D'Alema-Blair, niente Ulivo mondiale

D'Alema-Blair, niente Ulivo mondiale Incontro al numero 10 di Downing Street. Il segretario della Quercia: in Italia deformata la realtà D'Alema-Blair, niente Ulivo mondiale «Ilpremier inglese non sa nemmeno cosa significhi» LONDRA DAL NOSTRO INVIATO A sentire Massimo d'Alema, di ritomo da un'ora di colloquio con Tony Blair al numero 10 di Downing Street, si ha la sensazione che in Italia siamo stati tutti vittime di un'allucinazione collettiva: il progetto di un Ulivo mondiale non esiste, anzi non è mai esistito. «Blair - dice scandendo le parole il segretario della quercia nel salone dell'ambasciata italiana a Londra - non vuole costruire un nuovo movimento. Cosa che non sarebbe matura anche perché i movimenti ci sono. C'è, ad esempio, un'internazionale socialista che vuole anche riformarsi in un congresso straordinario. Anzi questa espressione - Ulivo mondiale - Blair non la usa proprio perché non sa cosa significhi. Lui non sta costruendo un ulivo mondiale, ma è interessato a sviluppare il rapporto Europa-Usa assumendosi U ruolo di ambasciatore del socialismo europeo. 11 modo con cui la questione viene trattata in Italia è la dimostrazione di una rattristante e dolorosa concezione casareccia. Una tristissima deformazione della realtà..,». E l'incontro di New York tra Clinton, Blair e il duo Prodi-Veltroni? «Quello è un seminario organizzato non da Blair - risponde pronto d'Alema - ma da Hillary Clinton». Allora niente, in queste settimane s'è solo parlato a vanvera. E, naturalmente, sul banco degli imputati finiscono ancora una volta i giornali italiani. Ma l'espressione Ulivo mondiale ha fatto capolino anche in qualche intervista di Romano Prodi. L'ultima volta sulla «Gazzetta di Reggio» a meta agosto. Altri tempi. D'ora in avanti, probabilmente, quelle due parole non si useranno più, sacrificate sull'altare di una delle furbesche mediazioni che tengono insieme l'Ulivo. 0 meglio, si parlerà dello stesso argomento non sfruttando però quell'espressione. Come ha fatto ieri a Roma Valter Veltroni, che è stato attento a non pronunciare pubblicamente la formula in odore di eresia, ma si è guardato anche bene dal correggere le domande che tiravano in ballo l'Ulivo mondiale dicendo che la cosa non esiste. Il vicepresidente s'è solo limitato a dire che non è un'organizzazione alternativa al'Internazionale socialista, ma qualcosa che in prospettiva deve contenere non solo le forze di sinistra. Insomma, uno sforzo per far star buono D'Alema a cui il Veltroni di ieri, tutto calato nel dibattito precongressuale dei democratici di sinistra, ha aggiunto anche un giudizio positivo sulla Cosa 2, cioè su un'operazione politica di cui il vicepremier ha detto peste e corna per un anno intero. Così, a ben guardare, a Londra è arrivato il dibattito «casareccio», e vischioso, della sinistra italiana: fatto di discorsi che si pensano ma non si dicono, di accordi che si fanno e si disfano. L'Ulivo mondiale, lo si chiami in un modo o in un altro, sia un'idea balzana o irrealistica, a dispetto di D'Alema nella mente di qualcuno c'è: e la dimostrazione è proprio nella foga con cui il segretario diessino critica quell'ipotetico progetto. D'Alema, in realtà, in tutti questi movimenti vede soprattutto un interesse di Londra: «Blair vuole aiutare soprattutto Clinton che deve fare i conti con una ripresa delle spinte isolazioniste negli Usa». In altre parole quella del premier laburista non sarebbe altro che un aggiornamento della tradizionale politica estera britannica, quella che predilige il rapporto stretto con gli Usa. Con due novità, però: intanto questo tipo di politica che è sempre stata portata avanti dai conservatori è ora perseguita da un uomo di sinistra e, in secondo luogo, Blair vuole coinvolgere tutta l'Europa. Ovviamente, dietro a tutto questo può anche esserci un rischio: «Bisogna evitare che il rapporto tra Usa e Gran Bretagna appaia come una sorta di contrappeso al progetto d'integrazione europeo che ha avuto un'accelerazione con la moneta unica. Un progetto che si muove da sempre sull'asse franco-tedesco. Se le cose stessero in questo modo sarebbero un guaio per l'Italia, che è vincolata a quell'alleanza della moneta unica europea. Ma Blair dice che non è così anche perché lui stesso vuole dare un'impronta più europeista alla politica del suo governo. E anche noi dobbiamo lavorare per evitare queta contrapposizione». Un'analisi, quella del segretario diessino, che contiene una postilla implicita per la coppia di Palazzo Chigi: va bene andare a braccetto con Blair, partecipare al Forum di New York e quant'altro, ma gli interlocutori naturali dell'Italia sono, soprattutto, i gover¬ ni dell'Europa continentale, quelli più impegnati nel processo d'integrazione, specie se, dopo le elezioni tedesche, l'asse Parigi-Bonn sarà tutto di marca socialdemocratica. Scava scava, anche in politica estera l'Ulivo ha due anime. D'Alema è più affascinato dal socialismo continentale, mentre Prodi e Veltroni preferiscono gli interlocutori anglosassoni. Sarà un fatto politico o più semplicemente culturale, ma anche qui a Londra lo si capisce al volo. Basta stare attenti a una frase, ad una. parola che il segretario diessino ogni tanto si lascia sfuggire per smitizzare il mito di Veltroni: «Nel '94 io spiegai a Blair, nel suo ufficio di capo dell'opposizione, come volevamo costruire il centro-sinistra in Italia. Nel '96 Blair fu il primo leader dell'Internazionale Socialista che vonne a Roma per congratularsi della vittoria dell'Ulivo, anche allora era all'opposizione...». Un modo soft per ricordare che il centro-sinistra non l'ha inventato Blair. Augusto .Zinzolini «Il suo vero interesse è sviluppare il rapporto fra Usa e Gran Bretagna» Massimo D'Alema segretario dei Democratici di sinistra con il premier britannico il laborista Tony Blair