Giudizio degli storici per Kohl di Emanuele Novazio

Giudizio degli storici per Kohl Nolte: chissà se avrà posto nei libri. Mommsen: la riuniiìcazione non è solo sua Giudizio degli storici per Kohl Più critiche che lodi al congresso di Francoforte BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE In attesa del verdetto della storia, Helmut Kohl si sottopone al giudizio degli storici tedeschi: che dal loro congresso annuale, a Francoforte, non hanno lesinato perplessità, imbarazzi, critiche anche arcigne al Cancelliere politicamente più longevo dopo Bismarck (impegnato, nel frattempo, a vantare il leggero calo dei disoccupati in agosto, 39 mila in meno rispetto a luglio, 4 milioni e 95 mila in totale). Al centro dell'esame, naturalmente, il risultato più vistoso e denso di conseguenze per la Germania e per l'Europa, la riunificazione tedesca che fra meno di un mese compirà otto anni: è stata davvero «la chiave d'ingresso nella storia» per il Cancelliere? Se Eberhard Jaeckel ne è convinto, Ernst Nolte, uno degli storici tedeschi più noti e controversi, è cauto: «Non si può stabilire se l'era Kohl avrà diritto a un posto degno di lode nella storia tedesca ed europea», avverte. Anche Hans Mommsen mette in guardia da eccessi di entusiasmo: «Sarebbe un mito storico sostenere che la riunificazione è riuscita soltanto perché Kohl ha sfruttato un'opportunità unica», sostiene. Peggio ancora: «Sarebbe un autoinganno». Juergen Kocka smorza: «In un futuro sguardo d'insieme, il ruolo di Kohl nel processo di riunificazione avrà la consistenza di una grande prova». Per quanto riguarda «la politica estera», almeno: sul fronte interno, infatti, «Kohl ha fatto grossi errori». Secondo lo storico berlinese, il Cancelliere ha soprattutto sbagliato a non sottolineare le ricadute negative della riunificazione, per superficialità o per calcolo. Col risultato che «le difficoltà e i limiti della riunificazione interna so¬ no diventati chiari soltanto alla fine degli Anni 90». «Per fortuna della storia nel 1989 c'era già Kohl - si rallegra invece Michael Wolffsohn -, il Cancelliere non è un Amleto ma un uomo d'azione. Si era fissato sull'idea della ricomposizione della nazione, e ha raggiunto il suo obiettivo». Senza contare che Kohl ha immesso la nuova Germania in «un'Europa che ha fatto di tutto per portare all'Unione monetaria e all'Euro»: «Senza di lui, il processo di unificazione europea avrebbe avuto minore intensità», ammette il pur critico Kocka. Per guardare all'Europa non sottovalutiamo però «l'iperstabilità» impressa da Kohl al Cancellierato, avverte Hans Mommsen: «Con la sua politica personale, la fiducia nei quadri, il sovrappeso ai ministeri, Helmut Kohl ha modificato lo stile della politica tedesca». Emanuele Novazio

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