«E' giusto salvare una vita» di Renato Rizzo
«E' giusto salvare una vita» «E' giusto salvare una vita» Scalfaro: ma sono contro il blocco dei beni CUNEO DAL NOSTRO INVIATO Nel fuoco incrociato tra Polo ed Ulivo sul caso Sgarella, il ministro Napolitano trova uno scudo istituzionale: Oscar Luigi Scalfaro. «Tutto ciò che è previsto dalle leggi, e rispetta le leggi, è fattibile», afferma il Presidente apponendo, con ciò, una sorta di imprimatur al comportamento del ministro. E facendo eco alle parole con cui il responsabile del Viminale respinge in queste ore le accuse d'aver avviato una «trattativa» con i sequestratori garantendo: «Si è fatto esclusivamente leva sulla legge». Difesa attenta, seppur non aperta, quella che il Capo dello Stato offre ad un politico con il quale ha sempre mostrato grande sintonia. E difesa che, indirettamente, pare inglobare in un giudizio positivo anche il pm Alberto Nobili pur se, con prudenza, il Presidente opta per una scelta attendista ed afferma d'aspettare «che le cose vengano chiarite nelle sedi competenti». Vale a dire: sarebbe incongruo esporsi in esplicite valutazioni di merito prima che sulla questione si esprima eventualmente il Csm. «Tra i vari scopi da raggiungere, occupandosi d'un sequestro, il più importante è salvare la vita della persona rapita chiosa il primo magistrato del Paese, intervenendo alle celebrazioni per gli 800 anni di Cuneo -. Ma ne esistono altri due: non pagare riscatti e catturare i colpevoli», comminando loro «sanzioni pesanti - ripeto, pesanti - e tenendo conto che questo delitto nefando è compiuto per speculazione, per fare soldi». Sembra quasi voler dire, Scalfaro: in questo caso che arroventa la politica almeno le prime due condizioni (stando a quanto assicurano gli inquirenti che negano ogni versamento di denaro ai carcerieri di Alessandra Sgarella) sono state per ora rispettate. Domandiamo: non coglie, Presidente, il rischio che instaurare un dialogo con i boss mafiosi in carcere possa portare, quasi, ad una loro legittimazione? E, magari, favorire una recrudescenza dei rapimenti visti come un passepartout per mitigare le condizioni di chi è detenuto? Risposta: «Non voglio entrare nel merito di considerazioni specifiche. Esistono le leggi». Se, poi, le norme non bastassero e «ci si trovasse di fronte alla necessità di apportare alcune modifiche per raggiungere certi scopi, il discorso è aperto ed il Parlamento ha tutte le possibilità di trovare una via d'uscita». Più che un'ipotesi sembra un invito: le Camere dovrebbero cercare altri sistemi per aggredire la piaga dei sequestri. Le leggi attuali, in questo campo, proprio non piacciono all'inquilino del Quirinale che, alla vigilia dei suoi 80 anni, invita ad un ritorno al passato. A «disseppellire dagli archivi» ciò che disse quand'era ministro dell'Interno anche se, naturalmente, «il tempo passa e si maturano molte cose». Traduzione: mutate alcune virgole, continuo a pensare che sia inutile congelare le disponibilità finanziarie dei familiari dei sequestrati. «Io sono tra coloro che sono meno persuasi dell'utilità del blocco dei beni», sosteneva, come vertice del Viminale, a Napoli, il 19 dicembre dell'83, commentando la decisione assunta dal magistrato durante il rapimento di Anna Bulgari. E pochi giorni dopo, in un'intervista al «Tempo», chiariva: «Non so francamente se l'opinione pubblica sarebbe d'accordo che la famiglia d'un sequestrato finisca sul banco degli imputati per aver pagato un riscatto nel tentativo di salvare un congiunto... E che impressione farebbe un processo del genere pronto a giudicare la parte lesa proprio mentre lo Stato non ha saputo identificare ed assicurare alla giustizia i sequestratori?». Oscar Luigi Scalfaro, spirito di negoziatore? Si torna con la mente ad una sua presa di posizione nel corso d'un sequestro che aveva come scopo non un pacco di miliardi, ma l'intento di colpire il cuore stesso dello Stato: il rapimento di Aldo Moro. Il 9 maggio di quest'anno, durante la commemorazione dell'evento, il Capo dello Stato ha ricordato le concitate ed accorate discussioni che, allora, travagliavano una Democrazia cristiana combattuta tra desiderio di dialogo con le Brigate Rosse e drastiche chiusure ad ogni colloquio: «Dissi a Zaccagnini: "Sei davvero certo che Moro, se fossi tu al suo posto, sceglierebbe, come te, la linea dura?" Lui non mi rispose». Renato Rizzo Il capo dello Stato invita il Parlamento a cercare nuove armi anti-sequestri Di fianco il Presidente Scalfaro. In alto Alessandra Sgarella. A destra il ministro Napolitano
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