La cella ultimo deterrente anti-lucciole

La cella ultimo deterrente anti-lucciole Accusa di favoreggiamento al cliente che riporta le prostitute sul posto di lavoro La cella ultimo deterrente anti-lucciole Sesto inasprisce le pene MILANO DALLA REDAZIONE Ad andare a prostitute, si sa, si rischiano le multe. A riportarle sul luogo di lavoro si corre invece il rischio di finire in carcere. Parte da Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia alle porte di Milano, l'ultima offensiva contro il mercato della prostituzione e contro i suoi clienti. Dopo aver seguito il capoluogo nel multare i clienti, l'amministrazione di Sesto ha deciso di usare la mano pesante. Quattro clienti di prostitute albanesi, un fornaio, un impiegato e due cinesi, sono stati denunciati a piede libero per favoreggiamento nello sfruttamento della prostituzione. Pena prevista, tra i due e i sei anni di carcere. Molto peggio del milione di multa, che diventano 330 mila lire se si paga subito. «Ritengo che si debbano usare tutti gli strumenti legali per contrastare la criminalità organizzata, che spartendosi il territorio, costringe in schiavitù tante giovani donne», rivendica il sindaco di Sesto, l'ulivista Filippo Penati, in bilico sulle possibilità che concede una normativa non chiara. «E' vero che andare a prostitute non è reato, ma riaccompagnare una prostituta sul luogo di lavoro sì. E' la legge Merlin, avremmo potuto anche mettere le manette a quelle quattro persone che abbiamo denunciato», spiega il vicequestore di Sesto Walter Favini, che ha coordinato l'operazione che ha portato anche alla contestazione di sette multe, quattro a clienti e tre a prostitute. «Tutto ciò che si fa per togliere la prostituzione dalle strade è positivo. Sono convinto che anche da noi sarà adottato lo stesso metodo», si schiera Riccardo De Corato, il vicesindaco di Milano che la scorsa estate ha lanciato la campagna contro le prostitute. «Non abbiamo gli strumenti per punire chi va con le prostitute, non tocca a noi. Ma tutto il resto è legittimo», assicura. «Il reato c'è», assicura il vicequestore di Sesto. «Ai sensi della legge Merlin riteniamo che i clienti, che a bordo della propria auto, accompagnino le prostitute sul posto di lavoro, incorrano nel reato di favoreggiamento», spiega il funzionario di polizia, che guida i 30 uomini, due sere fa tutti impegnati per le strade di Sesto. Che il problema non sia solo di ordine pubblico, ma soprattutto politico e legislativo, il sindaco di Sesto è il primo ad ammetterlo. Spiega Filippo Penati: «Occorre un fronte compatto di cui gli amministratori dei Comuni devono essere tra i promotori, per tutelare ed aiutare la liberazione delle donne che, certo non per loro scelta, sono oggetto di questo mercato». Ma ancora non basta. Se da Milano, attraverso il suo vicesindaco, arriva un primo plauso all'iniziativa, c'è il rischio che con l'adozione o meno della normativa da parte delle amministrazioni comunali, si creino zone dove la prostituzione è vietata mentre altre, magari a pochi chilometri, la tollerano. Tanto che il sindaco di Sesto dice: «Auspico che in Parlamento, in tempi brevi, inizi l'iter procedurale per la revisione della legge Merlin, tema oramai improcrastinabile per il nostro Paese». Nel centro dell'hinterland milanese quattro clienti denunciati: rischiano fino a 6 anni di carcere Il vicequestore: potevamo anche ammanettarli A Sesto San Giovanni rischiano i! carcere i clienti delle prostitute

Persone citate: Filippo Penati, Merlin, Riccardo De Corato, Walter Favini