, adesso raddoppiata da questo vuoto di ascensore e poi dalla penombra del corridoio seminterrato, dove passano i tubi dell'acqua paralleli alle pareti scrostate. Fuori, al sole di metà mattina, si addensano fotografi e telecamere. La Rai ha montato la parabola satellitare per raccontare l'immobilità del nulla che acca- de: auto in transito, ambulanze, più un funereo quarantenne, scarpe» pantaloni e maglietta ne*-, ri, imbambolato con il suo cartello di addio («Tu sarai solo e per sempre»,) che spiega ai cronisti l'identicè^solfa: «Ero al lavoro... Ho saputo... Sono corso qui. E' il minimo». Come altri fans - ma tutti singoli e di età assai differenti - che arriveranno nel pomeriggio per consegnare telegrammi, fiori bianchi, biglietti, messaggi di addio, per poi andarsene in fretta, senza esibizioni, in un grigio di atmosfera che non ammette flash, né confidenze ai giornalisti. Tutto perfettamente identico allo stile che rovesciò la vita di Battisti (e poi anche le note) fino a questo addio non detto. Il corridoio svolta e corre per altri cinquanta metri di luce artificiale, fino a una doppia porta di vetro satinato, cartello nero in cima: «Camera mortuaria». La porta si apre, un infermiere dice: «Non si può». Ma è qui? «Laggiù». Arriva un impiegato dell'ospedale con un biglietto in mano: «Mi scusi, ma deve uscire subito». Con gentilezza esibisce il biglietto («Per espresso desiderio della famiglia, la salma di Lucio Battisti può essere visitata solo dalle seguenti persone...», eccetera) poi lo appende al vetro e di¬ ce: «Abbiamo ordini tassativi». Dunque chi stiamo cercando? E quale storia? Quale colpo d'ocr chio se in tutto il mondo di superficie non c'è una traccia da seguire, né una porta che si apra? Tutto vira al passato perché è lì che stanno congelate le immagini. E i molti che parleranno - alle agenzie, alle tv, ai taccuini - non faranno altro che aggiungere strati di ghiaccio, con parole trasparenti e ricordi consumati dall'uso, banalizzati da un evento accaduto non ieri ma una ventina d'anni fa. E non ci sarebbe più molto da aggiungere, se all'improvviso proprio qui, nel mondo di superficie, lasciandosi alle spalle i solidi palazzoni dell'ospedale San Paolo, non cominciasse ad acca- dere una cosa del tutto nuova. Arriva dall'aria, proprio come un'onda, e rimbalza, si allarga, dilaga. Accade intomo a mezzogiorno, quando facendo viaggiare il display dell'autoradio - dagli 88 ai 107 - non c'è altro che la sua voce, la sua musica, che puoi ascoltare in forma babelica, così: «Motocicletta... Fiori di marzo... E' tua se dici sì... C'è un treno che parte alle 7,40... Oh mare nero, mare nero, mare ne'... Ti vendo tutti i sogni miei... Seduto in quel caffè... Eppur mi son scordato... Una la voglio perché ha conosciuto tutti tranne me...». Arrivano da lontanissime memorie, moltiplicate dal riverbero, dallanostalgia. Stazione dopo stazione, dj dopo dj, strada dopo strada. E poi nei bar. Poi negli uffici. Come se l'Italia intera, in questo preciso istante e per tutto' il giorno, avesse acceso i suoi 38 milioni di diselli e gli danzasse intorno. Eccolo dunque il racconto. E il rito. Non sta in alcun luogo preciso. Non a Molteno, dove hanno suonato le campane. Non a Poggio Bustone, rivestito a lutto. Non nella collina di Hampstead, Londra dove (naturalmente) viveva anonimo. E neppure tra i corridoi dell'ospedale San Paolo, dove (naturalmente) è morto anonimo. Se Battisti era un fantasma fatto d'aria, è nell'aria la traccia che ci lascia, in questo primo giorno di lutto. A pensarci bene non ci è mai mancato e non ci mancherà adesso. Ci sono mille radio in modulazione di frequenza che stanno trasmettendo (via etere) la sua storia, come fanno le stelle (quelle vere) che continuano a pulsare luce e armonia, da nessun luogo preciso se non la velocità del presente che (ci dicono) è fatto di nulla e specialmente di buio. Pino Corrias I fan consegnano fiori e messaggi d'addio, poi escono in fretta senza esibizioni identici nello stile che rovesciò la sua vita Sulle radio e in tv c'è solo la sua voce come se l'Italia intera avesse acceso i suoi 38 milioni di dischi e gli danzasse intorno

Persone citate: Angela Davis, Battisti, Lucio Battisti

Luoghi citati: Italia, Londra, Molteno, Poggio Bustone, San Paolo