«Addio invulnerabilità» di Aldo Cazzullo
«Addio invulnerabilità» issili «Addio invulnerabilità» Ziegler: è una nevrosi collettiva LA «COSCIENZA DELLA SVIZZERA» LPARIGI A Svizzera ò un Paese in preda alla nevrosi collettiva, toccato nel profondo della sua psiche. I parenti delle vittime dell'incidente della Swissair tornano in patria senza i corpi dei loro cari, i giornali sono pieni di necrologi di uomini illustri. Ma il vero colpo, al di là della sofferenza delle singole famiglie, è stato inferto all'orgoglio, all'identità nazionale. Dopo le banche, viene colpita l'efficienza tecnologica. Se il momento non fosse così drammatico, direi che ci resta solo il cioccola- to. Dico invece che avverto un clima allarmante. Il nostro Paese ha scoperto di non essere al riparo da nulla, né dagli errori del presente, né dagli orrori del passato. E non sta reagendo in modo incoraggiante». Jean Ziegler, coscienza critica della Svizzera, autore di un'opera molto dura sui rapporti tra Berna e il regime nazista - «La Svizzera, l'oro e i morti», pubblicato in Italia l'anno scorso da Mondadori -, risponde al telefono all'università di Ginevra, dove insegna sociologia. Professore, perché il dramma dell'MDil della Swissair è diventato una tragedia nazionale? «Perché ha colpito una delle poche cose che ancora funzionavano qui da noi, una sorta di istituzione sacra, che portava nel mondo intero la Croce simbolo di un Paese che non fa parte dell'Unione europea e neppure delle Nazioni Unite. L'unico segnale in controtendenza rispetto al nostro isolamento internazionale, che è una vergogna per gli svizzeri. La Swissair era non solo la compagnia più affidabile, ma anche la manifestazione della nostra apertura al mondo. L'aereo che è caduto copriva l'ultima linea intercontinen- tale che fa capo a Ginevra - le altre arrivano e partono da Zurigo -, e collegava i due quartieri generali dell'Onu. Era il volo internazionale per eccellenza. Questo spiega i segni del malessere che vedo». Quali? «Il Paese è profondamente colpito, sconvolto. Quell'aereo era pieno di funzionari delle Nazioni Unite, di studenti che tornavano dalle vacanze in America, di studiosi. Io stesso ho perduto un collega, Thomas Kreis, uno dei più grandi biologi. Il dolore è ancora più atroce per questa totale man¬ canza di notizie. Non si conoscono le cause dell'incidente. I parenti non sanno perché i loro cari sono morti, né hanno potuto recuperare i corpi. Il mito dell'invulnerabilità elvetica è liquidato». Il pensiero va all'altro mito incrinato, le banche. «La vicenda dell'oro degli ebrei ha dissolto l'illusione della neutralità svizzera nella Seconda guerra mondiale, rivelando la nostra complicità con Hitler. La strage dei turisti a Luxor, dove decine di nostri connazionali sono rimasti coinvolti, ha dissolto l'illusio- ne della sicurezza. Ora la tragedia della Swissair. Di colpo gli svizzeri si ritrovano nudi di fronte ai mali del mondo, da cui si ritenevano al riparo. Ma, se è paragonabile l'effetto, non si può accostare l'essenza delle due questioni. Quello dell'MDll è un incidente senza colpevoli. Accettare l'oro dell'Olocausto e convertirlo in valuta a disposizione del Terzo Reich fu un crimine». Sembra però arrivata l'ora della riparazione. «No. Quel misfatto non si paga solo risarcendo le famiglie ebraiche titolari di conti correnti. L'accordo di New York, cui le banche sono giunte solo per evitare le sanzioni economiche, non è un gesto di riparazione morale, in quanto trascura il fatto che gran parte dell'oro incamerato dalla Svizzera veniva dalla depredazione dei Paesi invasi dai tedeschi, dai patrimoni degli ebrei inviati al lager, e dopo il '43 anche dall'oro di Mussolini». Quali saranno gli effetti di quest'anno difficile? Ne verrà una spinta all'apertura all'esterno? «Non credo. Le reazioni sono di segno opposto. L'esito dello choc mi pare un ulteriore ripiegamento della Svizzera su se stessa. Vedo la xenofobia e l'antisemitismo rialzare la testa. L'estrema destra di Christoph Blocher tenta di approfittarne. E il Parlamento sta per adottare una nuova legge che limita drasticamente il diritto d'asilo; proprio come nel '42 erano state chiuse le frontiere agli ebrei». Aldo Cazzullo Il sociologo svizzero Jean Ziegler «coscienza» del Paese
Persone citate: Christoph Blocher, Hitler, Jean Ziegler, Mussolini, Thomas Kreis, Ziegler
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