Marta, si smonta il giallo delle bobine
Marta, si smonta il giallo delle bobine Il capo della Digos al processo: 3 video provano che nessuna intercettazione è stata manipolata Marta, si smonta il giallo delle bobine «C'è la registrazione integrale» ROMA. Dopo le bobine, ieri è stata la volta delle videocassette. Si è scoperto infatti alla 30a udienza del processo Marta Russo dell'esistenza di una versione video dell'intercettazione della conversazione tra la supertestimone Gabriella Alletto e il cognato Gino Di Mauro, effettuata 1' 11 giugno dello scorso anno nell'ufficio del sostituto procuratore Carlo Lasperanza. Lo ha rivelato ieri il capo della Digos romana, Domenico Vulpiani, convocato due giorni fa per fornire chiarimenti sul mistero del nastro che - secondo quanto accertato dal perito d'ufficio - presenterebbe «almeno tre anomalie assimilabili a tagli della bobina». Il mistero è da ieri diventato anche oggetto di un'interpellanza parlamentare, mentre il difensore di Salvatore Ferraro, Vincenzo Siniscalchi ha parlato di «situazione inammissibile» di fronte alle continue sorprese riservate dalle udienze: «Questa novità è venuta fuori soltanto oggi perché c'è qualcuno che decide di rivelare ciò che serve e ciò che non serve. Non è corretto». Tranquilla, invece, l'accusa. Il pm Carlo Lasperanza ha ribadito che «non vi era alcun interesse nel manipolare quei nastri che contenevano intercettazioni favorevoli alla difesa». Inoltre, la differenza nei tempi si spiegherebbe soltanto con la lettura effettuata da due apparecchi diversi. Nel frattempo, ieri neh'aula- bunker del Foro Italico, Domenico Vulpiani tentava di chiarire quanto era accaduto: «Per fare quell'intercettazione - ha spiegato - ci avvalemmo di una microspia con un segnale audio e di una microcamera collegata a un videoregistratore. La versione video è contenuta in tre cassette che riprendono integralmente tutta l'intercettazione». Le tre videocassette documentano una registrazione della durata di quattro ore e 17 minuti. Vulpiani ha precisato che «i tecnici del Sisde si limitarono a installare l'apparecchiatura ma l'operatore addetto all'intercettazione era un agente della Digos, e sempre della Digos sono stati gli agenti che si occuparono della trascrizione e della trasmissione della cassetta audio». L'apparecchiatura fu fornita dal Sisde, ovvero dal servizio segreto civile, perché non c'erano strumenti sufficienti a effettuare tutta l'attività intercettativa prevista per la giornata. «Il Sisde aveva piazzato la microspia nello studio del Pm e il registratore al piano di sotto, ma aveva montato anche una microcamera nella libreria per interrompere la registrazione audio quando il Pm rientrava nel suo studio per riprendere e verbalizzare le dichiarazioni della Alletto. Vulpiani ha chiarito che la polizia «non effettuò alcuna copia della bobina» e che la sua misteriosa scomparsa per alcuni giorni si spiega con il fatto che «per errore fu trasmessa alla Procura un'intercettazione relativa al giorno successivo». La Corte ha deciso di affidare al perito Marco Zonaro l'esame sulla registrazione video dell'intercettazione. Il perito visionerà le tre cassette, ne trascriverà il contenuto, lo paragonerà con la trascrizione della cassetta audio che secondo il perito d'ufficio avrebbe subito dei tagli. La Corte si è riservata di decidere se e quando si procederà in aula alla visione delle videocassette. Se decidesse per la proiezione del filmato, in questo caso potrebbe assistervi anche la testimone Gabriella Alletto. E' stato il deputato di An Enzo Fragalà a presentare ieri un'interpellanza parlamentare al presidente del Consiglio ed ai ministri di Grazia e Giustizia e degli Interni per chiedere come sia potuto accadere che l'atto di indagine preliminare dell'inter- cettazione ambientale sia stato eseguito con la ripetuta presenza del Pm nella stanza dove aveva luogo la conversazione. L'onorevole Fragalà ha chiesto se «il governo e il Comitato parlamentare per i servizi intendano svolgere, ciascuno nell'am- bito delle proprie prerogative, un'indagine amministrativa e parlamentare presso il Sisde per conoscere i motivi delle eventuali interruzioni, dei tagli e delle manipolazioni subiti, secondo il parere del perito» e, anche «se i nastri depositati alla corte d'assise di Roma siano le copie o gli originali e, in quest'ultimo caso, chi sia in possesso degli originali e a quale titolo». Secondo Fragalà, inoltre, «tale intercettazione impropria è stata consentita per una banale e consueta attività di intercettazione ambientale tr auna testimone dell'accusa, la Alletto e il di lei cognato, Luigi Di Mauro, con la poco plausibile giustificazione che solo il Sisde possedeva le apparecchiature I adatte». [f. ama.] A sinistra Marco Zonaro perito fonico Sotto Domenico Vulpiani dirigente della Digos di Roma
Luoghi citati: Roma
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